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Roma, sequestrato il teatro Ghione ad un “narcoimprenditore” romano

Di Antonio Turri il . Lazio

Consorterie criminali e traffici internazionali di stupefacenti al centro di nuovi provvedimenti della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria. La Dia calabrese –  a seguito della proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale avanzata nei confronti dell’imprenditore romano, Federico Marcaccini –  ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma per un valore di oltre 110 milioni di euro.  Marcaccini, 34 anni, nonostante la giovane età è da tempo operante  nella Capitale nel settore immobiliare, ambientale e del commercio di autovetture. Nel dicembre del 2010 il Marcaccini, conosciuto negli ambienti della malavita romana con il soprannome di “pupone” era stato sottoposto alla misura cautelare dell’arresto dalla Procura distrettuale di Catanzaro, perchè coinvolto con altre 76 persone nell’operazione “Overloading”.

L’imprenditore romano, secondo gli inquirenti, era organico ad una vasta e ramificata consorteria criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Le indagini avevano consentito di far emergere la caratura criminale del Marcaccini, ritenuto dai magistrati calabresi uno dei principali finanziatori di un ampio traffico di droga tra sud America e Italia. Marcaccini era solito interloquire, secondo l’accusa, con il noto narcotrafficante Bruno Pizzata e con esponenti malavitosi di San Luca e Locri quali: Sebastiano, Antonio e Giuseppe Pelle, capi dell’omonima ‘ndrina calabrese. Tutto il gruppo criminale era ben collegato con noti narcotrafficanti sudamericani e poteva cosi immettere nel mercato nazionale ingenti quantitativi di cocaina. A seguito dell’arresto del Marcaccini il Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria ha dato inizio nei confronti dello stesso ad una lunga attività di indagine patrimoniale che ha permesso di scoprire un ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile al giovane imprenditore romano.

Il Tribunale di Roma recependo il lavoro di indagine degli investigatori della Dia calabrese ha emesso il provvedimento di sequestro anticipato di beni, ritenendo sussistente il fondato pericolo di sottrazione  dei beni riconducibili al Marcaccini ed una lampante sproporzione tra il valore dei beni posseduti ed i redditi dichiarati dallo stesso. Tra i beni sequestrati a quello che, secondo l’accusa, si potrebbe definire un  “narco-imprenditore”, ve ne sono alcuni di particolare pregio a Roma come il  Teatro Ghione, immobile locato ad una società estranea ai fatti, immobili adiacenti piazza San Pietro, una palazzina nella centrale via Cesalpino, un palazzo a Via Ripetta e ancora un albergo a Fabrica di Roma in provincia di Viterbo, due mega ville con ampio parco a Sabaudia in provincia di Latina, un lussuoso albergo a Taormina in Sicilia e ancora ville ed appartamenti a Mentana e Rignano Flaminio in provincia di Roma. Quello che più stupisce è l’assetto e la capacità operativa delle  31 società di capitali riconducibili al Marcaccini, di cui 25 con sede in Roma, quattro in provincia di Roma e due a Latina, operanti 20 nel settore immobiliare, 4 in quello edilizio, 3 nella ricerca e sviluppo dei comparti ambientale e tecnologico, 3 nel commercio di  autovetture e una nella gestione dei servizi aeroportuali nello scalo di Fiumicino. Quello che emerge da questa operazione della Dia calabrese conferma che una parte dell’imprenditoria della Capitale ha così ben assimilato il modus operandi mafioso, insegnato loro dai boss delle mafie tradizionali, in questo caso dalla ‘ndrangheta.

L’imprenditoria laziale, contaminata dai boss, può agire in proprio sviluppando una autonoma capacità delinquenziale particolarmente aggressiva. Gli investigatori della Dia, così come i magistrati di Reggio Calabria, allorquando arrestarono l’imprenditore romano imputarono allo stesso il ruolo di finanziatore e quindi un ruolo primario nell’organizzazione di narcotrafficanti scoperta nel 2010. L’operazione di ieri della Dia di Reggio Calabria consolida, altresì, la diversità nel modus operandi delle mafie meridionali nella loro azione di riciclaggio fuori dai loro territori: quello del coinvolgimento diretto di soggetti criminali autoctoni nelle regioni dove si investono i capitali illecitamente accumulati. Nel Lazio, come dimostrano numerose altre indagini e alcuni processi in corso, ad esempio quelli scaturiti dalle note vicende riguardanti i comuni di Nettuno e Fondi, il coinvolgimento di imprenditori e politici locali, così come quello della criminalità autoctona in vicende di mafia, sembra sempre più delineare un progressivo processo di affrancamento dai boss di cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta. Un processo di gemmazione di una mafia autonoma, capace di smarcarsi e di sviluppare un soggetto criminale che interagisce, non in posizione subalterna, con i vecchi boss, con quelli della criminalità organizzata straniera e con il mondo della politica e della finanza collaborante. Anche in questo caso le indagini portano a  delineare la figura dell’imprenditore romano Federico Mercaccini come elemento capace di finanziare gli affari della ‘ndrangheta calabrese, notoriamente egemone nel traffico internazionale della cocaina tra Europa e sud America.

Per questi motivi da tempo Libera parla di quinta mafia o mafia da contaminazione. Del resto la forza dei numeri rende tutto più evidente: in un solo anno, dal luglio 2010 al luglio 2011, sono stati sequestrati e confiscati beni a mafiosi per oltre 330 milioni di euro, mentre secondo l’ultimo report dell’Ufficio d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, nei primi sei mesi del 2011 sono state raccolte solo a Roma notizie su 2473 operazioni sospette di riciclaggio. E su queste cifre, che delineano per difetto il “pil” del crimine organizzato nella Capitale, incide fortemente l’agire dei boss nati a Roma e nel Lazio o comunque in questo territorio residenti da anni. Sempre più spesso assisteremo al coinvolgimenti di cittadini di Roma e della regione Lazio a vicende di mafia e continueremo ancora per un pò a sentir parlare di infiltrazioni e tentativi di radicamento di camorra o della ‘ndrangheta, già abbondantemente realizzati da almeno un decennio. Si sa le mafie sono sempre un passo avanti e non solo come fenomeno criminale. 

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