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Messico, continua la mattanza contro l’informazione

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Ritorna l’orrore in Messico. Stamani i corpi senza vita di due giornaliste, Marcela Yarce e Rocio Gonzales Trapaga, sono stati ritrovati all’interno di un parco di Città del Messico. Yarce è stata fondatrice del settimanale “Contralinea”, famoso per i suoi articoli contro la corruzione. Trapaga, per anni giornalista dell’emittente Televisa, lavorava come freelance. Una situazione allarmante, quella messicana, che sembra essere diventata routine. Dal 2000 si contano più di ottanta giornalisti uccisi. Il Cepet (Centro de periodismo y ética pứblica) nel rapporto annuale del 2010 elenca i numeri della violenza contro l’informazione nel paese latinoamericano. Lo scorso anno 139 giornalisti, 21 mezzi di comunicazione in 25 diversi Stati del Messico hanno subito aggressioni di vario genere.

Nel solo 2010 sono stati assassinati nove giornalisti, tre sono scomparsi e altri due sono stati costretti ad abbandonare il paese. Ventisei casi di aggressione fanno riferimento alle organizzazioni criminali, mentre, stima sempre il Cepet, quattro aggressioni su dieci sono riferibili ad esponenti delle forze dell’ordine. Uomini dell’esercito, funzionari di polizia e anche scorte private. Un caso eloquente è quello di Anabel Hernandez, giornalista d’inchiesta e autrice del libro “I signori del narcos”. Hernandez ha subito minacce di morte direttamente dal Secretario de Seguridad Publica Genaro Garcia Luna. Minacce ancora valide, nonostante una campagna internazionale è stata promossa dall’associazione Libera per tutelare la vita della giornalista.

«La morte, la sparizione di giornalisti e gli attacchi dell’ultimo anno contro i media – scrive il Cepet – hanno generato un ambiente di ansia che, nei fatti, si è trasformato in un effetto moltiplicatore di silenzio». Inoltre, sottolinea il Cepet, rispetto allo scorso anno si registrano fatti inediti. «I delinquenti – si legge – sono passati dall’esigere informazioni con i quali molti media hanno imparato a convivere quotidianamente, a un nuovo scenario nel quale  i gruppi criminali si trasformano in sequestratori di giornalisti (..) per usarli come merce di scambio e richiedere alle loro aziende la diffusione di messaggi».

Minacce, aggressioni, sequestri e omicidi. Uno scenario da guerra in un paese che non riesce ad uscire dal vortice della violenza dei narcos. Narcos, ma anche importanti settori dell’establishment politico-economico messicano, sono invischiati nel grande gioco dei traffici di droga. Un business miliardario che si nutre del silenzio e della paura.

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