Operazione “Augusta”: le motivazioni dell’ordinanza di custodia cautelare
«Il metodo mafioso è ancora radicato sul territorio». Questo scrive il gip Alcide Maritati nel capitolo dedicato alle motivazioni dell’esigenza cautelare che ha fatto scattare le manette per i 49 indagati. Si legge ancora: «Le vicende criminali, dalle più antiche fino a quelle di pochi giorni or sono, rappresentano la prova provata dell’esistenza, ancora oggi, di frange organizzate di criminalità che continuano a rifarsi a schemi operativi tipici della Sacra Corona Unita, dai cui capi storici – in gran parte detenuti – ancora dipendono». Le alleanze del momento e i contrasti all’interno dell’organizzazione possono averne modificato gli assetti. Ma le modalità di controllo del territorio, di approvvigionamento di risorse attraverso il mercato degli stupefacenti e le estorsioni sono rimaste immutate.
Il gip, nell’ordinanza, evidenzia i rischi per la leale e libera concorrenza: «Queste attività sono poste in essere non solo attraverso il classico sistema del cosiddetto cavallo di ritorno o del pizzo, ma anche attraverso l’infiltrazione sul mercato di aziende che, violando le più basilari regole della libera e leale concorrenza, tentano di sbaragliare gli avversari attraverso l’imposizione del metodo mafioso». Il gip punta il dito non solo sulla Iron Service «alle dirette dipendenze del boss Totò Rizzo, ma anche di altri esercizi commerciali la cui riconducibilità diretta ad alcuni indagati emerge dagli atti».
Il risultato devastante è che questa “economia drogata” si ripercuote sui concorrenti in quanto la disponibilità di grossi capitali di origine criminale «incide sulle capacità concorrenziali, in danno degli onesti commercianti le cui attività spesso devono segnare il passo in favore delle aziende mafiose». Il metodo mafioso viene applicato non solo all’esterno, ma anche all’interno del gruppo, «avendo tutti gli associati la piena consapevolezza di non poter sgarrare nell’adempimento dei propri doveri verso il capo e verso il gruppo, pena l’ inevitabile sanzione».
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