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Tempo niente

Di Lorenzo Frigerio il . Recensioni

«Sarebbe stato inaccettabile anche se l’avessero ucciso con un’autobomba, o in un agguato classico, con caschi e mitragliette. La moglie e i figli sarebbero stati ugualmente atterriti dal dolore, ma almeno ci sarebbe stata la pubblica esacrazione, l’indignazione dell’opinione pubblica e un funerale di Stato. Luca Crescente sarebbe finito nella lapide ideale che accomuna i magistrati uccisi dalla mafia. Non che l’appartenenza alla stirpe infelice dei Livatino, dei Ciaccio Montalto, dei Costa, dei Terranova, dei Saetta, dei Falcone, dei Borsellino possa rappresentare una consolazione per chi gli voleva bene. Ma un riconoscimento magari sì». 

“Tempo niente”, l’intenso libro di Roberto Alajmo, rappresenta questo doveroso riconoscimento, purtroppo postumo, per Luca Crescente, un giovane magistrato della DDA di Palermo, stroncato prematuramente da un infarto nell’estate del 2003, mentre si trovava con la moglie e i due figli in vacanza sulle Dolomiti. Lo scrittore palermitano confessa di essere stato trascinato dalla moglie di Crescente, Milena Marino, nella stesura di quella che non può essere considerata una agiografia, ma al contrario una storia con un messaggio umano e professionale degno di essere tramandato soprattutto ai giovani. Il risultato è un appassionato affresco corale che, grazie alle testimonianze di parenti, amici e colleghi ci consegna il ritratto di un uomo del suo tempo, animato da fede autentica e, contemporaneamente, di un rappresentante delle istituzioni capace di illuminare con la sua tenacia anche i momenti più difficili. Dagli anni della crescita a quelli dell’impegno negli studi universitari, fino ad arrivare all’abbandono dell’iniziale prospettiva dell’avvocatura per aderire, con tutta la passione di cui era capace, alla carriera di magistrato, siamo portati, passo dopo passo, a conoscere Luca Crescente, fino ad ammirarne l’attaccamento ai valori costituzionali e alla vita. 

Non mancano, infatti, alcuni emozionanti passaggi dedicati agli affetti più  cari, come l’incontro con la futura moglie descritto con parole delicate: «Per sciogliere quegli sguardi c’è stato bisogno di una frazione di secondo in più di quanto sarebbe stato ordinario aspettarsi. Basta. Non è stato un grande evento. Né la vita ha bisogno di grandi eventi per deragliare. Basta un incontro casuale, una mattina qualsiasi, e il sintomo inequivocabile della scintilla che scocca tra due persone: una frazione di secondo in più per sciogliere il nodo degli sguardi».  Eppure il suo è un nome mai balzato agli onori della cronaca, nonostante il coinvolgimento in alcune delle indagini più importanti sulle cosche siciliane. Un basso profilo frutto di una scelta precisa: non dare adito a niente e nessuno di mettere in forse la sua terzietà di giudice, non consentire che potesse essere velata da un qualsiasi dubbio la capacità di amministrare giudizio in nome del popolo italiano.

 Un’alta considerazione del proprio ruolo, in ragione della responsabilità che investe quanti sono chiamati dalla Costituzione a decidere del destino di altri. Immediato il collegamento con la storia di un altro magistrato, animato dalla stessa visione, Rosario Livatino: «Per Luca Crescente, così come per Rosario Livatino, essere magistrati e basta ha significato assumere la magistratura non come professione, ma come stile di vita».  Sono anni difficili quelli in cui Crescente si muove all’interno del palazzo di giustizia di Palermo, eppure sono anni di grande speranza, anni in cui il sangue delle vittime di Capaci e via D’Amelio sembrano essere in grado di dare lo scossone decisivo alla piovra mafiosa e far vincere le ragioni del diritto e dello Stato. Sono però anche gli anni in cui appare chiaramente la necessità di offrire ulteriori risposte, che non siano solo quelle della repressione, per contrastare l’avanzare del fenomeno mafioso. In lui non viene mai meno l’indignazione per quello che non funziona, per le mancanze dello Stato che pure rappresenta, ma non viene mai meno neppure la speranza nel cambiamento possibile e il ruolo insostituibile di ciascuno nel suo raggiungimento.

La forte tensione morale, lo sforzo continuo prodotto nel lavoro, accompagnati dall’amore per i suoi affetti più cari, sono i tratti umani di questa straordinaria persona che, anche nel suo ultimo passaggio in questa vita, ha saputo dare a tutti una lezione di discrezione e dignità davvero unica.  

Roberto Alajmo

 TEMPO NIENTE 

La breve vita felice di Luca Crescente  Editori Laterza, Roma – Bari 2011 

pp. 128 € 7,00

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