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Confisca Bruno: il processo

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Il clan mafioso della famiglia Bruno è stato demolito grazie all’operazione “Canali” messa a segno dai carabinieri del reparto operativo di Brindisi il 31 marzo del 2008, a seguito delle indagini avviate dai militari del nucleo investigativo nel 2005, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e concluse con l’esecuzione di 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti colpevoli di vari reati. Il processo di primo grado, svoltosi con rito ordinario davanti al Tribunale di Brindisi, ha portato alla condanna a 24 anni di reclusione di Andrea Bruno. Anche gli altri membri dell’associazione criminale, alcuni dei quali processati con rito abbreviato, sono stati duramente colpiti da pene detentive pesanti.

L’11 luglio di quest’anno, il collegio giudicante presieduto dal giudice Francesco Aliffi, Vittorio Testi e Luca Scuzzarella a latere, ha emesso il verdetto più atteso: nove condanne in tutto, per un totale di centosei anni di carcere e tre assoluzioni, contro le undici condanne e una assoluzione invocate il 28 maggio scorso dal pm Milto De Nozza, che aveva richiesto in tutto 197 anni di pene. In questa sentenza del primo grado di giudizio, la pena più severa è quella riservata al capo-clan: 26 anni (la richiesta del pm era di 30). A seguire le pene inflitte agli altri imputati: Emanuele Melechì, 42 anni, di Torre Santa Susanna, condannato a 19 anni (pena invocata 29 anni); Vito Fai, 45 anni, di Tuturano condannato a 17 anni (22 anni la richiesta); Piero Fai, 30 anni, di Tuturano condannato a 13 anni (pena richiesta 19 anni); Daniele Melechì, 37 anni, detto “Zumpa Nana” o “Il Grosso”, di Torre Santa Susanna condannato a nove anni e tre mesi (pena richiesta 18 anni); Cosimo Melechì, 36 anni, di Torre Santa Susanna, condannato a sette anni (pena richiesta 17 anni); Cosimo Damiano Torsello, 74 anni, detto “U Poppitu”, nato ad Alessano e residente a Torre Santa Susanna, condannato a cinque anni (pena richiesta 12 anni); Antonio Carluccio, 41 anni, di Torre Santa Susanna, condannato a tre anni (4 anni e 2mila euro di multa invocati dall’ accusa). Tre assoluzioni: Giuseppe Fai, 28 anni, di Tuturano (pena richiesta 17 anni); Graziano Fai, 26 anni, di Tuturano (pena richiesta 17 anni) e Amerigo D’ Abramo, 30 anni, di Torre Santa Susanna, per il quale anche lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione. La sentenza ha alleggerito la posizione di Vincenzo Bruno, 30 anni, di Torre Santa Susanna, figlio del boss Ciro, condannato a sette anni contro i dodici invocati dall’accusa. Cadono due accuse pesantissime a suo carico, soprattutto cade l’imputazione di 416 bis.

Secondo i giudici non era parte organica del clan guidato dallo zio o, per lo meno, non ci sono prove sufficienti a dimostrare la tesi dell’accusa. Per Vincenzo Bruno e Vito Fai, quest’ultimo trait d’union dei torresi a Tuturano, è venuta meno l’aggravante di aver ricoperto nell’associazione a delinquere, il ruolo di promotori.

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