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In Giustizia

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia, Recensioni

Nella sua ultima fatica letteraria, Giancarlo De Cataldo mette la sua straordinaria capacità  di scrittura al servizio di oltre venticinque anni passati in magistratura. “In giustizia” non è certo un romanzo, eppure può essere letto come uno dei bei libri fin qui pubblicati dal giudice scrittore, noto al grande pubblico per il suo “Romanzo criminale” che racconta, tra realtà e fantasia, le vicende della Banda della Magliana. De Cataldo, in questo caso, sceglie di fotografare il pianeta giustizia, con una serie di efficaci istantanee che, oltre a descrivere l’apprendistato di un giovane uditore prima, il servizio quotidiano di un giudice poi, ci riportano all’essenza stessa del concetto di giustizia. Un punto di vista personale, ovviamente, dietro il quale l’autore non si nasconde, ma che anzi, dichiarato fin dall’inizio, serve a restituire con freschezza il difficile mestiere di quanti sono chiamati ad applicare le leggi e i codici alle vite delle persone, non senza qualche problema di coscienza, dovuto alla naturale complessità del genere umano.
Scrive De Cataldo: «è stata l’esperienza a convincermi che l’unico modo accettabile per parlare di giustizia è farlo in termini di “aspirazione”. Un’aspirazione nel cui nome, nel corso dei secoli, donne e uomini colpevoli di sognare un mondo migliore hanno conosciuto l’ostracismo, la repressione, la tortura, il martirio». È da tutte le pagine del libro trasuda questa incessante ricerca della giustizia, questa volontà persistente di coltivare un’aspirazione in grado di modificare – e in meglio quando l’essere umano è il fine e non il mezzo – il destino degli uomini e delle comunità nelle quali vivono.
L’autore ci accompagna per mano alla scoperta del pianeta giustizia, fin dal suo esordio nel 1981 come uditore, catapultato nella dura realtà dall’impatto con il Tribunale civile e penale di Roma: un universo caotico e indecifrabile a prima vista, che i libri utilizzati nel corso degli studi non possono certo aiutare ad affrontare. Ma è soprattutto il primo incarico, quello di magistrato di sorveglianza che mette De Cataldo di fronte alla difficoltà del suo lavoro, quando si trova a decidere i destini di un’umanità dolente e ad interrogarsi sul significato del sistema carcerario e della pena in quanto strumento di reinserimento sociale. Nell’economia del racconto, rapidi accenni sono dedicati a vicende di carattere nazionale che interrogano il rapporto tra magistratura e cittadinanza, come il referendum sulla responsabilità civile dei giudici, o quello tra magistratura e poteri occulti, come lo scandalo della P2.
Il successivo approdo alle funzioni di Tribunale per l’autore coincide con l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, salutato all’epoca come la riforma in grado di far funzionare la giustizia, ma che in realtà finisce per aumentare i problemi cronici del sistema, dovuti a carenze di mezzi e di personale, oltre che a incomprensibili modifiche legislative che aggravano l’iter di ogni processo, anche di quello più banale.
Si arriva così  al periodo di Tangentopoli e delle stragi di mafia, crogiolo di attese e speranze, poi vanificate da un lungo riflusso che interessa ancora oggi il nostro Paese. Il 1995 è un altro anno cruciale nel racconto, perché coincide con l’avvio del processo alla Banda della Magliana e questo è uno spartiacque professionale e umano per De Cataldo che continua, comunque a misurarsi con la folla di disperati che ogni giorno incontra. C’è spazio anche per il caso Marta Russo, con tutti gli interrogativi posti anche dal ruolo dei media dentro e fuori le aule di giustizia.
La riflessione sul cosiddetto “giusto processo” ci introduce ai giorni nostri, dove lo scontro tra magistratura e politica viene ricondotto dall’autore ai termini di un’aggressione della politica alla magistratura. Uno scontro che è tuttora in atto, forse il problema principale, accanto alla crisi economica, di questi ultimi anni.
Lungo tutto il suo racconto, De Cataldo oscilla tra pessimismo e ottimismo, facendo alla fine prevalere quest’ultimo sentimento, perché ci ricorda che la giustizia è «un’aspirazione per la quale vale ancora, e varrà sempre, la pena di spendersi». 

Giancarlo De Cataldo

IN GIUSTIZIA

Rizzoli, Milano 2011

pp. 227 € 15,00

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