Proposte contro l’evasione fiscale
La crisi e la necessità (imposta dai mercati e dalle istituzioni europee ad un altrimenti distratto Governo italiano) di rimettere in equilibrio i disastrati conti pubblici hanno posto all’attenzione di tutti una domanda cruciale: da quali tasche prelevare i soldi che mancano? Tra le diverse risposte forse quella che sta emergendo con maggior rilevanza è: dall’evasione fiscale. Sabato 20 agosto anche il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, alla trasmissione Radio Anch’io ha dichiarato che “le cifre dell’evasione fiscale sono impressionanti”.
Su “Il Sole 24 Ore” di domenica 21 agosto Alberto Brambilla, presidente del Nucleo di valutazione spesa previdenziale del ministero del Lavoro, scrive: “poiché la situazione economica è veramente difficile occorre con coraggio intraprendere strade nuove per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale e per dare più soldi alle famiglie”. In concreto propone “in via sperimentale per un periodo di due anni” una riduzione dell’Iva al 5% sulle prestazioni più a rischio evasione (si può fare il classico esempio dell’idraulico) e che “a fronte di fattura, le famiglie potranno dedurre dalla dichiarazione fino a 5 mila euro all’anno”. Per le famiglie più numerose “la deduzione potrebbe essere maggiore e riguardare anche i servizi alla famiglia”.
Brambilla, conti alla mano, dimostra come l’aumento della fatturazione (e quindi la riduzione dell’evasione) porti nelle casse dell’erario più soldi, nonostante la diminuzione dell’IVA e l’aumento delle deduzioni. In questo modo si tasserebbero di più quelli (alcuni settori di lavoratori autonomi) che finora non hanno pagato il dovuto e di meno quelli (soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati) che hanno pagato anche per chi non pagava. Non solo: l’aumento dei contributi da parte dei lavoratori autonomi, rimetterebbe in equilibrio anche i conti dell’INPS, poiché attualmente su “23,5 milioni di prestazioni previdenziali oltre 9 milioni sono integrate dallo Stato e buona parte di queste sono in favore dei lavoratori autonomi”, che hanno dichiarato redditi (e versato contribuiti) inferiori al reddito reale.
Brambilla sostiene che in alcuni settori (in particolare: riparazioni autoveicoli, manutenzione ordinaria delle abitazioni, mobili, ecc.) su 100 prestazioni “meno del 20% sia con regolare fattura”. Di conseguenza bisogna fare in modo che il contribuente abbia interesse a richiedere tale fattura, abbassando l’IVA e ampliando la possibilità di deduzione dal reddito (quindi pagando meno tasse) ed è opportuno un inasprimento delle sanzioni “per i soggetti che emettono fatture false o che deducano costi inesistenti”. Brambilla conclude il suo intervento richiamando il “dovere civico di pagare tutti, dipendenti e autonomi, tasse giuste per un paese più equo e solidale” e auspicando “un afflato collettivo che unisca l’azione di tutti nell’interesse dello Stato, visto questa volta come parte della propria vita, della propria polis e non come un esattore”.
Queste affermazioni, fatte da un Dirigente Pubblico, dovrebbero essere quasi scontate in un paese civile, poiché è proprio il pubblico impiegato che si deve preoccupare più di tutti dell’interesse collettivo. Purtroppo, invece, i proclami della lotta all’evasione spesso vengono rivolti – come scrive lo stesso Brambilla – “a quel popolo di senza Stato che non si preoccupa per il proprio paese ma solo per il portafoglio”. E anche il Governo non sembra fare tesoro delle parole dei suoi Dirigenti più attenti al bene comune, se è vero che vuole aumentare l’IVA e diminuire le detrazioni (cioè esattamente il contrario di quanto proposto da Brambilla). Abbiamo il forte timore, anzi la certezza, che così facendo l’evasione fiscale, anziché diminuire, aumenterà ancora.
È il caso di sottolineare che mercoledì 17 agosto l’Associazione Contribuenti Italiani (www.contribuenti.it) ha reso noto che “nel 2011 l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 13,1% con punte record nel nord dove ha raggiunto il 14,2%. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine del 51,1% pari a 180,3 miliardi di euro l’anno”. Tutte le cifre che il Governo e il Parlamento stanno cercando di recuperare con i diversi tagli alle spese e aumenti di imposte sono ridicole di fronte a quelle dell’evasione fiscale. Se tutto le spese fossero fatturate e documentate, tutti i redditi sarebbero reali. Soltanto con la totale trasparenza fiscale il sistema tributario sarà giusto e adeguato alla Costituzione. Ma è difficile immaginare che tutto ciò venga attuato da un Governo che ha inventato gli scudi fiscali con la garanzia dell’anonimato e dell’impunità per gli evasori.
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