Telejato a rischio chiusura
Minacciati dalla mafia ma anche dall’arrivo del digitale terrestre. Accade in Sicilia dove da mesi la tv comunitaria Telejato, diretta dal giornalista Pino Maniaci, deve fare i conti con la legge sul digitale terrestre che non prevede il passaggio delle 250 emittenti “comunitarie” dall’analogico al nuovo sistema di diffusione del segnale radiotelevisivo. Se nessuna modifica verrà apportata all’applicazione della legge, in sostanza, allo switch off in Sicilia, la tv che da anni denuncia malaffare e criminalità organizzata a Partinico potrebbe dover chiudere i battenti.
Una mobilitazione della società civile, in particolare sostenuta dall’associazione antimafia Rita Atria che ha dato vita ad un comitato chiamato “Siamo tutti Telejato”, corre sul web. Dopo la conferenza stampa a Roma con la quale si chiedeva (e si è ottenuto) la possibilità che esista una vera asta delle frequenze radiotelevisive, un appello è stato lanciato per salvare queste tv. Rainews, il canale alla news della Rai, nel giorno in cui in tutta Italia ricordava l’assassinio del giornalista siciliano, Pippo Fava, ha intervistato proprio Pino Maniaci, in collegamento dalla sede Rai di Palermo e con lui parlato di questo “rischio chiusura” e della difficoltà di fare informazione oggi contro le mafie, nella trasmissione “Il punto” curata da Giorgio Santelli e Iman Sabbah.
« Per Telejato non c’è spazio – dice Maniaci – secondo la legge sul digitale terrestre le Onlus non potranno più trasmettere. Ma molte associazioni, riunite in un Comitato, hanno lanciato una petizione mandata alle più alte cariche dello Stato nella quale si chiede il pluralismo e la libertà di informazione». La censura che non è (ancora) passata con la cosiddetta “legge bavaglio” rischia di arrivare attraverso una legge.
Una tv fatta in tre stanze, quella di Telejato, di cui – come racconta Maniaci – “la più grande è il bagno” , da anni irride i boss, li sbeffeggia e informa i cittadini su quello che accade, senza fare sconti a nessuno. Il tg di Telejato è il più lungo del mondo, come raccontano numerosi reportage di colleghi della stampa estera: si sa quando comincia ma non si sa quando finisce. Un lavoro documentato e serio che corre sul filo dell’ironia e del disprezzo per i mafiosi e i collusi. Un modo di fare informazione che ha da subito infastidito i boss. Numerose le minacce di morte, gli attentati, le intimidazioni fisiche ricevute in questi anni da Pino Maniaci e dalla sua famiglia, che rappresenta il suo “team” di lavoro, insieme a tanti giovani volontari che a turno lavorano in redazione.
«Ci ribelleremo al digitale terrestre se non prevederà anche il nostro passaggio – conclude Maniaci. Ancora non sappiamo come, ma state certi che lo faremo». Per firmare la petizione contro la chiusura di Telejato e delle altre tv comunitarie: www.ritaatria.it
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