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‘Ndrangheta in Lombardia, le condanne del processo Infinito

Di Anna Foti* il . Calabria, Lombardia

110 condanne, 8 assoluzioni. Arriva in serata, sabato, il primo esito, dopo oltre 30 ore di Camera di Consiglio, del processo Infinito incardinato presso il Tribunale di Milano, giudice per l’udienza preliminare Roberto Arnaldi. A lui infatti era stata formulata la richiesta da parte del pubblico ministero Alessandra Dolci nell’ambito del processo celebrato con il rito abbreviato a seguito dell’inchiesta coordinata dalla DDA milanese guidata da Ilda Boccassini, che nel luglio del 2010 rivelò le pesanti infiltrazioni nel  mondo imprenditoriale ed istituzionale della ndrangheta in Lombardia. Il giudizio di primo grado, seppur in forma abbreviata, ha confermato la tesi accusatoria della DDA milanese sull’esistenza e sulla pervasività della cupola nella ricca regione del nord.

Su 119 imputati, tra cui sono numerosi boss delle cosche attive in Lombardia, (gli altri 39 imputati sono sotto processo con il rito ordinario in corso da mesi) la pubblica accusa aveva chiesto la condanna per 118 e un’assoluzione, quella di Antonio Oliverio, ex assessore provinciale di Milano di origini calabresi. 110 sono le condanne comminate, la più dura a 16 anni di reclusione e la più lieve ad un anno e quattro mesi, mentre otto le assoluzioni di cui quattro di non luogo a procedere a carico di tre imputati già giudicati in altro procedimento per gli stessi reati ed un provvedimento di estinzione per morte di un imputato. Tra le condanne, inferiori di alcuni anni rispetto alle richieste della pubblica accusa, spiccano i 16 anni comminati ad Alessandro Manno, per cui l’accusa ne aveva chiesto venti, considerato il capo della locale di Pioltello. A colui che viene considerato il capo dei capi della ‘ndrangheta in Lombardia eletto nel famoso summit che si era tenuto a Paderno Dugnano (Milano) nel 2009 nel centro ‘Falcone-Borsellino’, Pasquale Zappia, è stata inflitta una pena a 12 anni, contro i 18 chiesti dall’accusa.

Quattordici anni di reclusione sono andati a Vincenzo Mandalari, considerato il capo della locale di Bollate, e 15 anni a Pasquale Varca. Salvatore Strangio, punto di contatto con le ndrine calabrese condannato a 12 anni. L’inchiesta Infinito rientra nell’ambito delle articolate indagini che stanno passando al setaccio le regioni del nord come, Piemonte e Liguria, che si scoprono via via frequentate dagli affari illeciti e dalle infiltrazioni del crimine mafioso. L’inchiesta denominata appunto ‘Crimine’, declinazione calabrese della maxi operazione del luglio 2010 svoltasi tra la Calabria e Lombardia, vede a Reggio 120 imputati con il rito abbreviato (34 sono gli imputati con il rito ordinario) per i quali il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha già chiesto al GUP Giuseppe Minutoli del Tribunale di Reggio, condanne pesantissime (oltre 1500 anni di carcere) e due assoluzioni per Michele e Vincenzo Archinà. La condanna piu’ pesante, 20 anni, e’ stata chiesta, tra gli altri, per il capo ”Crimine”, Domenico Oppedisano.

Parti civili nel maxi processo di ndrangheta sono la Regione Calabria, la regione Lombardia la Provincia di Reggio, i comuni lombardi di Pavia, Bollate e Seregno e Giussiano, il ministero dell’Interno e della Difesa, l’Anas e due associazioni antiracket: Sos Impresa e Federazione antiracket italiana.

da www.reggiotv.it

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