Non ci può essere delega nel contrasto alle mafie
“I boss non sono degli alieni che vivono tra di noi. Sono esattamente come noi.”
Così esordisce il docente di sociologia dell’Università di Torino Rocco
Sciarrone, studioso delle organizzazioni criminali. Nel suo intervento,
durante l’ultimo dibattito dell’approfondimento Mafie al nord,
Sciarrone si focalizza sulle differenza tra zone a tradizionale
insediamento mafioso e territori di nuovo trapianto, evidenziando le
strategie di espansione della criminalità organizzata: è pericoloso
riferirsi a tale fenomeno soltanto tramite l’elemento della
colonizzazione territoriale, ma è fondamentale ricordare l’esistenza di
principi di imitazione ed isomorfismo in territori dove la mafia non è
radicata da sempre. Il problema sta infatti in una distinzione netta tra
zone dove vi è controllo del territorio da parte della criminalità
organizzata, e dove invece vi sono solo influenze esterne. Il controllo
reale prevede l’estorsione e la collusione del tessuto sociale a tutti i
livelli, mentre le zone d’influenza sono spesso interessate soltanto
dal punto di vista economico e finanziario. Come già aveva accennato il
Procuratore Ingroia durante la mattinata, anche Sciarrone ricorda il
maggiore interesse delle mafie nei confronti del potere piuttosto che
del profitto: le mafie sono disposte ad investire meno pur di
assicurarsi lo scambio reciproco con la società.
Sono proprio i
medesimi elementi che spiccano nel discorso del neovicesindaco di Desio
Lucrezia Ricchiuti. Partendo da ciò che ha denunciato in passato in tema
di abusi edilizi e smaltimento dei rifiuti tossici, la Ricchiuti
sottolinea la presenza forte della ‘ndrangheta sul territorio lombardo,
soffermandosi su alcuni esponenti noti dell’hinterland milanese.
Dalla famiglia Moscato, passando per la figura di Massimo Ponzoni, considerato dagli inquirenti “capitale sociale della mafia“, il vicesindaco ha delineato uno scenario locale disarmante. “Col
tempo ho imparato che in qualunque cantiere vi sia una copertura che
non permette di vedere dentro, ecco, proprio lì c’è qualcosa di
illegale.” Il consiglio comunale di Desio cerca di combattere
quotidianamente l’illegalità, tenendo le orecchie tese verso appalti e
permessi edilizi, anche e soprattutto grazie ad amministratori che si
rimboccano le maniche andando personalmente nelle periferie a verificare
cantieri e costruzioni.
Chiudono infine l’incontro il Sostituto
procuratore di Milano Alberto Nobili e Anna Canepa, della Direzione
Nazionale Antimafia. Mentre il primo ricorda lo sciopero dei magistrati
del 2007, sostenendo l’impossibilità di fare giustizia con i pochi mezzi
a disposizione nonostante “la giustizia sia un bene minimo del Paese”,
è Anna Canepa a riportare l’attenzione sull’aspetto socio-culturale del
fenomeno. La delega del contrasto alle mafie esclusivamente a
magistratura e forze dell’ordine, infatti, esclude dalla lotta una larga
fetta del Paese che deve continuare a fare la sua parte.
È
infine nuovamente messa al centro la questione del nuovo Codice
Antimafia: mentre il pacchetto del ’91, assicura la Canepa, ha portato a
grandi progressi nel contrasto grazie alla nascita della DNA, questo
testo unico cancella i pochi strumenti fino ad ora a disposizione delle
istituzioni per combattere la criminalità organizzata. Quest’azione pare
essere inserita in un progetto più ampio del quale fanno parte anche le
nuove leggi in materia di intercettazioni e collaboratori di giustizia,
due elementi definiti essenziali per vincere la battaglia contro le mafie, ma sempre più indeboliti a suon di leggi retrograde e poco funzionali.
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