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L’ultimo chiuda la porta

Di Roberta Marilli* il . Sicilia

Come ogni otto settembre, riprendiamo gli aggiornamenti con l’ultimo editoriale del direttore di Step1. Da oggi non firmerà più questo giornale che, dopo lo sfratto voluto dall’Ateneo, non ha più né sede né redattori

Cari lettori,

questo è il mio ultimo editoriale su Step1. Stamattina ho inviato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania le mie dimissioni da direttore di questa testata. Ho preso questa decisione dal momento che mi è impossibile continuare a svolgere il mio lavoro. Come sapete, la redazione non ha più una sede. Da giugno scorso un atto firmato dal direttore amministrativo dell’Ateneo, Prof. Lucio Maggio, impedisce a chiunque l’accesso all’aula 24 dell’ex Monastero dei Benedettini di Catania prima che essa venga messa a norma. Mi duole comunicarvi che, nonostante le rassicurazioni, i lavori non sono ancora iniziati.

Come ha acutamente rilevato il rettore dell’università di Catania, Prof. Antonino Recca, non è impossibile per un giornale online continuare ad esistere e ad essere aggiornato anche in assenza di una sede fissa. Il Magnifico non ha tutti i torti. Grazie alle moderne tecnologie, al giorno d’oggi molti lavori, probabilmente perfino quello di rettore, possono essere svolti da casa o da un internet point. E tuttavia, soprattutto per la redazione di un magazine – palestra di giornalismo –  uno spazio fisico comune rappresenta un’esigenza più che un’opzione.

L’aula 24 per anni ha ospitato riunioni, lezioni, seminari, attività di laboratorio, confronti costanti (agli orari e ai giorni più impensabili) tra i tutor professionisti e gli aspiranti giornalisti. I due computer e la linea telefonica – i soli beni che, insieme a un paio di scrivanie e qualche sedia, ci sono stati dati in uso dalla facoltà-  hanno assicurato il normale lavoro redazionale che i giornalisti-studenti sono quotidianamente chiamati a svolgere. Tocca esser franchi. Sin da subito la Facoltà si è attivata per trovare una sede alternativa per l’associazione U-press, sfrattata anch’essa dall’aula 24. Insomma, non sarebbe stato di certo impossibile trovare l’ennesima soluzione provvisoria e conciliante, in attesa di un chiarimento definitivo dei rapporti tra l’Università e questa testata.

Il fatto è che, nel corso dell’estate, è sopraggiunta un’altra difficoltà, questa davvero insormontabile. Step1 ha perso la componente più importante: i suoi redattori. Stanchi di sentirsi un peso e un fastidio per l’Università che li ha formati, i dodici giovani che rappresentano ormai da tre anni il nucleo vitale della redazione, hanno deciso di non lavorare più per Step1.

Non parlo per loro, che se vorranno (e vorranno, statene certi) spiegheranno da soli il motivo del loro addio. Immagino – perché li ho avuti anch’io non troppo tempo fa – che a vent’anni si sia meno disposti ad indugiare nel limbo di risposte e confronti mai avvenuti. Un limbo nel quale tanti all’interno dell’ateneo catanese sembrano comodamente intrappolati. Del resto, rispetto ad altri, studenti ed ex studenti hanno ben poco da perdere e troppo poco da aspettarsi. Cari lettori, vi ringrazio per la pazienza, la costanza e l’entusiasmo con cui ci avete seguito non risparmiandoci né critiche, né lodi.

Ringrazio il coordinatore della redazione Gianfranco Faillaci, che è stato il vero maestro di tutti, me compresa, e che ha condiviso con me un’enorme mole di lavoro. E grazie all’altra vulcanica tutor, Rosa Maria Di Natale: ha portato in redazione la sua professionalità, il suo occhio critico, la sua inesauribile energia. Un ringraziamento va anche allo straordinario Salvo Scibilia, ai redattori di iblalab e al loro coordinatore Marco Moriggi. E poi ancora grazie a Francesco Grasso (per noi molto più che un webmaster) e ad Antonio Pioletti, il preside che accolse con entusiasmo l’idea di Enrico Escher di far nascere dentro la facoltà di Lingue e Letterature straniere di Catania una radio e un magazine online fatti dagli studenti. Un esperimento folle e visionario (eppure dannatamente concreto e necessario) che negli anni ha visto formarsi e crescere numerosi, poliedrici, straordinari talenti.

Un grazie speciale va a Luciano Granozzi. In tutti questi anni ci è stato accanto, sollecitandoci a volare alto e a non rimanere impigliati nella vischiosa ragnatela dell’attuale realtà dell’università catanese. Un prof straordinario che, insieme ad Escher e Gianluca Reale, ha dato vita a Step1 e a Radio Zammù. Come forse saprete, i nostri “cugini radiofonici” non sono più dentro al Monastero dei Benedettini ed ora si trovano ad affrontare nuove sfide, chi da una parte, chi dall’altra. Scommetto che non farete fatica a ritrovare nell’etere o sul web la loro musica e le loro parole.Anche a loro il Rettore deve ancora delle risposte. Infine, ringrazio tutti i redattori e i collaboratori del giornale, uno ad uno. I loro progressi, le loro speranze, i loro sogni mi ripagano dei tanti pezzi di giorni e di notti che ho ritagliato alla mia vita per dedicarli a Step1.

Molti di questi ragazzi sono ancora qui, a Catania. Alcuni di loro continueranno sulla strada del giornalismo (me ne assumo, in parte, la responsabilità!). E’ inevitabile, del resto: ci sono ancora troppe storie da raccontare in questa città. Ripenso alle centinaia di articoli, speciali, video, reportage e inchieste che ho commissionato o che mi sono arrivati su proposta dei redattori (i più belli). Eppure dovessi dire quanto tempo è passato dal primo che ho ricevuto non saprei dirlo. Non sono mai stata brava con le date. Non ricordo più neanche il giorno in cui sono diventata il direttore di questo giornale. Anzi la “direttora”, come la redazione ha deciso di chiamarmi sin dall’inizio.

Una cosa, però, me la ricordo. Il titolo del mio primo editoriale. Si intitolava Sulla strada. Come sempre in questo mestiere, è da lì che bisogna ripartire. Ed è da lì che ripartiremo. Bene! A questo punto, non mi rimarrebbe che chiudere simbolicamente la porta dell’aula 24, ormai vuota e silente, alle mie spalle. Ma i battenti sono già da tempo sbarrati e, a guardarla da fuori, quella celletta al piano terra del Monastero dei Benedettini assomiglia a una delle tante officine artigianali costrette a chiudere dalla crisi.

Il fallimento, però, non è certo di chi quel progetto l’ha fatto nascere, né dei tutor, né, soprattutto, degli studenti che, dal 2004 ad oggi, hanno fatto parte, orgogliosamente, di Step1.

*da Step1

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