“No Coke” a Saline Joniche
Fino a Saline Joniche, in Calabria, dalla Colombia, con la leader colombiana della popolazione indigena Wayoo, Karmen Ramirez Boscàn, e dalla Svizzera, con Markus Keller, responsabile per l’Italia del vasto e radicato coordinamento di opposizione al carbone del Cantone dei Grigioni“Zukunft Statt Kohle! – Futuro invece che carbone!”, per manifestare contro il carbone. Il 29 ottobre, mobilitazione nazionale contro il carbone – No coke – in Calabria come in Liguria, Lazio, Veneto e Puglia. Manifestazioni ad Adria, nel Polesine, per dire di no alla riconversione della centrale di Porto Tolle, e cinque presidi nelle località di Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi.
A Saline Joniche (Rc) un centinaio di persone, accanto ad un’emblematica e provocatoria gallina dalla uova ‘no-coke’, rispondono all’appello contro l’uso del carbone come fonte energetica lanciato in occasione della giornata nazionale di mobilitazione dal coordinamento dell’area grecanica rappresentato tra gli altri da Francesca Panuccio e Noemi Evoli. Il sit in anche a Saline Joniche, frazione di Montebello Jonico, sulla costa jonica di Reggio Calabria, davanti al cancello dell’area un tempo di proprietà del consorzio SIPI Saline Ioniche Progetto Integrato, che alcuni anni fa ha venduto al consorzio SEI facente capo alla società elvetica Repower il terreno su cui sorge lo scempio dell’ex liquichimica per consentire la costruzione dell’ impianto energetico a carbone di ultima generazione. Un progetto che ha già incassato il parere favorevole della Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale) ma non quello del Ministero del Beni Culturali, della Regione Calabria e della Provincia, che hanno deliberato contro. Aderenti all’iniziativa attivisti svizzeri e colombiani accanto a partiti, sindacati, decine di associazioni e movimenti ambientalisti. Presenti molti di meno. In piazza tra gli altri l’onorevole Sergio Piffari, capogruppo alla Camera dei Deputati per Italia dei Valori e componente della Commissione Ambiente, il capogruppo di uguale segno al consiglio regionale Giuseppe Giordano, il consigliere provinciale del Partito Socialista Nuovo Pierpaolo Zavettieri poi ancora rappresentanti del PDCI e di SEL e Natino Aloi, volto storico della Destra reggina. Sventolanti le bandiere di CGIL e USB. Solo quattro le amministrazioni dell’area Grecanica ossia Bagaladi, Palizzi, San Lorenzo e Condofuri, rispettivamente rappresentati dai primi cittadini Federico Curatola, Sandro Autellitano, Domenico Sapone e dal commissario prefettizio Maria Laura Tortorella. Presente anche in questa occasione il rappresentante del comitato di Rossano impegnato nel cosentino contro la conversione della centrale elettrica Enel, Flavio Stasi. Anime, non da oggi, le associazioni ambientaliste Legambiente, con il componente del direttivo nazionale Nuccio Barillà ed il responsabile scientifico Stefano Ciafani, e WWF con il segretario regionale Giuseppe Paolillo e l’attivista Tullio Solendo.La battaglie contro il carbone non è nuova nella provincia di Reggio. L’altra fu vinta a Gioia Tauro negli anni Settanta. Spazio anche alle proposte sulle energie alternative e per lo sviluppo di un’area abbandonata da anni ma sempre vocata al turismo.
Tra i temi caldi di questa nuova occasione di riflessione sui temi energetici, la natura dei fondi che la Repower dichiara essere privata e, dunque, possibile ambito di applicazione di leggine che potrebbero favorire gli investimenti privati bypassando le autonomie locali. Markus Keller, responsabile per l’Italia del vasto e radicato coordinamento di opposizione al carbone del Cantone dei Grigioni“Zukunft Statt Kohle! – Futuro invece che carbone!”, in Svizzera, invece spiega che l’origine di questi fondi è tutt’altro che privata. Gli elvetici si sentono ‘’responsabili in prima persona delle azioni della svizzera Repower, anche se a subire i danni degli investimenti sul carbone saranno le lontane popolazioni del Nord della Germania e dell’estremo Sud della Penisola italiana’’, ha dichiarato. Poi sui fondi lo stesso Keller ha specificato che ‘’ circa l’85% delle azioni è posseduto da società pubbliche o a capitale pubblico, di cui il 46% proviene dal Cantone dei Grigioni come corrispettivo della cessione di parecchie delle centrali idroelettriche presenti sul territorio. Tra gli azionisti anche Francia, Germania, comunità locali e reti istituzionali’’.
Inoltre Markus Keller racconta che Repower avrebbe perso in Svizzera lo scettro della politica energetica nel cantone dei Grigioni, a seguito di scandali e di cadute dal punto di vista etico. Cadute che avrebbero prodotto la svolta con l’elezione di due dei cinque rappresentanti cantonali all’Assemblea di Berna, quali oppositori del carbone: Josias Gasser, un imprenditore vicino ai Verdi-Liberali, e Silvia Semadeni, socialista e presidente dell’associazione Pro Natura. “Per la prima volta – ha spiegato Keller ripercorrendo la manifestazione a Coira e la lettera aperta di 24 docenti svizzeri – il presidente del Governo dei Grigioni Martin Schmid ha criticato aspramente le politiche aziendali della Repower”. Adesso, a seguito della raccolta di quasi 5mila firme e la conseguente indizione di un referendum, la parola carbone, almeno in Svizzera, passerà al popolo. Un significativo esempio di responsabilità globale e universale dal momento che la Svizzera, non consentendolo le sue caratteristiche morfologiche, non ospita impianti a carbone. Dunque il punto è ‘’che noi svizzeri – ha spiegato Keller – non accettiamo che una nostra azienda faccia investimenti all’esterno su tecnologie “sporche” quando il nostro paese ha deciso di investire sulle fonti rinnovabili; non accettiamo che la Repower vada avanti in un progetto, in Germania e in Italia, a danno delle popolazioni locali e da queste osteggiato’’.
Trackback dal tuo sito.