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Operazione antidroga “Peter Pan 2008”

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Sono serviti tre anni di intense indagini, corroborate da migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali, arresti, sequestri di grossi quantitativi di droga e una minuziosa attività investigativa per portare a termine con successo una delle operazioni più importanti degli ultimi anni che ha inferto un durissimo colpo alla criminalità salentina. L’ operazione –  chiamata dagli investigatori «Peter Pan 2008» –  ha sgominato un’ importante associazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, operante in una specie di quadrilatero comprendente i comuni di Monteroni di Lecce, Arnesano, Porto Cesareo e Carmiano. A comandare il clan ci sarebbe stato Pierpaolo Carallo, il ventisettenne di Monteroni ucciso da due killer la sera del 15 gennaio 2009 vicino al bar Desirè a Carmiano. La vittima, probabilmente, era stata condannata a morte per le sue mire espansionistiche. Il Procuratore capo della repubblica di Lecce Cataldo Motta, nel corso della conferenza stampa,  ha  affermato: «Pierpaolo Carallo si stava allargando troppo». Abbiamo intervistato il procuratore capo Cataldo Motta, per capire cosa sta accadendo intorno a questo regolamento di conti  e ai traffici di droga nella provincia.

Procuratore Capo, ritiene sia possibile che Carallo e il suo clan abbiano operato senza avere nessun legame con il sodalizio dei Tornese?

«No. Operava nel suo territorio, qui siamo a Monteroni, Arnesano, Porto Cesareo e Carmiano. E stiamo parlando del settore del traffico e dello spaccio di stupefacenti che è stato tradizionalmente una delle priorità del clan mafioso di Monteroni. Escludo che Carallo potesse averne prese le redini senza aver ricevuto qualche segnale di assenso. Piuttosto va detto che probabilmente c’ è stato il tentativo di rendersi indipendente e di diventare il boss numero uno della zona. Probabilmente, Carallo stava cercando di modificare il rapporto con i Tornese. E questo tentativo potrebbe essergli costato la vita».

Ci sono novità riguardanti le indagini sull’omicidio?

«Tutto ciò che abbiamo raccolto finora ci porta a credere che Carallo sia stato eliminato proprio per bloccarlo rispetto alla sua volontà di far crescere troppo in fretta la sua figura di boss ed a rendersi troppo autonomo. Ma non abbiamo elementi abbastanza gravi e consistenti per chiedere l’arresto delle persone sospettate. Per il momento almeno, perché indagini come queste non hanno termini di scadenza».

Da dove arrivava la droga?

«Cocaina ed hashish da Brindisi, marijuana da Napoli. Carallo era diventato il capo zona del territorio controllato dal clan Tornese. Ma stavolta i confini territoriali hanno superato quelli salentini per raggiungere Brindisi e la sua provincia”.

Cosa ci dice di Raffaele Martena. E’ un personaggio importante all’interno della criminalità salentina?

«Sì. Basterebbe guardare i continui contatti avuti con diversi boss salentini. Proprio la caratura di questo personaggio ha fatto sì che la Squadra Mobile di Brindisi avesse avviato un’ indagine parallela a quella condotta qui a Lecce su un traffico di hashish e cocaina con il Salento. Abbiamo unito i due fascicoli perché si tratta sostanzialmente degli stessi fatti».

C’è un legame fra le vecchie e le nuove generazioni di malavitosi?

«Hanno in comune, certamente, i metodi violenti. In un contesto mafioso come quello di Monteroni prendono piede facilmente la prevaricazione, la prepotenza e la violenza in genere per risolvere qualsiasi questione. Gli esempi ci sono anche in questa inchiesta nelle parti in cui abbiamo scoperto che alcuni consumatori di droga sono stati minacciati pesantemente per costringerli a pianificare i debiti. Alcune intercettazioni parlano di macchine e di moto da sottrarre oppure del timore che incuteva la figura di Carallo».

Qual è il significato di quest’operazione, soprattutto alla luce della morte di Carallo?

«L’ operazione ha un senso soprattutto se si tiene conto che abbiamo colpito una delle zone del Salento in cui la criminalità non ha mai abbassato del tutto la guardia. E gli esempi non sono mancati».
 

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