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Di mafia e d’azzardo

Di Norma Ferrara il . L'analisi

Da oggi per legge si può diventare malati d’azzardo. Così Libera commenta l’entrata in vigore del via libera da parte dello Stato al gioco d’azzardo online. Una scelta in palese contraddizione non solo con i dati ufficiali di numerose ricerche sul tema ma anche con le stesse denunce  istituzionali. Solo qualche settimana fa, infatti, la commissione antimafia ha denunciato in un documento dettagliato lo stretto rapporto fra gioco d’azzardo e affari mafiosi. I numeri parlano chiaro, fa sapere Libera nella sua denuncia, che afferma «In Italia il  gioco d’azzardo colpisce una fascia di popolazione che va dai 15 agli 80 anni, ma  preoccupa soprattutto perché incide  sulle fasce di età giovanile che sono più esposte al mezzo telematico ed hanno molto più facilità d’accesso che non siano i classici tavoli verdi. Il gioco d’ azzardo comporta risvolti patologici, perché crea dipendenza in una fascia non esigua di giocatori, presentando  aspetti sociali perché di fatto costituisce una vera e propria tassa sui poveri che si illudono di far quadrare i propri  bilanci tramite scorciatoie. E non da ultimo comporta anche aspetti criminali perché non solo ad ogni espansione del gioco legale si avverte anche un espansione del gioco illegale, ma soprattutto perché crea indebitamento e quindi ricorso a fonti di denaro illecito e alla pratica sempre più diffusa dell’usura». 

La commissione antimafia, infatti, ha raccolto da parte della Guardia di Finanza osservazioni precise sull’incremento del mercato dei giochi d’azzardo, anche on line, e la stretta connessione con le attività di riciclaggio ad opera della criminalità organizzata. In particolare, il documento, indica un incremento del 34 %, fra i cosiddetti “Skill games”, tra i quali il poker on line. «Emerge con tutta evidenza  – scrivono i curatori del rapporto 2010  – come l’illegalità possa causare pesanti ricadute sull’economia e sul gettito fiscale complessivo del Paese, anche in considerazione del grande livello tecnologico espresso dalle organizzazioni specializzate nelle frodi nel settore, nonché della connessione che, in determinati contesti, esiste fra gioco illegale, usura ed estorsione. Nonostante dal 2009, in particolare, siano stati messi in campo norme e comitati di contrasto antiriciclaggio, somme di denaro viaggio alla velocità di un click: sotto una finta partita di poker on line possono viaggiare rapidamente e senza troppi controlli da una parte all’altra del mondo, somme di denaro ricavate da attività illecite, in primis, il narcotraffico internazionale. E sono tante le zone d’ombra nelle quali riciclatori sotto il volto di giocatori d’azzardo possono ripulire capitali. Un controllo ferreo in questa direzione, dunque, lo chiede anche l’Europa che nella III Direttiva europea in materia di riciclaggio  recepito con il D. Lgs. 21 novembre 2007, n. 231.  

In ragione delle prospettive di guadagno molto alte e della forte domanda del mercato, il campo dei giochi on line d’azzardo rappresenta «un’attrattiva per la criminalità organizzata e per il riciclaggio di proventi illeciti, creando problemi più ampi sul piano della tutela della sicurezza generale dell’ordinamento e dell’inquinamento del sistema economico nel suo complesso». E poi ci sono i dati che legano questo gioco a forte rischio dipendenza al contrasto degli illeciti mafiosi, come il riciclaggio. Fra i tanti, quelli relativi all’aumento del 817% delle somme sequestrate dagli investigatori, pari a 2.057.109 euro cui fanno eco anche l’incremento del numero di luoghi in cui si svolgono scommesse clandestine o non autorizzate, giunte a più del 165 %. Numerose le operazioni che hanno colpito il settore. Nel settembre 2010 l’operazione “Card Games” contro imprese di gioco on-line in diversi comuni della province di Bari, Barletta-Andria-Trani, Taranto e Matera.  Ma poi anche a Cuneo, due persone indagate per riciclaggio al al Casinò di Saint Vincent e poi ancora inchieste su frodi informatiche anche a Bologna e Frascati, Perugia e Siena.   Sono varie le consorterie criminali che hanno interessi in questo campo. Ma ricostruire i legami, il filo che le lega fra loro e con il mercato legale del gioco, è sempre più complesso. Si muovono da alcuni anni con una certa disinvoltura le famiglie ‘ndranghetiste, soprattutto dell’area reggina. In particolare attraverso le operazioni, “GEREMIA” e “LES DIABLES” condotte dal Nucleo Gico di Reggio Calabria in stretta sinergia con lo Scico nei confronti di un imprenditore reggino già in carcere, noto come “il re dei videopoker” .

Presenti e incisivi sul mercato dei giochi on line anche i clan campani. L’operazione “Hermes” registra solo una delle molteplici attività in corso da parte della camorra in questo settore. Non solo in Campania, come dimostrano i provvedimenti di sequestro di numerose sale da gioco, create al centro – nord. I reati contestati, in questa inchiesta, vanno «dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla concorrenza con minaccia o violenza, dall’estorsione al reimpiego di denaro di provenienza illecita, dal gioco d’azzardo al trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori». Ma anche la criminalità di origine pugliese (destinataria di molte indagini fra il 2009 e il 2010) e la stessa Cosa nostra siciliana, le “famiglie” palermitane, non sono estranee al business.   L’audizione in Commissione antimafia del gruppo analisi e relazioni operative e di quello speciale antiriciclaggio della Guardia di Finanza offre già un panorama molto vasto che sa solo spiega l’inopportunità del via libera ai casino on line.

Ma l’associazione Libera sottolinea anche un altro dato non meno preoccupante: «Escluse le sostanze – afferma l’associazione nazionale –  la dipendenza dal gioco d’azzardo è infatti la prima dipendenza in assoluto. Il compito della società  è dare una risposta chiara, ferma e coraggiosa sul piano culturale, etico ed educativo, ma anche sul piano legislativo e politico. E la decisione del Governo – conclude Libera – sembra andare in direzione opposta».

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