Demetrio Quattrone, una vita per l’etica
Il diritto alla verità ed il dovere della memoria. Libera prosegue nella sua missione di portare luce su storie di ordinario coraggio e di responsabile sacrificio. Era il 28 settembre 1991, quasi due mesi dopo l’assassinio del giudice Antonino Scopelliti a Campo Calabro (RC), quando un altro commando mafioso insanguinava ancora le strade di Calabria e poneva in essere un’altra esecuzione, questa volta nella frazione reggina di Villa San Giuseppe. Nel XX anniversario della morte dell’ingegnere Demetrio Quattrone e dell’amico trentenne medico omeopata che si trovava con lui, Nicola Soverino, Libera ricorda a Reggio Calabria, città dove è nato ed è stato ucciso Demetrio Quattrone, la figura del professionista evidentemente scomodo perché incorruttibile.
Il ricordo affidato ai figli, Rosa, Antonino e Maria Giovanna e al loro fianco Mimmo Nasone, il referente territoriale di Libera che ha promosso un convegno il cui titolo racchiude il senso del sacrificio di Demetrio Quattrone e della incolmabile perdita di un padre da parte di Rosa, Antonino e Maria Giovanna: “L’etica delle professioni”, un valore semplice ma ormai raro e prezioso. Ingegnere, a capo dell’Ispettorato del lavoro impegnato per conto della Procura di Palmi su perizie legate a reati mafiosi nella Piana di Gioia Tauro, Demetrio Quattrone fu ucciso all’età di 42 anni da de sicari nella frazione Villa San Giuseppe, a Reggio Calabria venti anni fa. Era il cugino di Franco Quattrone, allora segretario regionale della Dc e già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Lavoro.
Una storia che non deve apparire come tante solo perché racconta di un uomo e un padre che non c’è più o perché sui responsabili vi sia ancora mistero, ma perché in questa scomparsa è racchiuso il senso di malessere di un’intera epoca, ancora non conclusasi, e di un’intera comunità incapace di proteggere chi si batte quotidianamente, quindi in primo luogo nell’attività professionale che svolge, per l’affermazione della regole, la difesa di valori e principi e che, involontariamente ma responsabilmente, diventa esempio per i figli di sangue e per quelli della società sana. Diventa osservatore e precursore di quello che sarebbe stato. Gli scritti di Demetrio Quattrone, come ha evidenziato la figlia Rosa, infatti erano allora illuminanti, se qualcuno avesse voluto vedere, capire e intervenire, ed oggi sono assolutamente riscontrati.
Lucido il diritto rivendicato, già venti anni fa, ad un’etica pubblica nella pianificazione territoriale, negli appalti, nell’edilizia, dunque nella gestione della cosa pubblica nella libertà di gestirla nell’interesse comune. L’assenza di questa etica ha generato una piaga oggi dilagante. All’impegno dell’uomo che è stato Demetrio Quattrone si risponde con azioni concrete, piccole o grandi ma costanti e quotidiane, per un cambiamento in cui oggi molte più persone, almeno dicono, di credere e dichiarano di volere.
All’iniziativa di commemorazione a Reggio, moderata dal giornalista Giuseppe Baldessarro, presente Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Enza Rando, di Libera nazionale, Giuseppe Pignatone, procuratore capo della Repubblica di Reggio, poi anche il procuratore generale Salvatore Di Landro, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, il presidente del Tribunale, Luciano Gerardis, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, il prefetto dell’Agenzia per i Beni confiscati, Giuseppe Caruso, l’assessore alla Legalità della Provincia Eduardo Lamberti e Lucio Dattola, presidente della Camera di Commercio e tanti cittadini. Oggi alle ore 18 anche una Santa Messa proprio nella chiesa della frazione dove fu ucciso, Villa San Giuseppe a Reggio Calabria.
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