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“Black and White”, quattro le organizzazioni criminali coinvolte

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

L’ indagine della Finanza ha smascherato affari e intrecci di quattro organizzazioni criminali ed ha mandato dietro le sbarre presunti promotori e fiancheggiatori. Organizzazioni criminali autonome con in comune una figura: quella del brindisino Emanuele Macchia bravo a reperire nuovi clienti per i trafficanti di droga albanesi.

La prima organizzazione avrebbe operato su Lecce e Brindisi. A fornire gli stupefacenti sempre gli albanesi: Altin Avduramani e Ilir Meto si sarebbero impegnati a inviare eroina, cocaina, e marijuana. Il loro punto di riferimento sarebbe stato Macchia, che aveva il compito di ricevere, distribuire la droga e ospitare i corrieri albanesi. Della custodia del carico, su Lecce e Brindisi, si sarebbero occupati Arta e Bledjon Kodra, fratelli albanesi, Attilio Salvini e Danilo Vecchio.

La seconda organizzazione sarebbe stata attiva sull’ asse Brindisi – Napoli. Anche in questo caso Macchia avrebbe ricoperto un ruolo centrale provvedendo a indirizzare verso la Campania le partite di marijuana e di eroina. All’ interno dell’ associazione avrebbero operato anche Gennaro Vespero, Marco Boccia, Giuseppe Clemente, Gaetano Ferraiuolo, Girolamo Trapani e Assunta Vespero, tutti napoletani. Ma anche Sebastiano Manni e Walter Margherito, due brindisini.

 Un terzo gruppo sarebbe stato di stanza a Taranto. Anche qui Macchia avrebbe ricoperto un ruolo cruciale fornendo la droga a Francesco Boccuni. Grazie alle intercettazioni telefoniche si sono potuti ricostruire i loro intrallazzi. In particolare, ce n’ è una molto interessante, in quanto, secondo gli investigatori, i due discutono non solo di stupefacenti ma anche di debiti di droga per un approvvigionamento di un chilo e 430 grammi. Boccuni, dopo aver tranquillizzato l’ interlocutore sul pagamento, aggiunge: “Vedi che appena mi vengo a prendere la moto… se non va bene te la riprendi indietro, va bene?”. La risposta di Macchia non si fa attendere: “In quel momento la vedi, ti fai un giro… se è buona sì, se non vale me la ridai indietro che gliela do a quello della concessionaria”.

La quarta organizzazione nulla ha a che vedere con le altre tre ed è impegnata soprattutto nel traffico di hashish. E’ formata da marocchini. Quelli residenti a Lecce sarebbero stati riforniti di stupefacenti dai connazionali residenti al Nord. La droga sarebbe stata trasportata lungo la rotta Tangeri – Genova, occultata nel doppiofondo delle vetture. A riceverla nel Salento cinque marocchini, che si sarebbero occupati di avviarla allo spaccio facendo leva su una rete capillare.

Le intercettazioni telefoniche hanno dimostrato che questi gruppi criminali non operavano solo nel settore degli stupefacenti, ma anche nel traffico di armi e munizioni. Armi che venivano immesse nel mercato criminale dagli albanesi.

A dare una grossa mano agli investigatori sono le conversazioni telefoniche fra Ilir Meto, ritenuto uno dei leader dell’ organizzazione criminale albanese, ed Emanuele Macchia, il presunto referente salentino.

In un dialogo del 4 febbraio 2007, ascoltato dai finanzieri del Gico, si parla dell’ acquisto di un carico di stupefacenti da parte di un clan napoletano. Macchia sentiva sul collo il fiato degli acquirenti che gli mettevano pressione, e quindi sollecita Meto a sbrigarsi perché i napoletani non avrebbero sopportato un altro ritardo. Meto, alle pressioni del salentino, risponde così: “Lo so, lo so… veramente una brutta figura con loro… perché vengo oggi… vengo domani e infatti non… però mi devi credere…non so se anche lui ti ha spiegato qualcosa… io gli ho preparato… ce le ho tutte le cose… pronte però sono!”.

Il colloquio tra i due continua con le sollecitazioni di Macchia. Inoltre questi ricorda Meto di inviargli il “regalo”, una richiesta che non spiazza affatto quest’ ultimo che risponde così: “Non ti preoccupare perché ho una valigia piena di queste cose e nuove!”. Gli investigatori sono convinti che si parli di armi.

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