Gli italiani e il labirinto
Basta prendere in mano una qualsiasi prima pagina dei giornali degli ultimi mesi per rendersi conto di come il Paese si stia avvitando inevitabilmente su se stesso. Oppure basta salire su un mezzo pubblico e mettersi in ascolto, per cogliere il senso dei discorsi delle tante persone che si incontrano quotidianamente, dove la sfiducia verso tutti e tutto è la costante di ogni chiacchiera più o meno frivola. Sotto la minaccia di un terribile Minotauro – a cui ognuno può attribuire le fattezze che vuole, tanto il risultato, purtroppo, non cambia sia che si tratti della recessione, o della sicurezza personale e dei conflitti mondiali, della malattia o della fame – sembra proprio che gli italiani non sappiano più uscire dal labirinto nel quale si sono infilati ormai da tempo.
Non si riesce cioè a trovare la via d’uscita da una crisi che non è soltanto economica, ma – come ricorda sempre don Ciotti – è una crisi etica e valoriale, ben più allarmante e devastante per gli esiti sulle future generazioni. Non c’è dubbio che ad aggravare la situazione economica, condivisa con il resto del mondo in questo momento, vi sia uno specifico tutto italiano che vede corruzione pubblica e vizi privati pericolosamente mescolati in un mix esiziale per la tenuta complessiva del sistema repubblicano, così come era stato pensato e realizzato dai padri costituenti.
L’attacco frontale alla magistratura condotto dal premier Berlusconi fin dalla sua discesa in campo, che viene definito dai suoi supporter la giusta reazione ad una ingiusta persecuzione; l’imposizione della volontà della maggioranza al Parlamento, portata avanti a colpi di voti di fiducia, anche in un tempo in cui sarebbe più utile il confronto e la condivisione; le necessarie misure economiche che vanno prese per uscire da questa fase; il mercimonio ripetuto ed aggravato delle istituzioni e delle cariche pubbliche che emerge quotidianamente dalle intercettazioni e dalle inchieste di diverse procure che colpiscono la maggioranza quanto l’opposizione; il malaffare generalizzato che ha provocato danni all’ambiente, al territorio e alle persone; l’idea che basti avere un santo in Paradiso per aver fortuna nella vita e tanto altro ancora.
Questo sommario elenco, tutto italico, cerca di spiegare come ai fattori strutturali dell’economia mondiale così come l’abbiamo conosciuto finora – di fatto terminato definitivamente nel momento del sorpasso dei colossi asiatici ai danni degli Stati Uniti e delle altre potenze occidentali – si debbano sommare gli effetti perversi delle tante piccole discrasie italiane. Sembra ormai del tutto smarrito il senso dello stare insieme, perché il continuo attribuire maggiore rilevanza all’appartenenza di partito, di fazione, di casta e così via ha portato gli italiani a dividersi per ogni questione, ma anche pericolosamente sull’orlo del baratro.
Lo scenario è reso ancora più complesso dalla presenza costante e asfissiante di una criminalità mafiosa che ormai si è fatta sistema economico soprattutto nelle regioni del nord. Le inchieste delle DDA di Milano e Torino, alcune delle quali giunte in aula, testimoniano l’avanzate delle cosche in Lombardia e Piemonte. Segnali negativi in tal senso non mancano dall’Emilia Romagna e dalla Liguria, mentre il Veneto sembra rimanere ancora una enclave inespugnabile, forse.
I segnali positivi di un’altra Italia che non si rassegna non mancano, ma stentano ad emergere, come sempre. Solo un esempio: oltre quattromila giovani si sono spesi durante l’estate nei campi di volontariato di “E!State Liberi” promossi da Libera in tutto il territorio nazionale e la straordinaria testimonianza di impegno civile offerta difficilmente è riuscita a bucare gli schermi televisivi e a finire in prima pagina. Il mondo dell’informazione stenta a raccontare il negativo e il positivo che c’è con il giusto e doveroso approfondimento, diviso com’è tra gelosie e rivalità e sottoposto a tentativi di imbrigliarne per sempre la libertà con bavagli e divieti.
In questo senso, oggi più che mai, la scommessa lanciata da Libera e raccolta e sviluppata da Roberto Morrione e da Libera Informazione sono quanto mai attuali. Nei prossimi mesi avremo pronti e disponibili tre nuovi dossier: uno dedicato all’Emilia Romagna, un altro all’Umbria, mentre il terzo si propone di rilanciare i contenuti dell’ultima battaglia condotta da Roberto, quella per la tutela dei giornalisti dalle querele temerarie in sede civile. Attorno a questi nuovi materiali organizzeremo iniziative pubbliche per proporre analisi e dati utili alla comprensione del fenomeno mafioso come si struttura in regioni a non tradizionale presenza di criminalità organizzata, quali Umbria ed Emilia Romagna e a proporre un nuovo impegno per tutta la categoria giornalistica, nel segno della coraggiosa denuncia di quanto non va nel nostro Paese. E poi il lavoro quotidiano con il portale e gli altri progetti in cantiere.
Noi ci siamo e vogliamo fare la nostra parte. Certo, ci fosse Roberto sarebbe più facile trovare le giuste indicazioni per uscire dal labirinto..
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