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II giornata del Meeting dei giovani per la pace

Di redazione il . Umbria

Con i tempi dettati da una notte trascorsa in sacco a pelo con centinaia di altri ragazzi e ragazze in un padiglione di Umbria Fiere prendono il via verso le 10 le attività della seconda giornata del Meeting. La macchina è ormai rodata, i giovani hanno tutti il programma in mano e sanno dove dirigersi: hanno fatto la loro scelta e vanno a seguire una delle 18 iniziative organizzate per la prima fascia oraria. Il programma rappresenta un mondo più ampio di quello che entra nell’orizzonte dei più: l’Africa che non appare nei mass media entra al Meeting attraverso la voce delle donne e la loro forza. Parla Mathilde Mwamini Muhindo, che racconta i quindici anni di guerra che hanno martoriato la Repubblica Democratica del Congo, e le violenze che lei stessa ha subito. Le donne africane sono la spina dorsale del continente; la maggior parte di noi non lo sa, ma sono organizzate in associazioni e intervengono da protagoniste nell’educazione, nell’economia – con i progetti di microcredito – e nella prevenzione dei conflitti. Cipsi e Chiama l’Africa raccolgono la voce di Mathilde e portano avanti la campagna che vuole l’assegnazione del premio Nobel per la pace alle donne africane.
A pochi metri di distanza l’Afghanistan viene raccontato di prima mano, a pochi giorni dalla conclusione della prima missione pacifista nel paese, che è stata innanzitutto un incontro con la società civile. “Proseguiamo su questa strada” – raccomanda Emanuele Giordana, di Afgana. Interviene anche Paul Arpaia, dell’associazione americana delle vittime dell’11 settembre, a dimostrare che un dialogo è possibile. Il messaggio trasversale che emerge dai laboratori e seminari a Bastia Umbra è che la persona deve essere rimessa al centro: “a pagare il prezzo dei conflitti armati è sempre più la popolazione civile” – dice Daniele Aronne, di Operazione Colomba. “Ma l’alternativa al linguaggio delle armi è possibile con i corpi civili di pace”, e racconta l’esperienza di Attuani, in Cisgiordania dove sono presenti dal 2004.
Non può mancare il Medio Oriente nei giorni in cui si attende il voto alle Nazioni Unite per il riconoscimento dello stato di Palestina. Riconoscimento chiesto a gran voce nel corso del seminario dedicato alla pace in Medio Oriente, cui hanno partecipato tra gli altri Yousef Nasser, sindaco di Birzeit, Palestina, e Jafar Farah, dell’associazione Mossawa di Haifa, Israele. Anche qui è la società civile ad essere messa in evidenza: “lavoriamo con le associazioni che anche in Israele chiedono la pace nella giustizia”, auspica Luisa Morgantini, dell’Associazione per la pace. Negli spazi che si sono occupati della realtà italiana,  il Movimento nonviolento ha promosso un dialogo tra i giovani del 1961 – anno della prima marcia Perugia-Assisi – e i giovani del 2011. Daniele Lugli , vent’anni nel ’61, ricorda colui che l’ha voluta e organizzata: quell’Aldo Capitini, che  nel Meeting vede una delle rare occasioni di riacquistare la notorietà che meriterebbe.
I giovani presenti al Meeting lo fanno da protagonisti: propongono idee e soluzioni, si immedesimano in situazioni che non hanno vissuto direttamente, si cimentano al microfono di Umbria Radio per la prima volta. Soprattutto si incontrano di persona: “non è possibile conoscere il mondo viaggiando in rete”, afferma Giuseppe Giulietti, di Articolo 21. “L’assemblea civica è insostituibile”, e solo con la conoscenza e la buona formazione si può battere la cattiva informazione, quella che quotidianamente ignora i temi che hanno portato qui migliaia di giovani. L’immenso padiglione 9 di Umbria Fiere è stranamente tranquillo, dopo le attività di ieri. Ma solo per poco: tra qualche ora ospiterà l’assemblea plenaria conclusiva.
a cura di Cecilia Porro

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