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«Umbria è ancora covo freddo delle mafie»

Di M. Alessia Manti il . Umbria

’Umbria è ancora un covo freddo? L’interrogativo lo pone Santo Della Volpe, presidente della Fondazione – Osservatorio Libera informazione nell’ultimo appuntamento a Palazzo Donini con «Diritti negati alle mafie. Il ruolo dell’informazione per una società responsabile in Umbria», iniziativa che sancisce il percorso di collaborazione tra Libera Informazione e l’assessorato alle Politiche sociali della Regione.

Base fredda. Sono passati più di dieci anni da quando l’attuale procuratore di Terni, Fausto Cardella (all’epoca alla Dda di Perugia), durante un convegno organizzato dai sindacati parlava per la prima volta dell’Umbria come «base fredda» nei confronti della criminalità organizzata. E non certo per sminuire la portata delle infiltrazioni: un territorio tranquillo diventa – anche per questo – terreno fertile per attività illecite quali riciclaggio e usura. Dati alla mano è stato dimostrato che le mafie hanno adottato una strategia volta a creare contatti e collegamenti con persone e aziende già pronte in loco ad entrare in azione. Un po’ come succede per la ‘ndrangheta in tutto il mondo.

Le overdose e la criminalità. Un dossier di oltre 150 pagine che documenta la progressiva mafizzazione del territorio umbro, «Il covo freddo» è solo uno dei tanti risultati raggiunti in diciotto mesi di incontri – in tutto 10, con oltre 40 relatori. L’immagine dell’Umbria isola felice è quanto mai sfocata. «E’ nostro il primato per le morti di overdose – ricorda l’assessore Carla Casciari – e sappiamo che dietro i piccoli spacciatori c’è il grande narcotraffico. Per tenere alta la guardia è importante proseguire su una piattaforma comune, coinvolgendo le scuole soprattutto, la stampa ma anche la magistratura, con una continua azione di sensibilizzazione. Una sorta di patto comune per la verità e la giustizia».

Il tempo libero. «In Umbria la criminalità ha toccato per lo più il settore dello svago e del tempo libero – spiega Paolo Brutti, presidente della Commissione regionale d’inchiesta – e non è vero che non c’è territorializzazione solo perché non ci sono le famiglie dei grossi cognomi». Non ci sono crepe L’isola felice non esiste ma vanno riconosciuti degli importanti dati positivi. Il rapporto con le istituzioni perché dimostra che almeno qui non ci sono crepe su questo fronte – afferma Della Volpe  – la continuità delle istituzioni deve essere un baluardo per i cittadini. Il valore aggiunto è la trasversalità del percorso.

Morrione e l’informazione. L’incontro, moderato dal giornalista Fabrizio Ricci, è stato anche occasione per ricordare la figura di Roberto Morrione, direttore di Libera, scomparso sei mesi fa. «Uno che ci ha insegnato un giornalismo di squadra da sostituire al giornalismo dell’Io che oggi è tanto di moda», lo descrive così un commosso Walter Cardinali, referente di Libera in Umbria. Morrione era convinto che per contrastare le infiltrazioni criminali, un ruolo fondamentale fosse dell’informazione, il cui compito è tenere ben accesi i riflettori sul sistema delle mafie, sulle sue vaste complicità, sugli interessi contigui che consentono la contaminazione dell’economia legale.

Non a caso si registra dal 2010 una nuova attenzione della stampa umbra verso l’argomento segnalato da un crescente numero di articoli e a approfondimenti relativi, nonché un nuovo interesse da parte della cittadinanza che partecipa ai dibattiti e agli incontri di questo tipo.

*L’articolo è stato pubblicato su www.umbria24.it

Leggi qui la rassegna stampa dell’ultimo incontro con

“Diritti negati dalle mafie. Il ruolo dell’informazione per una società responsabile in Umbria

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