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Cresce la crisi economica
e anche l’usura

Di Norma Ferrara il . L'analisi

E’ piena emergenza usura in Italia. Crisi economica, imprese deboli,
l’andamento dei mercati e la presenza di una criminalità organizzata
pronta a prestare soldi a tassi altissimi il mix esplosivo che fa di
questo fenomeno sempre più sommerso la cartina di tornasole di un
sistema economico fortemente in crisi e di un tessuto sociale permeabile
ai soldi sporchi delle mafie: quelli del narcotraffico, dello
sfruttamento della prostituzione, del traffico di rifiuti tossici e di
molte altre attività illecite.

Il panorama imprenditoriale, rilevano i
dati Istat, è in grossa diffocoltà. Cinquanta aziende al giorno chiudono
e lo scorso anno sono stati in 130.000 i posti di lavoro azzerati. Alto
anche il trend dei “fallimenti”: una forte accelerazione ha portato un
aumento del 16,6% nel 2008, del 26,6% nel 2009 e infine del 46% nel
primo trimestre del 2010. Mentre l’indebitamento medio per impresa è di
circa 180.000 euro, cresciuto negli ultimi dieci anni del 93%. Secondo
le stime nazionali pubblicate dal rapporto Sos impresa 2010 sono oltre
200.000 i commercianti colpiti, per un giro d’affari che sfiora i venti
miliardi di euro. «In questo vorticoso giro di denaro l’usura si è
trasformata e da credito di sussistenza dei vecchi cravattari è
diventata un affare per le mafie e faccendieri vari – sostiene Sos
Impresa. Milano e il Nordest sono le aree più penalizzate, con le banche
che tendono a restringere il rubinetto dei finanziamenti e a chiedere
rientri immediati dei fidi, mentre i mafiosi sono gli unici a girare con
le borse pieni di soldi. Soldi sporchi, ma spesso gli unici circolanti,
cui ci si affida per non vedere fallire e chiudere la propria azienda» .
Secondo la ricerca di Confesercenti, il fenomeno dell’usura continua a
colpire i maggioranza persone che hanno intorno ai cinquant’anni, che
operano nel commercio, principalmente e che tentano di tutto per evitare
di vedere fallire l’attività di una vita sotto i propri occhi. Sono
alimentaristi, fruttivendoli, fiorai, mobilieri, le categorie che oggi
pagano di più il prezzo della crisi in questi termini.

Negli ultimi
tempi, però, la crisi economica ha anche allargato la tipologia di
“vittime” dell’usura. Oggi a fianco alle figure tradizionali che spesso
facevano ricorso a prestiti con tassi usurai cominciano ad essere
presenti, noti professionisti, operai e impiegati. Sos impresa, inoltre,
lancia l’allarme durante il “No Usura Day” sull’anticamera dell’usura:
il sovraindebitamento che – sottolinea nel suo rapporto – si sta
insinuando particolarmente nelle attività della piccola impresa
commerciale al dettaglio, dell’artigianato di quartiere, dei ceti più
poveri, ma anche di quei soggetti una volta ritenuti immuni da questa
piaga.

Durante l’iniziativa “No Usura Day” dello scorso 21 novembre,
Confesercenti traccia una analisi del fenomeno che è cambiato in questi
anni e ha portato sempre più i boss della mafia ad interessarsi alle
pratiche usuraie per impossessarsi, in ultima istanza, delle imprese
delle vittime. Questo ha fatto accrescere notevolmente l’interesse verso
l’attività usuraia. Le mafie hanno fiutato come sempre il business e
fatto valere il loro potere economico. In Campania, nel Lazio e in
Sicilia sono queste le caratteristiche del fenomeno. Crescono anche le
operazioni antiusura a testimonianza non di una accresciuta capacità
investigativa ma di un diffondersi del giro di denaro che circola
intorno al fenomeno usuraio.

Le attività che sono connesse all’usura
cambiano di regione in regione, mantenendo fermi i capisaldi
dell’attività e il loro collegamento con la malavita organizzata. In
Sicilia, ad esempio coesistono tutte le varie forme di usura. In
Calabria il fenomeno ha una forte impronta ’ndranghetista. Fenomeno
radicato e in mano alle mafie anche per la Puglia e la Campania e in
forte risalita verso il centro – nord. Ma è al Lazio e a Roma che Sos
impresa assegna, nel rapporto del 2010, il titolo negativo di “capitale
dell’usura”.

Qui – conferma il rapporto – si riescono a trovare tutte le
fenomenologie fino ad oggi note del sistema: dal singolo usuraio (in
gergo cravattaro), pensionato o libero professionista, alle bande di
quartiere, dalla criminalità organizzata alle finanziarie,
apparentemente legali. Le vecchie reti usuraie, ripetutamente
smantellate dalle Forze dell’ordine, si ricompongono in fretta tanto che
anche nelle inchieste più recenti compaiono figure note agli
inquirenti. 28.000 i commercianti colpiti dall’usura, pari al 35% delle
attività economiche attive nella Regione e un giro d’affari stimato in
3,3 milioni di euro.

 «Le reti usuraie di Roma hanno elevato la loro
capacità attraverso una divisione rigida di incarichi e di ruoli. Il
centro Italia e il nord – est sono le due aree in cui avanza il credito
illegale ed è ancora difficile capire quanto, oltre ai cravattari, non
siano in azione anche i clan della criminalità organizzata.

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