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Lecce: una città nella bufera

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Fa molto caldo a Lecce. Non sono bastati i primi freddi autunnali a far scendere la temperatura diventata rovente in seguito all’operazione “Augusta”. In città la tensione si taglia a fette, il mondo politico, già in piena campagna elettorale, è percorso da una forte scarica di adrenalina. Il clima di sospetto, del tutti contro tutti, non lascia presagire niente di buono e soprattutto si ripercuote sulla serenità di una città già colpita profondamente dagli esiti dell’operazione antimafia che ha squarciato il velo su inquietanti scenari, dimostrando come l’economia sana sia messa in pericolo dalle infiltrazioni della criminalità.
Ma cosa ha portato a questa situazione? Veniamo ai fatti.

Già prima della conferenza stampa del Procuratore Capo Cataldo Motta siti online ed emittenti locali avevano parlato del coinvolgimento di vip e personaggi politici nella vicenda. Si badi bene, di un coinvolgimento in qualità di consumatori di cocaina, e quindi non di carattere penale, ma bensì di carattere morale. Perché, le domande che qualsiasi cittadino può porsi riguardano sia la lucidità mentale di chi amministra la città, sia i presunti rapporti tra questi politici e gli esponenti della criminalità. Ossia, come può un politico, acquistando droga, finanziare un clan mafioso? E ancora, non può costui diventare ricattabile? E chi mi dice che non ci sia anche dell’altro?

Ma veniamo alla conferenza. A precisa domanda sull’eventuale coinvolgimento di politici nell’operazione il Procuratore Motta rispondeva così: «L’aspetto importante di questa operazione non è legato all’eventuale presenza di vip tra coloro che acquistavano droga ma al fatto che la criminalità organizzata aveva riacquistato il controllo di grosse fette del territorio». La mancanza di una secca smentita ha acceso le polemiche con le opposizioni che hanno cominciato ad attaccare sindaco e amministrazione. Intanto la stampa locale forniva nuovi dettagli affermando che nei brogliacci sono presenti almeno tre nomi (quello di un parlamentare, quello di un amministratore e quello di un consigliere). I brogliacci pare contenessero le annotazioni dei carabinieri del Ros che, nel corso delle indagini, sembra abbiano intercettato alcuni personaggi in affari con la cocaina, al telefono con i politici e, dopo la chiamata, ci sarebbe stata anche la documentazione dell’incontro per la consegna. Il contenuto delle intercettazioni non viene riportato nelle informative trasmesse dai Ros in Procura, e di conseguenza non può comparire nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari Alcide Maritati. I documenti adesso sono blindati. Saranno disponibili solo dopo la fine delle indagini.

Ma il livello dello scontro politico è salito sempre più con il Sindaco e alcuni assessori e consiglieri che esibivano il risultato dei test antidroga. Fino al nuovo colpo di scena, ovvero il nuovo comunicato del Procuratore Motta che negava categoricamente il coinvolgimento di esponenti istituzionali: «Non è stata intercettata e non c’è negli atti delle indagini alcuna conversazione telefonica o tra presenti e non è risultato, neanche durante i servizi di osservazione, alcun contatto dal quale possa ritenersi, ricavarsi o comunque desumersi che alcun politico, parlamentare, consigliere o assessore comunale, provinciale o regionale avesse acquistato, acquistasse o dovesse acquistare qualsivoglia tipo di droga ovvero ne avesse fatto, ne facesse o dovesse farne uso». Tutto bene quel che finisce bene? Neanche a pensarlo. Il Sindaco Paolo Perrone rinfrancato dalle parole del procuratore Capo, si scaglia all’attacco dell’opposizione, soprattutto della senatrice Poli Bortone, additandola come autrice «Di una strumentalizzazione di carattere politico, una strumentalizzazione diffamatoria frutto del livore e della volontà di utilizzare strumentalmente per fini politici quello che stava accadendo». Ma il primo cittadino accusa anche la stampa di aver nuociuto “imprudentemente” all’immagine della città.

Non si fa attendere la risposta della Poli che parla di «Attacco del Pdl legato alle elezioni. Una indecorosa mistificazione». Dal suo canto il Pd chiede, per bocca del suo segretario provinciale Salvatore Capone, «Che si faccia luce sui rapporti intercorsi tra alcuni esponenti della criminalità e chi è impegnato nelle istituzioni». L’onorevole Bellanova del Pd, che sta predisponendo un’interrogazione parlamentare per fare chiarezza sui rapporti tra politica e criminalità, afferma: «Non credo che i giornalisti abbiano l’abitudine di inventare le notizie, arricchendole anche di particolari. Credo invece che ci sia stata una fonte e visto che, come ha spiegato Motta, non è stata la Procura a fornire questo tipo di notizie, ritengo allora si possa essere trattato di una fonte investigativa. Rispetto la Procura e anche la stampa, per questo credo che, per il bene di questa città, sia arrivato il momento di fare chiarezza su questa vicenda». Nei prossimi giorni ci dovrebbe essere un Consiglio Comunale che si preannuncia a dir poco incandescente. La città attonita, ferita e avvelenata dal clima elettorale, continua a interrogarsi, a chiedersi quale sia la verità. La partita sembra essere solo all’inizio.

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