Operazione “Black and White” l’analisi del procuratore Motta
Il procuratore Motta analizza i vari aspetti dell’ operazione: “I fatti contestati arrivano fino al 2008, ma poi sono continuati. Sono proseguiti anche dopo. E’ la conferma di una via ancora aperta ed ampiamente percorsa dalla criminalità. Si tenga conto di un aspetto: nel periodo in cui finisce la fase dell’ immigrazione clandestina, l’ attività degli scafisti si converte in traffico di stupefacenti. E’ dal 2002 che il fenomeno va avanti. Può subire rallentamenti o accelerazioni. Ma la situazione è sempre quella”.
Riguardo alla figura e al ruolo di Emanuele Macchia il Procuratore si esprime così: “ Macchia è vicino all’ ambiente criminale. Ed ha avuto rapporti anche con i trafficanti leccesi. Ma è fuori dall’ ambiente della criminalità organizzata. I rapporti con l’ Albania prescindono dall’ appartenenza alla Scu. Gli albanesi, pur essendo narcotrafficanti di un certo livello, non richiedono il percorso all’ interno dell’ organizzazione mafiosa. Spesso preferiscono rapporti diretti: e così è stato con Macchia”.
Il Procuratore si sofferma sull’ intesa con l’ Albania che consente l’ estradizione dei ricercati: “ Gli albanesi che si trovano nel loro Paese possono essere estradati. E tanto grazie ad un accordo bilaterale, ratificato nel giugno di quest’ anno. In tal senso ha contribuito il lavoro che abbiamo svolto noi, ma soprattutto quello che ha fatto la Direzione Nazionale antimafia che aveva raggiunto già un’ intesa. La novità consiste, innanzitutto, nel fatto che si tratta di un accordo bilaterale che vale solo per l’ Albania e l’ Italia. Finora l’ Albania rifiutava l’ estradizione dei propri concittadini. Invece, con questo accordo, gli albanesi potranno essere estradati”.
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