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Natale De Grazia: una vita esemplare, una morte senza verità

Di Anna Foti il . Calabria

Un destino scritto nel nome, Natale, di un uomo pieno di fede che nella vita avrebbe amato la propria famiglia e il proprio lavoro fino al punto da sacrificare tutto il resto. Di un uomo che dopo la morte avrebbe continuato a vivere ben oltre quelle targhe, di cui si perde il conto, e in quei riconoscimenti di cui spesso, in assenza di verità, si disperde il senso. L’uomo è il capitano di Corvetta Natale De Grazia, morto in circostanze sospette il 13 dicembre 1995, 16 anni fa. Sulla sua morte non è stata mai fatta piena luce. Potrebbe essere stato ucciso perchè era vicino a scoprire qualche scomoda verità o l’aveva già intuita e ne cercava le prove. Potrebbe, perchè nessuno cerca di scoprire la verità sulla sua morte. E’ ritenuta sufficiente una perizia che parla di malore dovuto a stress e forti tensioni accumulate. Poi quelle indagini sui traffici di rifiuti pericolosi in Calabria, che non sono andate avanti.

Un comitato, che porta il nome, nasce ad Amantea negli ambienti del WWF nel 2004, per non dimenticare e la Lega Navale ha istituito una Premio alla sua memoria per giovani che studiano il mare e il patrimonio che esso rappresenta per l’umanità. Le iniziative sollecitano la memoria ma richiamano ad un impellente bisogno e dovere di verità. Il circolo Legambiente di Reggio Calabria ha ricordato il capitano Natale De Grazia con la presentazione dell”opera a fumetti, realizzata da Enzo Mangini (sceneggiatore) e Pierdomenico Sirianni (disegnatore), edita dalla Round Robin Editore, in collaborazione con l’associazione antimafia daSud.

Era il 12 dicembre 1995. Erano le 19, quando Natale De Grazia, capitano di Fregata ed elemento di spicco del pool ecomafie della Procura di Reggio Calabria, collaboratore del procuratore Franco Neri che indagò sulle presunte navi dei veleni e sui presunti traffici di rifiuti pericolosi nei mari calabresi, lasciava la sua casa per partire. Un viaggio strano, in macchina, con il maltempo, per arrivare fino a La Spezia e interrogare, sentire, raccogliere elementi sul presunto spiaggiamento della Jolly Rosso ad Amantea (CS), forse collegato all’affondamento della Rigel a Capo Spartivento (RC) il 21 settembre 1987.

Non sarebbe più tornato. Un malore improvviso e fatale lo avrebbe colto durante il viaggio. Natale ha lasciato la moglie Anna e due figli, Giovanni e Roberto, ed una comunità che non lo ha dimenticato e che in diverse occasioni lo ricorda per il suo valore, la sua dedizione il suo appassionato rapporto con il mare per difendere il quale indagava sui veleni. Marito e padre speciale, preoccupato ma mai arrendevole; un uomo che non si è mai risparmiato sul lavoro e che è morto adempiendo al proprio dovere, rappresentando oggi un illuminato esempio di integrità e coraggio, ed al contempo di semplicità.

Era il 13 dicembre 1995. Dopo cinque anni, nel 2000, quelle stesse indagini si sarebbero interrotte con un’archiviazione e nessun esito ci sarebbe stato. Di quegli oscuri traffici clandestini si legge nella nota di encomio che accompagna la consegna della Medaglia al Valore Civile ricevuta dalla vedova De Grazia, Anna Vespia, ma nessuna verità su questa morte come sulle navi dei veleni. Il capitolo potrebbe non essere chiuso, nonostante il naufragio del caso Cunsky e del pentito Francesco Fonti. Le indagini in corso sugli interramenti tossici nella valle del torrente Oliva ad Amantea(CS) condotte dalla Procura di Paola sotto la guida di Bruno Giordano, infatti, stanno confermando i sospetti circa la presenza di resti della nave Jolly Rosso, spiaggiatasi nel dicembre del 1990 a largo di Formiciche (CS) e sui cui indagava il capitano De Grazia. Resti della stessa imbarcazione ma anche dei fusti sono stati rinvenuti anche sulla spiaggia di Amantea. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Giuseppe Bettarino, ha affermato che “vi è la prova” di un “intombamento di materiale proveniente dalla Rosso nel fiume Oliva”. Questo potrebbe rappresentare un altro prezioso sprazzo di verità.

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