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Noi li ricordiamo vivi

Di Umberto Di Maggio* il . Sicilia

“C’era una volta la mafia”. Titola così l’ultima puntata del periodico di approfondimento giornalistico a cura di Peppino Impastato, sindaco di Cinisi e governatore della Regione Siciliana e del suo amico e collega Giuseppe Fava di Catania, scrittore, giornalista, autore di diverse e importanti inchieste convogliate poi in magistrali opere letterarie per le quali è stato insignito di importanti riconoscimenti come il Premio Nobel per la letteratura.

Siamo riusciti, con l’impegno di tutti, con la forza e la tenacia di quei cittadini che non si sono piegati a ricatti e soverchierie a liberarci da quel male che per troppo tempo ha caratterizzato drammaticamente la nostra bella terra di Sicilia”. Queste le parole di Peppino Impastato che oggi compie 64 anni e che, con le lacrime agli occhi, ha ricordato che “mafia, corruzione, clientele, nepotismi, affarismi non ci appartengono più. La mia, la nostra terra – ha detto – ha trovato il coraggio di alzare la testa, di lottare e ribellarsi e di fare proprio il patrimonio di impegno lasciato dalle migliaia di vittime della violenza mafiosa che oggi dobbiamo ricordare con ancora più forza perché sul loro sacrificio abbiamo costruito la nostra libertà”.

Gli fa eco la testimonianza di Giuseppe Fava, ormai 87enne, che ha voluto ricordare il sacrificio dei tanti giornalisti con la schiena dritta uccisi dalle tante mafie. “Senza la testimonianza del loro impegno, senza la voglia di scendere in profondità dei tanti nostri colleghi uccisi dalla violenza criminale e anche dalla nostra tiepidezza, probabilmente non saremmo riusciti a creare le condizioni per lo sviluppo di questa società nella quale adesso i nostri figli e nipoti possono vivere. Il loro impegno – ha aggiunto -, insieme a quello dei tanti cittadini onesti che non hanno mai smesso di credere nella democrazia vera ed autentica, ci ha consentito di sviluppare un giornalismo vero ed attento che ha frenato la violenza criminale accelerando quel processo, per certi versi rivoluzionario, di attenzione alla cosa pubblica ed al buon governo. Adesso il mondo ci guarda con ammirazione perché abbiamo partorito l’antivirus che è riuscito a debellare il virus mafioso. Non ci avrebbe scommesso nessuno. Ma ci siamo riusciti”.

Voglio ricordarlo così Peppino Impastato, che oggi avrebbe compiuto 64 anni, insieme a Peppino Fava ucciso 28 anni fa. Voglio ricordarli vivi. Voglio che le loro idee, insieme a quelle di tanti siciliani come me, possano materializzarsi idealmente in gesti compiuti che raccontano di vittorie e successi. Voglio che i loro sogni di una società più giusta, le loro aspirazioni, i loro desideri siano veri. Voglio che la loro eredità di spirito convogli, al di là dei soliti proclami, nell’intenzione del cambiamento reale. Voglio pensare per un giorno che la mafia, insieme alla corruzione, sono sconfitte una volta per tutte. E voglio che ad annunciarne la morte siano proprio loro, idealmente seduti al microfono di quell’ipotetica radio che mai ha smesso di denunciare e di gridare al mondo la nostra voglia di libertà.

Abbiamo vinto noi. Ha vinto Peppino Impastato e Giuseppe Fava.
La mafia è sconfitta! Almeno per oggi.

* Coordinatore di Libera in Sicilia

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