Lecco, concluso il campo di Libera sui beni confiscati
Vorrei concludere la serata con tre “grazie” e tre auguri di prospettiva. Il primo grazie: ai ragazzi e alle ragazze del campo – dico il loro nome, perché quando conosci il nome di una persona, la devi ricordare: Francesca, Luca, Susanna, Laura, Giovanna, Lorenzo, Michele, Eva, Cristina, Marilena, Chiara, Simone, Rosanna, Agostino – e a tutti i membri del coordinamento lecchese di Libera. Ricordo che oltre alle associazioni e le scuole, possono aderire a Libera anche le singole persone. Grazie per gli incontri, le relazioni tra voi e la gente incontrata ogni giorno, gente comune, operatori del sociale, membri delle Istituzioni, forze dell’ordine, insegnanti, giovani come voi. Grazie per il vostro lavoro concreto, che sporca le mani e i vestiti, lavoro che ha ripulito e riaggiustato dei luoghi sporchi – in tutti i sensi. Grazie a quanti, membri di Libera, si sono impegnati generosamente per rendere possibile questo inizio promettente di lavoro sulle nostre terre che, come abbiamo ascoltato anche questa sera, sono attraversate da gente di mafia.
Il secondo grazie: alla gente incontrata – davanti nei luoghi del lavoro del campo, alla tenda della memoria, nei pomeriggi e nelle serate – tanta gente, giovani e anziani, famiglie e cittadini italiani e stranieri: curiosi, interessati a capire, a dire basta agli intrallazzi, alla disonestà, agli affari sporchi che vanno a vantaggio di pochissimi e a danno di molti. Gente normale, che chiede giustizia, sicurezza e legalità. Un’Italia che davvero vuole cambiare sguardo.
Il terzo grazie: alle Istituzioni, in particolare ai Comuni e alla Prefettura. Quindi allo Stato, a alle parti dello Stato che sono irrinunciabili alla vita democratica delle nostre comunità ma anche perché il “ciclo” che permette di trasformare il beni confiscati alla criminalità organizzata in “beni socialmente utili” è questo: Magistratura/Forze dell’Ordine Confisca e Assegnazione al Comune Progetto e affidamento pubblico ad associazioni e cooperative. Dunque senza la volontà e il lavoro delle istituzioni i beni non possono essere “restituiti”.
Ecco perché Libera, stimola e collabora con le Istituzioni affinché i beni confiscati non restino per anni, o per sempre, inutilizzati. E in questo territorio – dove abbiamo lavorato con il campo – abbiamo trovato Sindaci, assessori e funzionari con cui abbiamo collaborato concretamente e con ottimi risultati: come Costa M., Lecco, Galbiate, Valmadrera. Altri – visto che in provincia di Lecco ci sono almeno altri 6-7 Comuni che hanno beni confiscati – andranno sollecitati ancora un po’, con l’aiuto dei loro cittadini. Approfitto della presenza, questa sera, del signor Prefetto per offrire la disponibilità di Libera a collaborare alla Commissione che eventualmente sarà attivata nella Prefettura per risolvere gli eventuali problemi relativi all’utilizzo dei beni confiscati, come è previsto nella recente circolare del Ministero dell’Interno.
L’esperienza positiva di questo primo campo in Lombardia, ci spinge a ragionare sulla possibilità di ripetere anche nei prossimi anni questa esperienza, come i campi di Libera nelle regioni del nostro Sud.
E i tre auguri. Il primo augurio ai volontari del campo e a tutti gli amici del coordinamento lecchese di Libera. Ai volontari che possano tornare alle loro terre, ricchi di questi incontri e della nostra ospitalità, per continuare nell’impegno quotidiano – nello studio e nel lavoro – con quella leggerezza, serenità e disciplina di questi giorni li ha sempre accompagnati. E a noi. Adesso siamo partiti, credo che siamo partiti bene. Ma Libera non è nata per celebrare – nei campi o nella giornata della memoria. Quindi un augurio a continuare nell’impegno sul nostro territorio, nelle scuole e con i Comuni affinché ogni bene confiscato possa ritornare, il prima possibile “bene comune” e tra i giovani e giovanissimi possa crescere il desiderio di legalità. Se non c’è questo – il desiderio – diventa solo indottrinamento. E il desiderio, come la democrazia s’impara ma non s’insegna.
Il secondo augurio a tutti i cittadini e le cittadine del nostro territorio – che è bello, che non può essere sfigurato dalle mafie, dagli affari sporchi. E per questo che l’augurio è quello di saper combattere e vincere – ogni giorno, tutti i giorni – il mafioso che c’è in noi. Questo è il primo e ineludibile passo verso una comunità onesta e laboriosa, non corrotta e che chiede sempre favori o inciucci. Se si riesce in questa battaglia allora si deve vigilare intorno a noi, chiedere alle Amministrazioni di farci conoscere se ci sono beni confiscati e che destinazione si è pensata; se ci sono persone o familiari di chi è vittima della mafia cercare con discrezione – in punta dei piedi – di star loro vicino, di ascoltarli nel loro dolore e nella loro ricerca di giustizia. Più del 70% delle vittime innocenti di mafia è ancora senza giustizia. Dico, la giustizia dei tribunali. Ma c’è anche una giustizia civile e morale, che conta, che non ha scorciatoie o prescrizioni.
Il terzo augurio è alle nostre Istituzioni, al nostro Stato – figlio legittimo della Costituzione, il codice anti-mafia oggi meglio scritto – e a quelle parti a noi, alla nostra vita quotidiana, più vicine che sono i Comuni. E il patto sociale con le Istituzioni – il sistema dei diritti e dei doveri, la garanzia della sicurezza e del controllo del territorio, il funzionamento dei servizi – è l’unica alternativa alla legge del più forte, del sistema di favori e tangenti, dell’arricchimento con la corruzione che deturpa per sempre e avvelena i nostri territori, i fiumi, l’acqua e l’aria. L’augurio è di essere sempre fedeli nel servizio alle persone che vivono e lavorano nei nostri paesi, di vigilare costantemente e con scrupolosità i sofisticati tentativi delle organizzazioni criminali di fare patti con loro, con le imprese. L’economia sporca non ha prospettive per la gente. Ma non basta fare diga alle mafie. La corruzione del singolo funzionario pubblico, anche in appalti di medie dimensioni, non è mafia ma il brodo di coltura ideale e produce danni a tutta la comunità. Ci vuole coraggio quotidiano e disciplina – che non dimentichiamolo è una virtù, ce lo ha detto Gandhi – ma l’alternativa è il Far West, o Gomorra. E allora dovremmo ripetere – come un comico milanese ebbe a dire qualche tempo fa – “Non è vero che lo Stato non esiste. Lo Stato esiste, eccome. E sta cercando di infiltrarsi nella Mafia.”
* Coordinatore Libera Lecco
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