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Reggio Calabria, sequestro della Dia per 30 milioni di euro

Di Anna Foti* il . Calabria

Circa 30 milioni di euro è l’importo del sequestro a carico di Fondacaro Marcello, 51enne nativo di Gioia Tauro (RC), ma da tempo domiciliato nel comune di Ardea (Roma), già coinvolto nelle indagini “Tempo” e “Porto”, condannato a sette anni di reclusione con sentenza –  ancora non definitiva – emessa dal Tribunale di Palmi nel 2001,  per  il reato di associazione mafiosa, in quanto avrebbe fatto parte, in epoca successiva al 1997, della cosca Piromalli – Molè di Gioia Tauro. Un’ingente operazione con cui la Dia ha intercettato patrimonio aziendale e quote sociali di cinque società con sede in Roma, Ardea (Roma) e Mazara del Vallo (TP) di cui tre operanti nel settore sanitario (gestione case di riposo e laboratori diagnostici) -“FLORIDA 78 srl” – “F.A.F. srl” e “Analisi Cliniche Chimiche FONDACARO dr. Marcello di GIACALONE Vito & C.snc” – e due nel settore immobiliare ed edilizio – “GRUPPO C.M. srl” e “CAPO VATICANO srl; poi ancora circa 25.000 mq di terreno edificabile, di cui circa 22.000 mq a Ricadi (VV) in zona di interesse turistico ed i restanti appezzamenti  ad Ardea (Roma), quattro appartamenti ed un box garage siti ad Ardea, Gioia Tauro e Mazara del Vallo, un’autovettura adibita ad uso personale, circa 600 mila euro in conti correnti italiani.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in conferenza stampa dal procuratore aggiunto della DDA Michele Prestipino, dal tenente colonnello Sebastiano Lentini, dal capitano Giorgio Gugliandolo, dal vice questore Lorenzo Papaleo e dal capocentro operativo della Dia reggina, colonnello Gianfranco Ardizzone.
Il sequestro è stato eseguito su disposizione della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha recepito e accolto le risultanze dei laboriosi accertamenti condotti dalla Dia reggina e dalla Procura di Reggio Calabria.

Il quadro che emerge è stato quello di un complesso sistema di gestione di istituti e laboratori di analisi, case di cura e riposo, imprese immobiliari teso ad eludere, anche con l’ausilio di prestanomi, questa l’iniziale ipotesi avanzata dagli inquirenti, le indagini indirizzate all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Successivamente la Procura di Palmi opta per l’ipotesi di violazioni di truffa aggravata sul presupposto che, le fittizie intestazioni di alcune società fossero funzionali non ad eludere le misure di prevenzione patrimoniali, ma ad ottenere precipuamente indebite erogazioni dal Servizio Sanitario Nazionale e dall’ASP di Reggio Calabria dal 1998 al 2008, in Gioia Tauro, Lamezia Terme, Palmi, Catanzaro e Reggio Calabria.

* www.reggiotv.it

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