Incidente Ss 106 a Taranto – comunicato di Libera
Un esercito di invisibili torna a far parlare di sé nella cronaca tragica degli incidenti stradali di questi giorni. E’, infatti, di tre morti e quindici feriti il bilancio provvisorio dell’incidente stradale avvenuto all’alba di venrdì nel tratto tarantino della statale 106 jonica, in località Pino di Lenne, a pochi chilometri da Taranto. Le vittime sono delle province di Taranto e di Brindisi. Tre i mezzi coinvolti nel sinistro, uno di questi proveniva dal brindisino con un carico umano di braccianti. Ci chiediamo per l’ennesima volta perché non venga spezzata questa catena che lega il bisogno di un diritto come quello al lavoro con i miserabili guadagni delle braccianti che devono mettere nel conto anche il rischio di potere anche morire come è avvenuto ancora oggi.
L’associazione LIBERA, nomi e numeri contro le mafie, ha affrontato sin dai suoi inizi la tragedia del bracciantato nelle sue Carovane antimafia che ogni anno percorrono la Nazione tutta nel segno della legalità e della giustizia sociale. L’Associazione è impegnata concretamente nell’uso dei beni confiscati ai mafiosi in agricoltura con la realizzazione di cooperative di giovani che particolarmente nel mezzogiorno d’Italia seminano legalità e fiducia nel necessario cambiamento. Strumenti legali e costituzionali alla base di Libera Terra che colpisce con essi l’illegalità diffusa del caporalato. In questo settore, l’agricoltura, a cui in un momento di crisi generale si guarda con interesse per la necessaria ripresa, ben quarantamila lavoratori in Puglia sono sfruttati e vivono senza diritti. Dieci ore di lavoro giornaliero per poco più di venti euro, l’80% dei lavoratori sono senza cure sanitarie, il 40% vive in edifici fatiscenti e senza elettricità. Gli “ultimi” della società sono però loro: immigrati ed extra comunitari. In molti casi mafia e camorra trovano più facili guadagni utilizzando propri caporali imponendo la legge del più forte anche in questo mercato di schiavi.
Un popolo indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza che compare d’incanto all’alba e scompare al tramonto, anche qui c’è omertà ed indifferenza tra la popolazione e di tanti di noi che dovrebbero vedere e non vedono. Questa povera gente è prigioniera di aguzzini senza scrupoli, moderni caporali facenti parte di una catena di montaggio mondiale di esseri umani che può persino sostituire anche moderne macchine con la fatica delle loro braccia perché costano meno. La crisi rende tutto più difficile perché da essa l’illegalità trova giovamento. Alcuni risultati sono stati conseguiti pur in assenza di una legge che preveda il reato penale del caporalato. Libera sostiene la proposta della Flai-Cgil per affrontare alla radice tale tragedia in cui è ancora difficile da provare il reato di riduzione in schiavitù, mentre non fu approvata la legge che avrebbe previsto per il caporale la pena da tre ad otto anni di reclusione e novemila euro di multa per ogni bracciante. Il percorso resta difficile il terreno resta quella di una battaglia di civiltà nel segno della legalità e della giustizia sociale.
* Per il coordinamento provinciale di Libera:
Anna Addabbo, Anna Maria Bonifazi, Giancarlo Girardi
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