Napoli: “Puliamo il mondo”, si parte dal quartiere di Barra
Degrado e abbandono, tra rifiuti e indifferenza di tanti. Siamo a Barra, quartiere ad est di Napoli. Una di quelle zone dove è ben visibile la fatiscenza della legalità e della giustizia. Un contenitore sociale, tra i primi, a risentire oggi dell’emergenza rifiuti, domani della oppressione camorristica. Ma l’altra mattina, quello che Barra ha saputo dimostrare, è la voglia di impegnarsi ma soprattutto di sporcarsi le mani. Bambini del quartiere, cittadini comuni e poi tanti volontari delle cooperative “In-lusio” e “Il Tappeto di Iqbal” e delle associazioni Legambiente e Libera, si sono, infatti, dati appuntamento in una zona ancor più periferica del quartiere. Attorno alla Cassa Armonica che sorge in via Ciccarelli, hanno animato la campagna nazionale di Legambiente “Puliamo il mondo”.
Si sono realmente sporcati le mani garantendo la pulizia delle aeree circostanti di via Ciccarelli. Tra copertoni, pneumatici, ingombranti di ogni genere, in quegli stessi spazi dove giocano e passano le loro giornate, i bambini ed i ragazzi di Barra hanno dimostrato di sentire come propri quegli spazi cittadini. «Viviamo qui e quindi tutto questo è anche nostro e dobbiamo anche pulirlo se è il caso» ha detto una ragazzino, con un atteggiamento di chi ha ben compreso la responsabilità che poggia sulle spalle di una comunità civile e corresponsabile, mentre faticosamente trasportava un sacco pieno di immondizia. E la fatica non è solo quella fisica ma soprattutto quella mentale di chi anche in queste occasioni deve far tutto “guardato a vista”. Sono quartieri, questi come Barra, in cui se ti muovi, se parli e se agisci, è perché non stai dando fastidio. Altrimenti corri il rischio di essere fermato.
Ma c’è anche chi lavoro sotto voce. C’è chi, in questi quartieri del degrado e del mutismo, urla senza farsi sentire. Chi mostra la forza fisica delle idee contro la prepotenza di motociclette di grossa cilindrata che ti passano vicino per controllare cosa stai facendo. C’è chi, anche a Barra, lavora per dimostrare ai giovani che quelle terre nelle quali vivono, seppure l’evidenza dice tutto il contrario della speranza, ci sono alternative. Sono i ragazzi delle coop “In-lusio” e “Il tappeto di Iqbal”. Giocolieri, trampolieri, animatori circensi riversati per le strade dei quartieri periferici napoletani, a raccogliere fiori giovanissimi che non hanno ancora le spine per proteggersi dai retaggi di chi, senza scrupoli, li arruola e non guarda in faccia neanche l’innocenza che dovrebbe giocare e avere il diritto di crescere. Ma sono anche i ragazzi che, sacrificando questo periodo estivo, hanno rimesso completamente a nuovo un semiconvitto, gestito dalle coop, e che ospita i giovani della zone adiacenti.
Dal ripristino delle mura, fino all’installazione di cucine a norma, che hanno superato i controlli dell’Asl, i ragazzi della “Edilgiocolieri” cosi si fanno chiamare, hanno lavorato a regola d’arte. Legalmente e nel rispetto di loro stessi. Dunque si prova a scrivere, sui muri di questi quartieri, l’alternativa. Ed una di questa è proprio quella di ricominciare dai luoghi che sono stati sottratti dalla criminalità organizzata. Interi quartieri e strade e parchi. Punti di incontro e di aggregazione sociale che calati nelle realtà periferiche di Napoli, diventano punti di appoggio per le attività illecite della camorra. Ecco quindi che oggi, in via Ciccarelli, a Barra, scorgere le bandiere di Legambiente, i volontari all’opera con attrezzi da lavoro, i furgoni dell’Asia (Azienda servizi igiene ambiente), è stato il segnale di una cittadinanza che vuole riprendersi i propri spazi e le proprie piazze, cercando di contribuire non solo materialmente ma anche culturalmente. I
nfatti, in questi stessi quartieri e anche nelle altre regioni d’Italia, come in Toscana, la coop ispirata al nome del bambino operaio, sindacalista e attivista pakistano, Iqbal Mashi, porta in scena uno spettacolo teatrale “Lui chi è?”. Un’opera realizzata dagli stessi ragazzi di Barra. Sono loro a parlare di stereotipi e luoghi comuni delle loro stesse terre. Sono loro che denunciano l’atteggiamento di indifferenza del resto della comunità, cittadina e politica, a quello che accade ai margini. Disattenzione che alimenta sempre più un processo di ghettizzazione, ancor più aggravato dalla distanza rispetto al centro città ma soprattutto dalla distanza rispetto modelli socie-educativi diversi con i quali poter fare un confronto e magari scegliere. Ecco allora il lavoro di questi ragazzi. Abituare alla scelta e al confronto. Rafforzare le mura contro la camorra. Fare squadra insieme per puntare ad un’idea di cambiamento che non è impossibile raggiungere. Ma bisogna ripartire dalle nostre terre con decisione e responsabilità.
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