Legge antiusura (e suo fallimento)
Nata per dare sostegno alle vittime del reato di usura la Legge 108 del
1996 è stata un primo tentativo di rispondere ad un fenomeno in
crescita, che nel giro di due decenni è diventato sempre più un affare
di mafie e criminalità organizzata. Prestiti a tassi usurai e
riciclaggio di denaro, infatti, sono un binomio confermato dalle
molteplici inchieste della magistratura. Molte anche le carenze di
questa legge mentre le proposte di riforma del testo giacciono
inascoltate in Senato, da anni.
Mentre lo Stato ritarda a dare una
risposta il fenomeno si allarga a macchia d’olio: dalle attività
commerciali ai singoli cittadini con busta paga da dipendente. «Quando
una vittima dell’usura denuncia – dichiara Marcello Cozzi dell’ufficio
di presidenza del FAI – si mette in moto la grande macchina della
burocrazia. Dalle prefetture all’ufficio centrale a Roma e poi, laddove
la risposta di assistenza che la vittima fa allo Stato, dovesse essere
positiva, le pratiche per l’accesso al Fondo antiusura (art. 14)». I
tempi sono lunghi, in sostanza, ma le vittime hanno di fronte grosse
difficoltà economiche cui devono rispondere e spesso proprio la
condizione economica disastrosa causata dall’usura ha creato problemi
anche con le banche. In questo quadro in cui il tempo gioca a favore
degli usurai e non delle vittime si inseriscono anche altre dinamiche
che diventano i punti di debolezza di questa legge. «Altro elemento di
criticità della 108 – continua Cozzi – è quello che riguarda la tutela
delle persone che denunciano.
Molto spesso gli usurai rimangono, in
attesa di processo, a piede libero perché scadono i termini di custodia
cautelare. Questa situazione – prosegue – è ancor più grave negli ultimi
anni da quando il fenomeno è sempre più nelle mani delle mafie, quindi
dietro l’usuraio c’è un clan e una organizzazione criminale violenta e
pericolosa». E poi c’è il processo. Marcello Cozzi ricorda la legge ex
Cirielli che ha dimezzato, per il reato di usura, i tempi per
l’archiviazione del procedimento, da 14 a 7 anni e sei mesi. «Un
processo per usura – conferma Cozzi – dura dagli 8 ai 10 anni, questo
vuol dire che quella legge ha, di fatto, depenalizzato il reato di
usura, rendendo complesso giungere a piena giustizia per tutte le
vittime. E infine, un dato nuovo. La Legge 108 del 1996 è pensata per le
“classiche” vittime dell’usura, ovvero, operatori economici, privati,
commercianti, imprenditori. Negli ultimi tempi, però, segnala Cozzi «il
problema dell’usura si è spinto sino a coinvolgere anche le famiglie, i
lavoratori dipendenti con busta paga».
Per loro non è prevista ancora la
necessaria attenzione ma con la crisi economica in corso c’è da
aspettarsi che il fenomeno aumenti progressivamente. Una Legge, dunque,
quella antiusura che presenta – a fronte di una capillarità sotto il
profilo delle informazioni sull’assistenza da parte delle Fondazioni e
dello Stato – notevoli carenze e lascia prive di una effettiva tutela le
vittime dell’usura.
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