Processo Lea Garofalo, patrocinio legale gratuito a Carlo Cosco
Carlo Cosco, accusato dell’omicidio della compagna Lea Garofalo, godrà del patrocinio legale gratuito. Leggasi: ha facoltà di scegliere il legale che continuerà a difenderlo nel corso del processo e che di fatto sarà pagato dallo Stato. Il 41enne originario di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, è in carcere con l’accusa di omicidio premeditato e di occultamento di cadavere: il corpo della compagna, madre della loro unica figlia Denise, sarebbe infatti stato sciolto nell’acido, con la complicità dei di lui fratelli, Vito e Giuseppe, oltre che di Massimo Sabatino, Carmine Venturino e Rosario Curcio, la notte tra il 24 e il 25 novembre 2009. Sotto processo dal 6 luglio, data in cui si sono aperte le porte della I Corte d’Assise del Tribunale di Milano (l’omicidio è infatti avvenuto nelle campagne dell’hinterland), Carlo Cosco ha dunque ottenuto che il suo avvocato difensore, Daniele Sussman Steinberg, lo assista ma senza che lui lo paghi.
Il patrocinio legale gratuito è stato concesso all’imputato in quanto, all’apertura dell’istanza, egli ha prodotto una documentazione dalla quale si evince che il suo reddito non supera i 10.628,16 euro annui. Dalle carte risulta che Carlo Cosco lavora come buttafuori e percepisce redditi esigui. I suoi fratelli pagano invece due avvocati difensori a testa. Carlo Cosco può godere del patrocinio legale gratuito anche in virtù del fatto che è decaduta l’aggravante mafiosa stabilita dall’articolo 7 della legge 203/91: questo significa che lui avrebbe pianificato l’omicidio della compagna per mettere fine alle liti intercorse tra i due e non a seguito delle rivelazioni che Lea Garofalo fece e che riguardavano i traffici illeciti di droga nei quali i Cosco sarebbero coinvolti.
Dalle dichiarazioni della figlia Denise Cosco, avvenute nel mese di ottobre presso il Palazzo di Giustizia milanese, si è però appreso che il padre per spostarsi utilizzava auto costose e di grossa cilindrata come il Chrysler Voyager e l’Audi A6, e che alla figlia aveva promesso che le avrebbe donato 200 mila euro. Alla luce di tutti questi dati, e ammesso il patrocinio legale gratuito, sarà adesso la Guardia di Finanza a dover svolgere tutti gli accertamenti del caso.
da Narcomafie
Trackback dal tuo sito.