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Sabaudia, confiscati i beni della famiglia Di Maio

Di Antonio Turri il . Lazio

Un giorno afoso, come i tanti di questa estate, Salvatore Di Maio era seduto su una sedia in vimini fuori del suo bar, nella piazza del comune di Sabaudia, intento a rilasciare un’intervista ad un giornalista. Di Maio era particolarmente emozionato nel poter raccontarela sua verità sulle vicende giudiziarie che riguardavano l’intera sua famiglia. Ripeteva a gran voce, facendosi inquadrare dalla telecamera: “dottò io non so mafioso, camorrista. Al processo di Avellino sarò assolto. Mi accusano di 416 bis perchè avrei riciclato i soldi del clan Cava … ma io quando tenevo i soldi i Cava non avevano nemmeno una pecora … è invidia contro di me, i Carabinieri prendono solo lo stipendio”. Ieri, non l’Arma ma il Tribunale di Latina, ha confiscato su richiesta della Polizia di Stato al “re” del Circeo innumerevoli beni immobili e quote societarie, sottoponendolo a tre anni di sorveglianza speciale. 

Il provvedimento definitivo era atteso da alcuni giorni, allorquando il Collegio Penale al termine della udienza tenutasi alla fine del mese di ottobre si era riservato la decisione sul caso. Quella dei Di Maio è una imponente proprietà immobiliare costituita da edifici di prestigio tra Sabaudia e Terracina, entrambe note località turistiche, Alseno in provincia di Piacenza e nella piccola Castello di Cisterna, paese di origine dei Di Maio in provincia di Napoli. Il valore complessivo dei beni confiscati è di circa 25 milioni di euro. I beni sono intestati a tutto il nucleo familiare composto oltre che da quello con un con un inelegante gergo tecnico si definisce nei verbali di polizia il prevenuto, alla moglie e ai suoi tre figli, tra cui Rosa, consigliera comunale a Sabaudia.
Tutti proprietari di beni e titolari dicariche societarie. L’ anno scorso, gli agenti della Sezione Misure di Prevenzione della Questura di Latina avevano effettuato tutta una serie di indagini patrimoniali, finanziarie e catastali, esaminando tutte le dichiarazioni dei redditi della famiglia con analitiche verifiche di dati, consistenze monetarie, cespiti e “movimentazione finanziarie, il tutto per verificare le fonti di provenienza degli ingenti capitali che, comparati al tenore di vita hanno evidenziato una consistente sproporzione del patrimonio accumulato rispetto alle dichiarazioni rese alfisco”.
Per i giudici, si legge in una nota della Questura “ilpatrimonio della famiglia è connotato da un “vizio diorigine” Vale a dire: l’iniziale conferimento od apporto di somme e utilità di probabile connotazione delittuosa  “segue e caratterizza il patrimonio durante tutta la vita economica successiva alla sua acquisizione”.Tra gli elementi valutati dal Tribunale, come indicatori della pericolosità sociale dell’uomo più ricco di Sabaudia vi sono tutte le vicende processuali che lo hanno visto ripetutamente coinvolto in gravi fatti di usura edestorsione. 
In particolare, all’ex venditore di cocomeri e exgiocatore di poker, gli è stato contestato di essere rimasto coinvolto in vicende di usura, turbative d’asta, minacce ed estorsioni, che secondo la Polizia sono stati messi in atto con esponenti della criminalità organizzata. La magistratura di Latina, terra quest’ultima di frontiera per le mafie tradizionali ed autoctone, ha tenuto conto della professionalità ed abitualità delle condotte criminali e soprattutto dello stretto legame “operativo” esistente con il clan camorristico dei “Cava” di Quindici in provincia di Avellino. 
Di Maio, nei mesi scorsi, proprio dal Tribunale di Avellino era stato condannato a quattro anni di reclusione per estorsione e turbativa d’asta mentre è stato assolto per l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma la diversa imputazione rispetto alle contestazioni ora non ha salvato “l’invidiato Di Maio” dall’essere considerato “un soggetto dedito abitualmente allacommissione di traffici illeciti onde ottenere illeciti guadagni”. Nella motivazione dell’irrogazione della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno, è stato dato particolare rilievo alle frequentazioni e all’entourage criminale dell’ex carabiniere. E già perché Salvatore Di Maio nel corso dei suoi 64 anni divita ha trovato anche il tempo per indossare la divisa di tutore dell’ordine, a quanto sembra in maniera del tutto immeritata. Complessivamente sono stati confiscati 29 immobili adibiti ad abitazioni, 6 locali e Magazzini, 40 terreni ,7 negozi, 19 Stalle e Scuderie, 7 veicoli e quotesocietarie relative a partecipazione in quattro S.r.l .Di Maio in quella famosa intervista alla domanda del giornalista su come fosse possibile che l’intero comune diSabaudia avesse 29 milioni di bilancio annui e la sua famiglia un patrimonio stimato dagli inquirenti di 32milioni di euro, rispose: io sono il più intelligente ditutti. 
Il nuovo «re» della città che il duce volle dedicare alla dinastia sabauda, non convinse non soloquel meravigliato cronista ma, a quanto pare,neanche igiudici del tribuale pontino. Ed il “re” del Circeo è « nudo »

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