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Tagli alla Dia, nuova protesta davanti al Senato

Di Gaetano Liardo il . Istituzioni

E se la Dia rischiasse di scomparire? L’ipotesi non è remota, anzi. L’agenzia d’intelligence nel contrasto alle mafie deve affrontare dei tagli di bilancio molto pesanti che ne comprometterebbero, se approvati, la sopravvivenza. Così ieri, per la seconda volta nel giro di un paio di settimane, gli agenti della Direzione nazionale antimafia, hanno portato in piazza la protesta. Manifestazione davanti al Senato, e conferenza stampa presso la sede della Stampa estera. La gravità della situazione è confermata dai dati. Per l’agenzia antimafia sono previsti perdite molto pesanti. Su un budget di 20 milioni di euro sono previsti 13 milioni di tagli. La dotazione economica dell’agenzia passerebbe, in questo modo, da 20 a 7 milioni di euro nel bilancio del 2013.

A parlarne Claudio Giardulo, segretario del Silp Cgil, Enzo Letizia, segretario del Sindacato dei funzionari di Polizia, Luigi de Ficchy, procuratore di Tivoli, Roberto Centaro, senatore di Grande Sud e Rosa Calipari, deputata del Pd. Tra le misure più pesanti il decurtamento del trattamento economico aggiuntivo per gli agenti della Dia. Una misura pensata per premiare l’elevata specializzazione di chi lavora nell’agenzia, oltre che per i rischi corsi nel lavoro quotidiano. L’eliminazione di questo compenso aggiuntivo è il segnale, denunciano i sindacati di polizia, della volontà dell’esecutivo di voler smantellare la Dia. Perchè? «Il trattamento economico del personale – denuncia Giardulo – non è un fattore secondario. Rispecchia lo spirito della legge che istituisce la Dia che è – sottolinea – un corpo specializzato di eccellenza».

Con questo provvedimento aggiunge il segretario del Silp: «C’è il tentativo di ridurre il lavoro della Dia ad una delle tante attività delle forze di polizia, diminuendone competenze ed eccellenze. C’è uno scientifico obiettivo di smantellare la Dia». Sulla stessa linea d’onda Enzo Letizia. Negli ultimi anni, denuncia il segretario del sindacato dei funzionari di polizia, sono stati creati gruppi di lavoro ad hoc sui temi propri del lavoro dell’agenzia antimafia. Basti pensare a quelli sull’Expo di Milano, sugli appalti, sulla ricostruzione de L’Aquila. «Gruppi che depotenziano il lavoro della Dia».

Contrario al taglio delle risorse anche il senatore Roberto Centaro, già presidente della Commissione antimafia, oggi parlamentare della maggioranza con il movimento Grande Sud. «La Dia nasce come un corpo specializzato che si occupa di contrasto al crimine organizzato mafioso – sottolinea – il problema però è che tutte le forze di polizia hanno mantenuto i propri corpi speciali». Una sorta di duplicazione di unità, anche se la Direzione investigativa antimafia ha dei poteri che le altre forze di polizia non hanno. Poteri che hanno consentito alla Dia di realizzare un lavoro importante nel contrastare le mafie.

Lo ricorda il procuratore De Ficchy. Basti pensare al potere del direttore dell’agenzia che può richiedere informazioni rilevanti a banche, procure. Oppure, la possibilità di condurre indagini preventive o di  sequestro preventivo di beni. Nell’ultimo anno e mezzo la Dia ha sequestrato beni per il valore di 5,7 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi di euro effettivamente confiscati. Perchè, si chiedono gli agenti dell’agenzia di intelligence, smantellare una delle eccellenze nella lotta alle mafie?

«Il reale intento del governo – dichiara la Calipari – è di rendere inoffensiva la Dia con una graduale delegittimazione delle attività svolte dall’agenzia. Nessuno (nel governo – ndr) ha detto di ritenere che la Dia sia superata prendendosene la responsabilità». Ci si limita, sottolinea la parlamentare del Pd, a togliere gli strumenti necessari per farla funzionare: pochi mezzi, straordinari non pagati, missioni che non possono essere effettuate. Il tutto, mentre da molte aree del Paese è forte la richiesta di potenziare, con la creazione di nuove centrali territoriali, l’operato della Dia. Basti pensare alla richiesta avanzata dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, o dal mondo dell’associazionismo della provincia di Latina, per avere centri Dia nei loro territori. «La Dia non è un commissariato – taglia corto Centaro – non serve aprire un centro a Latina, basta potenziare Roma per occuparsi anche di Latina».

Di tutt’altro avviso il procuratore De Ficchy, che con la Dia ha lavorato per molti anni: «Le sezioni distaccate sono importantissime, bisogna andare nei territori per riuscire a lavorare». La carenza di fondi, inoltre, rende sempre più difficile lo spostamento degli agenti per le missioni, anche da Roma a Latina. Occorrerà valutare la volontà della maggioranza parlamentare di bloccare questo emendamento. Centaro si è dichiarato contrario ai tagli. Le opposizioni sono sul piede di guerra. La palla passa al governo: eliminerà i tagli, oppure demolirà la Dia, punta di diamante nel contro alle mafie? 

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