Di mafie e d’azzardo
Quella del gioco d’azzardo quando non è una storia di mafia è la storia di una osmosi criminale fra i soldi sporchi delle mafie e i tanti affari che circolano intorno ai videopoker, alle slot machine, ai gratta e vinci, alle lotterie e al calcio scommesse. Circa 41 i clan coinvolti nelle inchieste condotte in dieci procure antimafia in ben 22 città. «Un business – come racconta il magistrato Diana De Martino, in forza alla Direzione nazionale antimafia – che è andato crescendo con l’evoluzione del settore, una scalata databile al 2003 e che sino ad oggi non conosce crisi». «I clan si infiltrano nei modi piu’ diversi – ricorda il magistrato – ma il settore su cui si stanno concentrando e’ quello delle macchinette installate nei bar e nelle sale giochi di tutta Italia: l’obiettivo e’ quello di scollegarle, anche solo temporaneamente, dalla rete telematica dei concessionari in modo da non versare il 12% dei profitti dovuto allo Stato.
Numerose inchieste, anche recenti, confermano questo scenario e il fenomeno non puo’ essere sottovalutato anche perche’ i rischi sono relativamente contenuti e le sanzioni modeste, specie se rapportate ai guadagni, enormi. E destinati quasi per intero alla copertura delle spese per i familiari dei detenuti». La De Martino racconta di numerose operazioni nelle quali i clan giocano di volta in volta ruoli diversi. A volte – prosegue- è stato riscontrato un meccanismo di ingresso progressivo in questo mercato: si comincia dal racket nei confronti di bar e locali che hanno queste slot machine all’interno dei locali, poi si passa spesso all’imporre al proprietario di acquistarle da alcune ditte in particolare, sino a diventare essi stessi i proprietari delle stesse macchinette che a quel punto vengono contraffatte per guadagnare fuori da ogni controllo statale». La legge prevede, infatti, un controllo sulle singole slot machine ma spesso le stesse vengono alterate e contraffatte proprio per aggirare i controlli statali. Tante le operazioni antimafia che hanno documentato la presenza dei clan dentro questi affari, dal nord al sud del Paese. Da Palermo – dichiara la De Martino – dove abbiamo rintracciato un giro di affari di 8 milioni di euro in mano ad un imprenditore, passando per una delle più importanti operazioni antimafia in questo settore, la “Hermes” in Campania che ha intercettato un monopolista del settore che era riuscito a fare così tanti affari da diventare, a sua volta, una sorta di sportello bancario per i clan che a lui si rivolgevano per avere prestiti. Ma non solo Sicilia e Campania, alcune delle ultime operazioni antimafia rintracciano queste infiltrazioni anche nel nord Italia. Non è ormai una notizia che i clan siano ben radicati e facciano affari anche nel centro nord con la stessa disinvoltura che per anni li ha guidati nel resto del Paese. Le operazioni contro il clan Lampara a Milano ha portato alla luce l’attività criminale di questa ‘ndrina calabrese che reinvestiva buona parte degli introiti delle attività criminali nel settore del gioco d’azzardo e così anche per l’operazione Minotauro a Torino.
Una mappa criminale che Libera ha riassunto in una efficace cartina dell’Italia (vedi foto) che lascia pochi spazi incontaminati. Anche perché – come per molti altri business – i canali già utilizzati per altri business illeciti sono gli stessi attraverso i quali far circolare tutti i nuovi business come accade per il gioco d’azzardo, nuova frontiera economico – criminale delle mafie.
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