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L’Italia unita dal fango

Di Antonello Mangano* il . Liguria, Sicilia

In breve tempo una precipitazione straordinaria trasforma i torrenti in bombe d`acqua. Essendo parzialmente o totalmente coperti, l`effetto è moltiplicato. Le case sono una lunga striscia sottile tra il mare mosso e le colline che stanno franando. Ecco che il territorio diventa una trappola mortale. Scaletta Zanclea (Messina), novembre 2009. Genova, novembre 2011. La stessa descrizione va benissimo per i due eventi. Due territori che nessuno si sarebbe sognato di associare dimostrano che oggi l`Italia è unita dal fango e dalla devastazione.

Subito dopo la tragedia del 2009 il movimento “No Ponte” chiese che i soldi delle grandi opere fossero stornati per la messa in sicurezza del territorio. Le successive alluvioni (Veneto, Roma, Calabria, ancora Sicilia, fino a quelle odierne nel Nord Ovest) non sono bastate a mettere in pratica questo principio. Di fronte ai morti di Giampilieri, Napolitano disse: ‘no alle opere faraoniche`. Oggi Di Pietro – responsabile del mancato scioglimento della Stretto di Messina – dice in tv che i soldi delle grandi opere devono andare per un territorio sicuro.

Augustus

Di fronte alle dichiarazioni basate sull`emotività, che già domani saranno contraddette dai fatti, c`è quasi da apprezzare la tragica coerenza del ministro dei Trasporti Matteoli, che dopo la tragedia messinese disse: se fossero iniziati i lavori del Ponte tutto questo non sarebbe successo. Oggi continua da solo a sostenere che i soldi per il collegamento stabile saranno interamente privati. Anche perché di pubblico non c`è un euro. Queste dichiarazioni vengono spesso irrise. Non è chiaro a tutti che nascondono il meccanismo del debito.

Un privato, eventualmente un investitore internazionale, non darebbe un centesimo se dovrà ripagarsi coi pedaggi. Se invece l`investimento è garantito dallo Stato, è un po’ come comprare titoli del debito pubblico. Quindi le future generazioni possono allegramente ritrovarsi indebitate e alluvionate. L`età media di questa classe dirigente è talmente alta che il problema non li riguarda.

Matteoli – fino a pochi giorni fa – ha detto che non si possono spostare i soldi da una voce all`altra. Come sei i politici fossero subordinati ai ragionieri. Come se la strategia di Berlusconi non fosse libera da vincoli. Anche lui è uno coerente. Dopo Giampilieri, diede la colpa agli abusivi. Oggi, nonostante il suo sia il governo dei condoni, dice ai genovesi che ‘si è costruito dove non si doveva`. E colpevolizza il sindaco Vincenzi.

Dall`Abruzzo a Lampedusa, da Napoli a Messina (dove la strategia delle new town è però naufragata grazie all`opposizione popolare), ogni situazione di emergenza è stata affrontata con in tasca un manuale che permette al Presidente del Consiglio di accrescere la sua popolarità e alla Protezione civile di agire al di sopra della legge. Modello Augustus, così si chiamano le linee guide in caso di calamità. Quando la gente è disperata obbedisce con più facilità. All`epoca dell`uragano Katrina, Bush creò un laboratorio del liberismo e Naomi Klein inventò il termine Shock economy. Per alcuni le tragedie sono appunto eventi catastrofici. Per altri un`imperdibile occasione di guadagno. Ecco perché dopo il terremoto dell`Aquila c`era chi rideva.

Il Ponte e i tappi

La perversione del progetto messinese del Ponte non si limita alla devastazione ambientale che tutti immaginano, quella delle coste o del paesaggio. Le cave e il trasporto degli inerti prevedono il trasferimento e l`interramento di nove milioni di metri cubi di inerti. Una volta stoccati, potrebbero fare da tappo ai torrenti e ai canali d`impluvio, creando il meccanismo di Scaletta e di Genova anche nella zona nord di Messina.
La fantasia di alcuni amministratori è arrivata a chiedere, tra le opere compensative, la copertura di un torrente. Uno dei pochi che nella città dello Stretto sono rimasti scoperti e – quindi – una ulteriore opportunità per creare l`effetto tappo.

Del resto, il confronto con altri territori avviene ormai esclusivamente per vedere se il governo fa ‘figli e figliastri` nell`erogazione dei fondi tra Nord e Sud e non per proporre un grande progetto che risolva il problema alla radice. Persino alcuni movimenti di difesa del territorio urlano lo spaventoso ‘padroni a casa nostra` dei leghisti. Un concetto che magari implica che un treno non devasti una valle, ma anche che nel varesotto si applichino norme naziste come il premio alla fertilità italiana facendo a pezzi la Costituzione.

Se sono stati devastati i territori, i torrenti, le colline e le periferie non sono da meno le menti. L`egoismo e il ‘federalismo degli interessi` continuano a dominare durante e dopo le disgrazie. Micromega on line ha proposto un progetto che coniuga ambientalismo, progettualità e diritti. L`idea è che il territorio diventi un bene comune, attraverso nove proposte pratiche che una forza politica potrebbe fare sue. Così si può uscire dalla dicotomia tra dichiarazioni emotive e politica dei disastri. Perché, se ancora non lo avete capito, la devastazione per alcuni è un progetto coerente.

* Antonello Mangano, “L’Italia unita dal fango. Da Giampilieri a Genova, alluvionati e indebitati,
terrelibere.org, 07 novembre 2011,
http://www.terrelibere.org/litalia-unita-dal-fango-da-giampilieri-a-genova-alluvionati-e-indebitati

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