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La ‘ndrangheta in Liguria

Di Anna Foti il . Liguria

Dalla patria di Corrado Alvaro a quella di Eugenio Montale. Dalla natura incontaminata dell’Aspromonte e dalla suggestione dei segni delle antiche città greche e romane, al mare incantato che lambisce Porto Venere, al fascino del Parco delle Cinque Terre. La Calabria e la Liguria, perle di un paese straordinario e maledetto come l’Italia. Una bellezza innegabile ed una battaglia per non dimenticare ciò che ogni luogo è prima, durante e dopo.  Non dimenticare la bellezza di ogni luogo a prescindere dalla corruzione del potere mafioso.
La ‘ndrangheta e l’Euroregione dell’Alpi – Mediterraneo, in particolare la ndrangheta e la Liguria: un legame tutto da esplorare che sta già riservando, purtroppo, notevoli sorprese. La regione d’Italia con un numero tra i più bassi di beni confiscati sul suo territorio, solo 32 a fronte delle migliaia di Sicilia, Calabria e Campania e delle centinaia di Lazio e Lombardia, è stata indicata nell’inchiesta Crimine come frontiera importante per le ndrine della Locride.
Ed infatti il dato trova conferme nell’ambito dell’analisi che la commissione parlamentare Antimafia guidata da Beppe Pisanu ha condotto in Liguria. Due giorni di audizioni per la Commissione antimafia insediatasi a Genova la settimana scorsa.  Il presidente Pisanu e i membri della commissione, a palazzo Spinola, sede della Prefettura di Genova, hanno incontrato il prefetto Francesco Musolino, già prefetto di Reggio Calabria prima dell’attuale incarico nella capitale ligure ed originario di Santo Stefano d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria,  e i magistrati della Distrettuale e i capi delle procure di Genova, Sanremo e Chiavari. In particolare, emersi i legami con Giuseppe Commisso il boss di Siderno detto ‘u mastru’ e ancora ombre sull’ultimo voto regionale in Calabria che sarebbe stato oggetto di pressioni da parte del cartello Raso-Gullace-Albanese, originarie di Cittanova nella piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria, attivo in Liguria ma attento alla Calabria. Le pressioni avrebbero avuto come obiettivo riuscito l’elezione di Antonio Caridi, attuale assessore alla Attività Produttive della regione Calabria,  primo degli eletti in provincia di Reggio e oggi membro dell’esecutivo di centro destra guidata da Giuseppe Scopelliti.
Le indagini condotte dal Vincenzo Scolastico, capo della DDA di Genova e di cui è stata fornita documentazione al presidente Pisanu, riferiscono di un’alacre attività, svolta anche attraverso palesi intimidazioni, nell’ultimo voto regionale calabrese a sostegno di Antonio Caridi. Vi sarebbero riscontri anche nelle indagini condotte dagli omologhi di Imperia e Chiavari,  Roberto Cavallone e Franco Cozzi. Tutto rimane da confermare. Al dossier consegnato a Pisanu si dedicano anche le firme del Secolo XIX Marco Grasso e Matteo Indice  che titolano «Genova: droga voti e rifiuti, il grande ritorno del boss” e sottotitolano «Assessore regionale fatto eleggere dal clan in Calabria».
L’analisi che lo stesso Scolastico conduce e di cui riferisce è precisa. Sono quattro le organizzazioni ‘locali’ della ‘ndrangheta in Liguria: la principale e’ quella di Genova; le altre tre fanno capo a Lavagna, in provincia di Genova, Ventimiglia, comune in provincia di Imperia in cui è stata prorogata di un altro mese l’attività della commissione di accesso, e Sarzana, in provincia della Spezia. Ed in effetti le recenti operazioni condotte  nel corso di questo anno (Maglio 3 e Ventimiglia) in Liguria, lo dimostrano. Poi ancora lo scioglimento del comune di Bordighera, in provincia di Imperia, guidato dal sindaco pidiellino Gianno Bosio, e qualche mese dopo le dimissioni del sindaco di stessa parte politica, Gaetano Scuillino, a Ventimiglia, sempre in provincia di Imperia, prima che intervenisse lo scioglimento per infiltrazioni. Prefetto della provincia è oggi Fiamma Spena  nominata  il 3 agosto scorso, dopo Francescopaolo Di Menna, prefetto all’epoca dello scioglimento del comune di Bordighera.
Lo scenario è  complesso se si pensa anche all’arresto dell’ex presidente del Tribunale di Imperia Gianfranco Boccalatte, ai domiciliari per corruzione in atti giudiziari su ordine della Direzione Antimafia di Torino guidata dal procuratore Giancarlo Caselli. Assieme all’insospettabile venditore di frutta genovese, Domenico Gangemi, che il dossier ora consegnato a Pisanu vedrebbe legato al Giuseppe Commisso di Siderno, vi erano e vi sono tanti altri personaggi.   Le inchieste si incrociano e si delinea un quadro in cui l’organizzazione genovese, in particolare, avrebbe un ruolo baricentrico per assoggettare, per il suo tramite le cellule del Basso Piemonte e del sud della Francia, con la camera di compensazione e comando direttamente in Calabria, nella provincia reggina.

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