Ustica: sentenza storica
“100milioni ai familiari delle vittime”, è una cifra record, mai riconosciuta in Italia: sul banco degli imputati i dicasteri di Difesa e Trasporti. Le motivazioni: “Non garantirono la sicurezza del volo e depistarono l’accertamento dei fatti”. Lo ha scritto un tribunale, la terza sezione civile di Palermo: i ministeri della difesa e dei trasporti si macchiarono di “omissioni e negligenze” e, dopo la sciagura, operarono in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità. Per questo i dicasteri dovranno rifondere un risarcimento record – 100 milioni di euro, più interessi e oneri accessori – ai parenti delle persone che morirono nella strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980.
Risarcimento che costituisce un caso più unico che raro nella giurisprudenza italiana. E’ per questo che il sottosegretario alla “difesa dei soprusi di Stato” Carlo Giovanardi,come sempre capita in queste occasioni, non ha perso tempo e subito ha annunciato che farà ricorso contro questa sentenza-ordinanza in nome dello Stato e contro i cittadini- vittime che lo Stato dovrebbe rappresentare. Da sempre fiero assertore della “teoria della bomba”, ossia che a far precipitare il Dc-9 Itavia di Ustica sia stata un’esplosione avvenuta all’interno della carlinga, il sottosegretario Carlo Giovanardi in una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi, ha definito “inaccettabile” il pronunciamento dei giudici, sostenendo che questo “butta a mare 31 anni di perizie e di processi”.
Il sottosegretario ha la memoria corta perché la sentenza palermitana, emessa lunedì, motiva il risarcimento sulla base della ricostruzione della strage di Ustica fatta dal giudice istruttore Rosario Priore, secondo il quale la sera del disastro era in corso – attorno al velivolo in rotta da Bologna a Palermo – una vera e propria battaglia aerea tra velivoli militari (di qui la convinzione che ad abbattere il Dc-9 sia stato un missile). La stessa ricostruzione fu poi alla base della sentenza di primo grado nel processo penale, che si concluse con la condanna dei vertici della Difesa e dei Trasporti per aver ostacolato le indagini e per essere venuti meno al dovere di tutela di un aereo civile. Successivamente, le sentenze d’appello e di Cassazione ribaltarono l’impianto accusatorio e si conclusero con l’assoluzione degli imputati.
“Inaccettabile”, secondo la presidente dell’Associazione famigliari delle vittime Daria Bonfietti, è al contrario “che Giovanardi continui a distorcere i fatti a nome del Governo. C’è una sentenza istruttoria del giudice Priore che risale al 1999, e in base a quella il giudice di Palermo ha detto che i cittadini non sono stati difesi dallo Stato. Anche Giovanardi, invece di disquisire sul giudice monocratico, ne prenda atto”. Secondo Daria Bonfietti, poi, è “una bugia sostenere che solo la Libia non ha risposto alle rogatorie. Alle ultime non hanno risposto Francia, Usa, Belgio e Germania – ha ricordato – e quando ne abbiamo chiesto conto al Governo quanto non ci ha neppure risposto. Quella di Palermo è una sentenza di elevato spessore civile. È molto positiva perché dissipa una parte abbondante dei dubbi che ancora ci sono sulla vicenda e sulle responsabilità di quanto nascosto in tutti questi anni. Si dà inoltre ragione alle conclusioni a cui giunse il giudice Priore quando parlò di scenario di guerra. La sicurezza non venne garantita, in particolare in una tratta, che va sotto il nome di “Punto Condor”, una zona ad alto rischio, dove si concentravano attività militari ufficiali e ufficiose”.
La sentenza ribadisce un altro principio importante: i familiari delle vittime negli anni successivi al disastro vennero sottoposti a quella che è stata chiamata nei documenti giudiziari la “tortura della goccia cinese”, uno stillicidio di alterazioni di documenti, omissioni, segreti di Stato tali o presunti, menzogne. In altre parole “depistaggi”, quelli che non si riuscì ad accertare in sede penale. Proprio questa “tortura” è alla base del pezzo di risarcimento che va ad aggiungersi ai 100 milioni e che viene chiamato “oneri accessori”. Si tratta in pratica del riconoscimento di un danno continuato e non estinguibile che va oltre il lutto provocato dalla perdita di un parente della strage aerea.
“È una sentenza straordinaria”, aggiunge Daniele Osnato, uno degli avvocati che ha rappresentato i familiari delle vittime. “Lo è per una serie di ragioni. In primo luogo l’importo difficilmente equiparabile rispetto a pronunciamenti precedenti. Ma soprattutto lo è perché attesta che i dipendenti dei ministeri della difesa e dei trasporti non solo non hanno protetto un volo civile, ma hanno agito in modo da rendersi colpevoli della negazione della verità. Hanno taciuto su quanto sapevano e hanno fatto in modo che in 31 anni non fosse possibile arrivare a un accertamento definitivo dei fatti. Ora è scritto nero su bianco”.
E ora si apre la questione degli archivi di Tripoli. La guerra in Libia e il rovesciamento della dittatura di Gheddafi potrebbero avere una coda che riguarda anche la strage di Ustica. Nei giorni scorsi, Le Monde aveva raccolto le dichiarazioni di Peter Bouckaert, direttore del settore emergenze di Human Rights Watch, che aveva iniziato a consultare quanto contenuto negli archivi dell’intelligence libica. Il quotidiano francese aveva dato particolare rilevanza a una serie di “extraordinary rendition” effettuate dagli americani della Cia, ma aveva accennato anche a documenti che riguarderebbero quanto avvenne nei cieli italiani il 27 giugno 1980. Al momento non è agevole capire esattamente quali notizie contengano quei documenti, ma non si può escludere che possano parlare dell’aereo francese nascosto sulla scia del Dc9 dell’Itavia, presunto responsabile dell’abbattimento del volo civile italiano.
E si spera che in Libia la normalizzazione della situazione possa presto permettere la consultazione di questi documenti. Daria Bonfietti lancia un appello: “Il governo italiano deve essere in prima linea nel richiedere e farsi consegnare quei documenti. Non possiamo permettere che vengano presi dai francesi e dagli americani perché il rischio è quello che siano sottratti o alterati contribuendo ancora una volta ad modificare la verità dei fatti”
da Articolo21
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