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Operazione Ticino: le rotte della droga in Lombardia

Di Anna Foti* il . Calabria, Lombardia

Un traffico internazionale di sostanze stupefacenti dal Sudamerica all’Italia, attraverso la Spagna è stato scoperto infatti dalla squadra mobile della questura di Brescia che questa mattina, nell’ambito dell’operazione “Ticino”, ha eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti “storici” del narco-traffico bresciano, alcuni dei quali pluripregiudicati e ritenuti vicini a clan ‘ndranghetisti della provincia di Reggio Calabria, Morabito e Papalia. Tra questi anche Pino Mazzaferro, personaggio di spicco della ‘ndrina di Lumezzane, nel bresciano.

Si tratta di cittadini, prevalentemente italiani, tutti pregiudicati e tutti indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, riciclaggio e ricettazione. Nel dettaglio sono otto cittadini italiani, sette dei quali originari della provincia di Brescia ed uno di quella di Piacenza, e di due cittadini stranieri, uno di nazionalità francese e l’altro rumeno. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno ripercorso e ricostruito un traffico di un centinaio di chili di cocaina. A dicembre già erano stati effettuati sequestri per 10 chili di droga, destinata ad approvvigionare il mercato del bresciano, del Veneto e del Nord Italia. Una cinquantina di poliziotti della Squadra mobile, del Reparto prevenzione crimine Lombardia, con l’aiuto di cani anti-droga, sono stati impegnati questa mattina nelle operazioni di cattura e perquisizione.

Quattro sono state, infatti, le perquisizioni domiciliari eseguite. Dalle indagini sarebbero emersi anche propositi di vendetta di un indagato contro alcuni magistrati del Distretto giudiziario della Corte di Appello Brescia, ritenuti responsabili del sequestro e della confisca di beni patrimoniali di sua proprietà. In particolare non è voluto entrare nel dettaglio della vicenda, il procuratore di Brescia, Nicola Maria Pace, Procuratore a Matera negli anni Novanta ai tempi delle indagini sul traffico di scorie radioattive condotte presso la Procura di Reggio dal pm Francesco Neri, coadiuvato dal compianto comandante Natale De Grazia.  L’ipotesi di ritorsione costituisce, infatti, una vicenda “collaterale” agli arresti e per altro “di competenza di altra autorità giudiziaria” riguardando, come parte offesa, magistrati bresciani.

Il capo della squadra mobile di Brescia, Riccardo Tumminia, dal canto suo, ha chiarito che il pericolo della ritorsione “non è di stretta attualita”, poiché le intercettazioni sono da ritenersi date rispetto all’attuale traffico di droga, oggetto della odierna operazione. 

*da ReggioTv

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