Conferenza stampa contro i tagli all’agenzia antimafia
Mancano cultura e consapevolezza. E ora mancheranno anche le risorse. E’ questo il quadro che è emerso ieri alla conferenza stampa della DIA a Roma in un incontro misto tra esponenti delle forze dell’ordine e i parlamentari Centaro che fa capo alla maggioranza e Calipari, esponente dell’opposizione. Mentre nel resto d’Europa, in cui le mafie non manifestano ancora la loro presenza in maniera forte e le risorse messe in campo alla lotta alla criminalità organizzata hanno un trend ascendente, in Italia si opera una sorta di dismissione di quel che finora è stata la “scuola” dell’antimafia.
Primato quest’ultimo evidenziato da Roberto Centaro, rappresentante al Senato di “Grande Sud”, corrente favorevole alla maggioranza, che spiega come la lotta alla mafia rafforzi il funzionamento democratico di uno Stato. Centaro critica la scelta operata dal Ministro dell’Economia di procedere nel risparmio dello Stato con metodo lineare, senza cioè andare a razionalizzare le spese e le risorse destinate ai vari organi, cosa che ad esempio si potrebbe fare evitando che numerose indagini si sovrappongano o si sdoppino con dispendio inutile di energie.
Dello stesso avviso Rosa Calipari, che tuttavia, molto garbatamente, fa notare allo stesso Centaro come il suo pensiero sia contraddittorio rispetto a quel che finora ha votato per la sua maggioranza in Parlamento, la quale tanto si era spesa nella campagna elettorale 2008 con il tema “sicurezza” come cavallo di battaglia. Come pure è contraddittorio il fatto che, in un momento in cui cresce la domanda di antimafia (con nuovi territori infiltrati, “decentramento” operativo della criminalità organizzata e diffusione dei fenomeni ad essa riconducibili), non si trovi un’adeguata risposta dello Stato, da tradursi se non con l’apertura di nuovi distretti della DIA, almeno con l’aumento o quantomeno il mantenimento delle risorse già esistenti.
Claudio Giardullo, segretario generale del sindacato di polizia Silp-Cgil, fa notare come gli apporti forniti a quelle che sembrano le priorità sulla sicurezza nell’agenda del governo (lotta all’immigrazione clandestina) non solo non abbiano “avvertito” la crisi, ma anzi, sembrano averne giovato. Giardullo ci tiene a sottolineare come, nell’immediato o nel breve periodo, il contrasto dell’attività organizzata del crimine porti sempre i suoi frutti e non sia mai in perdita. Sostiene ancora a proposito, tra le altre cose, quanto sarebbe utile ridurre i tempi che occorrono prima che un bene sequestrato alla criminalità organizzata abbia una sua destinazione sociale, abbia un ritorno finanziario dalla vendita oppure venga definitivamente acquisito dallo Stato, magari perché lo affidi, sempre che ciò sia possibile, al servizio delle forze dell’ordine e nello specifico a chi si è impegnato affinché quel bene fosse sottratto alle mafie. Non solo se ne avrebbe un beneficio economico, ma anche civico, culturale, trasmettendo due messaggio dal significato inequivocabile: il primo che la legalità alla fine trionfa sull’illegalità; il secondo che lo Stato sul territorio c’è.
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