Gela, si pente Francesco Vella
La decisione è stata pubblicamente comunicata in aula, ieri mattina, davanti ai giudici del tribunale di Caltanissetta, mentre si celebrava un’udienza del processo d’appello “Munda Mundis”. Il legale che rappresenta Francesco Vella ha illustrato la scelta assunta dal suo assistito: l’ex esponente di vertice del clan di Cosa Nostra degli Emmanuello di Gela che ha scelto di collaborare con la giustizia.
Francesco Vella, 36 anni, attualmente sotto processo perché accusato di aver imposto il pizzo, insieme ad altri affiliati, ad alcuni imprenditori impegnati nel mercato della gestione dei rifiuti nell’area sud della provincia di Caltanissetta, avrebbe messo nero su bianco la sua scelta già all’inizio di ottobre. Sarebbe stanco, infatti, del peso morale, schiacciante, che da decenni lo accompagna a causa dei tanti fatti di sangue che ne hanno costellato la vita. La collaborazione si legherebbe, inoltre, alla volontà di assicurare un futuro migliore alla sua famiglia.
Il nome di Francesco Vella ha, inestricabilmente, accompagnato le vicende più recenti della lunga storia mafiosa a Gela. Nel gennaio di un anno fa, venne accusato di aver ordinato, direttamente dal carcere, l’eliminazione dell’ex sindaco di Gela, ed oggi deputato europeo, Rosario Crocetta e del magistrato Giovanbattista Tona. Lo stesso Vella, che si unì al gruppo degli Emmanuello fin da adolescente, avrebbe partecipato all’uccisione dello stiddaro Agostino Reina, scomparso nell’estate del 1992.
Ancora quindicenne, Vella avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco che trucidò, in una via centrale di Riesi, piccola località della provincia nissena, l’ex sindaco del paese Vincenzo Napolitano. Il nuovo collaboratore di giustizia, sempre con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei fratelli Emmanuello, avrebbe anche gestito gli affari sviluppatisi fra la Sicilia ed il nord Italia, con in testa la Lombardia e la Liguria, dove operano nuclei dipendenti dalle cosche gelesi.
In pochi, vista la sua riluttanza, si sarebbero aspettati che decidesse di collaborare con i magistrati. La sua scelta potrebbe generare ulteriori svolte nella ricostruzione degli affari dei clan gelesi.
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