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Una firma per la legalità

Di Norma Ferrara il . L'analisi, Piemonte

Torino, sede del Gruppo Abele. Qui il 7 ottobre scorso l’associazione Libera e i rappresentati di Unioncamere hanno firmato un documento che mira a rafforzare il contrasto alle mafie, sotto il profilo dell’infiltrazione criminale nell’economia. La firma del protocollo d’intesa è avvenuta durante la prima giornata del seminario di studio e approfondimento “Mafie al Nord” promossa da Libera nel capoluogo piemontese per fare il punto sullo stato delle infiltrazioni mafiose al Nord e la risposta antimafia messa in campo da istituzioni, associazioni di categoria, mondo del sociale, forze dell’ordine e magistratura.

A presentare questo documento don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Giancarlo Caselli, Procuratore della Repubblica di Torino, Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere, Valerio Zappalà, Direttore Generale di InfoCamere, Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia e Paolo Bertolino, Segretario di Unioncamere Piemonte.  Il presidente di Libera e del Gruppo Abele, Don Luigi Ciotti, ha subito sottolineato che «la premessa di ogni accordo è il rispetto della Costituzione italiana, che è il più importante testo antimafia». «Nessuna delega nel contrasto alle mafie – ha inoltre ribadito Ciotti – ciascuno faccia sino in fondo la propria parte». Un impegno concreto e nel segno della costanza e della continuità quello assunto con la firma di questo protocollo.

Il documento, infatti, ha durata biennale e fra i tanti provvedimenti, prevede il supporto, da parte di Unioncamere, dell’attività di mappatura e monitoraggio dei beni confiscati alle mafie sul territorio piemontese, con particolare riferimento alla gestione dei beni produttivi ed aziendali. Non solo: la messa a disposizione di informazioni e studi economico – statistici e l’accesso alle proprie banche dati. E infine, la promozione e diffusione dei prodotti a marchio “Libera Terra”.

Il procuratore della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, durante il suo intervento ha voluto sottolineare proprio la grande ricchezza, economica e sociale, rappresentata dalle cooperative nate nel Paese dal riutilizzo sociale dei beni confiscati. Pane, pasta, olio, ceci e tanto altro che da più di dieci anni rappresentano un segnale di riscatto ma anche un modello di economia pulita cui guardare con sempre più attenzione. Fuori dalla solidarietà e sempre più dentro la corresponsabilità che questi beni devono attivare in ciascuno di noi. Commercianti e imprenditori, compresi.

Ferruccio Dardanello (presidente di Unioncamere) Valerio Zappalà (direttore generale di InfoCamere) Enrico Bini (presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia) e Paolo Bertolino (segretario di Unioncamere Piemonte) hanno sottolineato quanto sia stato importante, in questo particolare momento storico di infiltrazioni mafiose al Nord, mettere a disposizione i dati relativi alle imprese locali, come già avviene per le Procure. Un passo avanti che ha radici in molte altre esperienze di collaborazione già attive sul territorio da anni. «La trasparenza e la possibilità di connettere le informazioni concernenti il sistema imprenditoriale  – hanno spiegato – consente alle istituzioni e alla società civile di conoscere e monitorare i fenomeni illegali che sempre più insidiano l’economia del Paese, soprattutto in tempi di crisi».

Infine, Francesca Rispoli, responsabile del settore Formazione e coordinatrice dell’Osservatorio della Legalità di Libera Piemonte, ha raccontato l’evoluzione del lavoro svolto dall’Osservatorio di Libera, avviato nel 2003 con il monitoraggio degli appalti per le Olimpiadi di Torino 2006. «Dopo aver implementato una piattaforma web utile a mappare la presenza dei beni confiscati nella regione (il Geoblog) – ha spiegato la Rispoli  l’Osservatorio sulla legalità si occupa di racket e usura attraverso lo sportello SOS Giustizia, di corruzione e gioco d’azzardo. «Con questo sguardo a 360° –  afferma Rispoli – Libera intende monitorare la diffusione della presenza criminale nelle economie locali, informando e formando la società civile, in particolare i giovani».

Giovani, associazionismo e imprese: gli ingredienti ci sono tutti perchè questa collaborazione sia un presidio attivo e costante contro l’avanzare delle mafie al Nord.

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