Operazione Berat – Dia 2, l’intervista
Determinato come sempre e anche ironico in qualche battuta il Procuratore Capo della Direzione Distrettuale Antimafia, Cataldo Motta. Nella conferenza stampa, tenuta nel suo ufficio della Procura di Lecce, ha parlato affiancato dai Pubblici Ministeri Milto De Nozza ed Alberto Santacatterina e dai vertici della Direzione Investigativa Antimafia rappresentati dal Colonnello Maurizio Favia, dal Vicequestore Aggiunto Leonzio Ferretti e dal Tenente Colonnello Cosimo Camisa. A chi gli chiede dove si trovano i fratelli Viktor ed Arben Lekli il Procuratore Capo risponde così: «A lucidare semafori in Albania. Loro ed altri imputati sono stati scarcerati per un errore di calcolo sui termini di custodia cautelare. Bisogna dire però che dall’1 agosto scorso l’Albania non garantisce più l’immunità ai latitanti poiché abbiamo sottoscritto un accordo bilaterale che prevede la possibilità dell’estradizione per i ricercati in entrambi i Paesi e che ha superato il veto imposto nel 1957 dall’Albania».
Per gli indagati non raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare ci sono a carico indizi meno gravi?
«Non proprio. Per alcuni, anche per i fratelli Brandi, abbiamo preferito non chiedere l’arresto per evitare di trovarci al cospetto della contestazione a catena perché avrebbe potuto creare problemi di decorrenza dei termini della custodia cautelare. La Cassazione ha infatti stabilito che per un indagato o un imputato oggetto di più ordinanze che dispongono la medesima misura cautelare per fatti diversi i termini delle misure disposte con le ordinanze successive decorrono dal giorno in cui è stata eseguita o notificata la prima ordinanza».
A distanza di quattro anni dalla prima Operazione Berat – Dia, considera attuale questa seconda operazione?
«Certo. Teniamo conto che otto degli undici arrestati era a piede libero e che tutti costituiscono il livello intermedio del traffico di sostanze stupefacenti in arrivo dall’Albania. La droga, tra l’altro, era destinata ai consumatori delle nostre province».
Un pensiero, il Procuratore Motta, lo riserva agli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce proprio nei giorni in cui si parla del rischio chiusura di questa sezione.
«L’operazione odierna va in direzione opposta alle ragioni di chi dice che sia inutile la sezione di Lecce. Del resto oggi tutto ciò che costa viene visto nell’ottica dello spreco. In questo caso è una valutazione ingiusta, anche alla luce dei risultati egregi ottenuti dalla sezione che si occupa di misure di prevenzione in tutto il distretto di Lecce, Brindisi e Taranto. Cioè dei sequestri dei beni ai malavitosi che è poi il modo più efficace per combattere la criminalità».
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