Tizian, la solidarietà di Legambiente
«Esprimiamo solidarietà e vicinanza a Giovanni Tizian – affermano Nuccio Barillà, del direttivo nazionale di Legambiente ed Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità – un giovane giornalista di 29 anni impegnato in tante inchieste sulle mafie in Calabria e nel Nord Italia. Tizian vive a Modena, ma le sue origini sono calabresi e più volte lo abbiamo incrociato nell’indagare sulle ecomafie e sui traffici della ‘ndrangheta. Precario come tanti altri giovani cronisti ma sempre in prima fila, Tizian è finito nel mirino della criminalità organizzata per i suoi articoli ed è costretto a vivere sotto scorta 24 ore al giorno. L’ennesima minaccia a chi si impegna, a chi si batte per gli ideali di libertà e giustizia, a chi vive il mestiere di giornalista con coraggio e senza sconti. E per questo – aggiungono i dirigenti del Cigno Verde – siamo al suo fianco in questo momento delicato: Tizian non sarà mai solo».
«Non è l’unico giornalista minacciato. È di pochi giorni fa – aggiungono – il caso di un cronista del vibonese, Nicola Lopreiato, preso di mira da un boss locale. E nel recente passato altri giovani reporter hanno subito intimidazioni, come Antonino Monteleone a Reggio Calabria. Per questo occorre tenere alta la guardia e vigilare, in Calabria ma non solo. Il caso di Tizian, infatti, è ancora più emblematico: suo padre fu ucciso nel 1989 a Bovalino, vittima innocente della ‘ndrangheta, e la sua famiglia fu costretta all’esilio dopo una lunga serie di minacce e incendi alle attività. A Modena, nell’Emilia Romagna delle cooperative e dell’impegno sociale, Giovanni Tizian ha ritrovato quello da cui era fuggito: le mafie. E ha deciso di iniziate una lotta di verità e giustizia con le sue inchieste, i dossier e anche un libro, “Gotica”, che ricostruisce le infiltrazioni criminali nel Settentrione. Un impegno che ha destato l’odio delle cosche. È questo un fatto che dimostra ancora una volta quello che andiamo dicendo da tempo: ecomafie e criminalità organizzata sono un problema nazionale, nelle regioni del Nord le mafie sono ormai insediate e non infiltrate».
«Occorre garantire a Tizian e agli altri cronisti sotto tiro – concludono Barillà e Fontana – di poter continuare a svolgere con serenità il mestiere di giornalista, per dare un contributo decisivo alla lotta alla criminalità organizzata. Una battaglia di civiltà che riguarda tutti».
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