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In Sicilia è partito l’affare censimento

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

L’ultimo censimento generale della popolazione italiana risale al 2001: c’è tempo, invece, fino al prossimo 20 novembre per riconsegnare i moduli che, in queste settimane, stanno raggiungendo le abitazioni di tutte le famiglie, necessari per rielaborare i dati a distanza di dieci anni dall’ultima verifica. L’Istituto Italiano di Statistica, per questo censimento datato 2011, ha messo in campo ingenti risorse: molte competenze sono state trasferite agli uffici tecnici dei comuni. Ma, all’orizzonte, si affacciano tutti: il censimento, del resto, è un vero affare. «Il nostro istituto – dice Iolanda Barbuscia dell’ufficio siciliano dell’Istat – ha predisposto una vera filiera di controllo a livello territoriale avvalendosi della cooperazione delle prefetture. Purtroppo, ci giungono notizie di fantomatiche agenzie, di patronati o, addirittura, di professionisti che, dietro pagamento, svolgono attività di compilazione dei moduli».

Il business, insomma, è servito. Stando alla disciplina predisposta a livello nazionale, le attività di invio dei moduli, di ritiro, di revisione, di controllo, spettano alla sola competenza degli uffici provinciali e comunali del censimento che, a loro volta, rispondono ai responsabili territoriali dell’Istat coordinati da un unico organo regionale. Anche Poste Italiane partecipa all’attività dopo aver vinto l’appalto per l’invio dei moduli nelle case italiane. Ma è sufficiente, ad esempio, contattare molti patronati per comprendere che la filiera viene, spesso, sabotata. «Ci stiamo accorgendo – ammette la responsabile siciliana dell’Istat – che i casi sono in aumento. Addirittura, agli utenti di patronati o agenzie di disbrigo pratiche, magari privi delle necessarie informazioni, viene chiesto il pagamento di una somma di denaro, che può superare i cinque euro, per ogni modello compilato».

Si tratta, insomma, di un affare parallelo a quello delle procedure ufficiali di rilevazione messe in atto dall’Istat. I modelli, infatti, dovrebbero essere compilati solo dai diretti interessati, senza alcun obbligo di pagamento. I plichi, dopo la compilazione, devono essere depositati presso gli uffici di Poste Italiane o, in alternativa, nei centri comunali di raccolta istituti da ogni ente locale. E, invece, in molti speculano: basta pagare per avere i moduli compilati. Patronati e agenzie, in passato parti attive nelle fasi di rilevazione, anche per il 2011 cercano di avere la loro fetta. «Parliamo di un’attività – aggiunge ancora Iolanda Barbuscia – che coinvolgerà 25 milioni di famiglie italiane. E’ chiaro che, soprattutto davanti a persone anziane, tutti cercano di millantare competenze in materia». Stando ai primi dati, ogni pratica di rilevazione ha un costo per lo Stato di sei euro: somma che viene versata alle centinaia di rilevatori comunali che, dal 21 novembre, inizieranno a girare per tutti i comuni siciliani e non solo.

Una somma che può ridursi quando nella lavorazione delle pratiche interviene anche Poste Italiane. Il quindicesimo censimento della popolazione italiana è servito al taglio di tutte le convenzioni con patronati e agenzie di disbrigo pratiche: che, però, continuano ad operare nel sommerso. Dalle prefetture siciliane fanno sapere che qualsiasi richiesta di denaro per la compilazione dei moduli del censimento genera tutti gli estremi di un reato penale. Gli unici autorizzati ad avere rapporti diretti con i cittadini, dopo la scadenza del 20 novembre, saranno rilevatori e coordinatori scelti dai comuni. Nessun’altra intermediazione è ammessa. «I traffichini – dichiarano dagli uffici provinciali Istat – non mancano mai. Vengono fatti uscire dalla porta ma, inevitabilmente, cercano di rientrare dalla finestra. Ogni forma di illegittima intermediazione verrà sanzionata».

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