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Salento: fiumi di droga dall’Albania

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Dal porto albanese di Valona la droga giungeva in grosse quantità nel Salento a bordo della nave-traghetto “Veronica line”. Gli stupefacenti venivano nascosti dagli albanesi, assai esperti di traffici di droga, nei copertoni dei Tir che venivano imbarcati. I carabinieri hanno sequestrato oltre 300 chili tra marijuana, cocaina, eroina ed hascisc, destinati non solo alle “piazze” del Leccese, ma anche ad altre importanti città come Roma, Milano e Firenze, passando per Bari, e più a Nord per Monza e Treviso. L’indagine è partita nel 2007 dopo l’arresto di uno spacciatore a Borgo San Lorenzo di Firenze. La procura leccese, tramite i sostituti Giuseppe Capoccia e Guglielmo Cataldi, ha emesso dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere. Altre tredici dello stesso tipo, nell’ambito di un altro filone dell’ inchiesta, sono state prodotte dai magistrati della Procura milanese.

Per ottenere il risultato finale sono stati necessari quattro anni di lavoro (pedinamenti, appostamenti, riprese fotografiche e televisive, ma soprattutto intercettazioni telefoniche ed ambientali), perché a capo dell’organizzazione c’erano quattro insospettabili che non è stato facile incastrare. Si tratta dei fratelli Luigi Cosimo, Salvatore, Ezio, ed Osvaldo Cosimo Primiceri, tutti di Casarano, titolari, fra Matino e la stessa Casarano, di quattro società di trasporti operanti su tutto il territorio nazionale ed europeo, e sempre a Matino, di una società di navigazione, la “Fergomline de Italia”. Luigi Cosimo si è costituito in un secondo momento, al rientro dall’ Albania, mentre gli altri tre sono finiti subito dietro le sbarre del carcere leccese di borgo San Nicola.
Sia i Tir su cui veniva nascosta la droga, sia la nave-traghetto “Veronica line” che li trasportava, sono di proprietà dei quattro fratelli. La “merce” arrivava così nel porto di Brindisi e da qui veniva smistata da ignari autisti in due depositi: uno a Casarano e l’ altro a Surbo, sempre di proprietà dei germani.

Su ordine del giudice delle indagini preliminari Ines Casciaro, sono finiti sotto sequestro il natante e la società di trasporti, assieme ad un parco mezzi di tutto rispetto (79 fra Tir, furgoni, autocarri, auto, rimorchi e semirimorchi). La stessa Dott.ssa Casciaro ha firmato le ordinanze in carcere per i Primiceri e per otto cittadini albanesi. Il sequestro preventivo è del valore di oltre venti milioni di euro. La parte salentina dell’inchiesta è stata condotta dagli investigatori della Compagnia dell’ Arma di Casarano (guidati dal capitano Dario Vigliotta e dal tenente Gaetano Roberto Mitola) e dal Nucleo investigativo di Lecce (comandato dal capitano Biagio Marro). Proficua la collaborazione con i colleghi di Firenze. Su tutto il territorio nazionale sono state denunciate 101 persone a piede libero.

Certosino il lavoro svolto dagli inquirenti che hanno monitorato i movimenti dei fratelli Primiceri, sia quando si recavano a Brindisi per imbarcarsi sulla “Veronica line” diretta a Valona, sia quando si spostavano nelle varie città italiane, Roma su tutte, per incontrare i trafficanti albanesi. Un lavoro tenace che ha smascherato il sistema escogitato per importare le droghe leggere ma anche cocaina ed eroina. Così hanno appurato che i quattro fratelli si esponevano in prima persona, o tramite ignari autisti, nella consegna delle sostanze stupefacenti e persino nella riscossione dei profitti. Da sottolineare che nel corso dell’indagine, i carabinieri hanno compiuto, tutti nel 2009, cinque sequestri di droga ed arrestato sette corrieri, sei albanesi ed un italiano. Il 24 marzo a Brindisi, 100 chili di marijuana. Cinquantadue chili della stessa sostanza il 27 aprile a Casarano. Altri 17 grammi nelle ruote di un Tir dei Primiceri, il 27 maggio a Gioia del Colle. A Brindisi, il 15 luglio, quasi quattro chili di eroina. Sempre a Brindisi, il 23 ottobre, 143 chili di marijuana nelle ruote di un rimorchio dei fratelli Primiceri. I Primiceri hanno delegato la loro difesa agli avvocati Luigi Corvaglia e Vincenzo Venneri.

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