Droga per tutti, anche per i detenuti del carcere
Un elemento su tutti, forse, riesce a svelare la straripante forza dell’organizzazione sgominata dall’operazione “Augusta”. Gli affiliati al clan riuscivano a far giungere la droga persino in carcere come documentato da quattro anni di indagini condotte dai carabinieri del Ros. Grazie ad appostamenti ed intercettazioni, soprattutto ambientali, gli investigatori hanno accumulato prove che certificano l’esistenza di un gruppo ben organizzato e dalle enormi potenzialità. Così forte da riuscire a fare arrivare gli stupefacenti anche ai sodali detenuti nel carcere di Borgo San Nicola. La conferma involontaria arriva da Nicolino Maci che, non immaginando di essere ascoltato, dialoga in auto con Alessandro Stabile.
I due parlano dell’arresto di un agente di polizia penitenziaria, Riccardo Mele, in servizio nel carcere di Lecce e ritenuto responsabile di introdurre droga all’interno della struttura carceraria. Maci evidenzia come in passato, quando occorreva portare droga a due sodali detenuti (Poldo e Piero riconosciuti dai carabinieri come Fernando Elia e Piero Sparapane), qualcuno gli avrebbe fornito il recapito telefonico di Mele affinchè quest’ultimo si occupasse della consegna. Un dettaglio che affiora anche nelle conversazioni di Maci con la sorella Maria Lucia, alla quale confida esplicitamente: “Ti ricordi quando mi mandarono il bigliettino per chiamare questo qua… quando carcerarono Piero… che gli mandai la cocaina in carcere.. dicono che la metteva dentro le sigarette”. Si riferiva a Mele, a carico del quale fu spiccato un ordine di arresto nel gennaio 2009 e che risulta indagato nell’ambito di uno dei procedimenti successivamente confluiti nell’inchiesta “Augusta”, ma, in questo caso, non risulta destinatario di alcuna ordinanza di custodia cautelare.
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