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Dove prendere i soldi

Di Santo Della Volpe il . L'analisi

Vorremmo avere la certezza che il ministro Tremonti ed il governo intero conoscano alcune cifre, che peraltro gli sono state ricordate anche di recente, sia dalle associazioni che dalla Banca d’Italia e dallo stesso Parlamento attraverso la Commissione Antimafia. Per ultimo, per rammentarle ancora a chi stava scrivendo la stangata di ferragosto, “Avviso Pubblico” le ha spedite all’intero Consiglio dei Ministri ad inizio agosto, prima che decidessero di mettere le mani nelle tasche di chi già paga le tasse, ignorando queste cifre senza neanche leggerle. 

In Italia Secondo la Commissione parlamentare antimafia il giro d’affari annuo delle mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro e, come riportato in una recente relazione della stessa Commissione presieduta dal senatore Pisanu, la presenza delle mafie sottrae fino al 15% di PIL in regioni come la Basilicata e la Puglia. Nel documento si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell’economia legale, alimentando un’economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”. A questo, scriveva Avviso Pubblico il 5 agosto scorso, “si devono aggiungere i costi legati alla pratica del racket delle estorsioni, quelli dell’attività usuraia mafiosa, le truffe e la contraffazione”.

Secondo l’ultimo rapporto di SOS Impresa di Confesercenti, sono circa 500 mila i commercianti oggetto di attenzione della malavita, per un giro d’affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa.  Su questo tema, nel marzo scorso a Milano, è intervenuto anche Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, il quale ha affermato: “Le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nella economia locale … In una economia infiltrata dalle mafie la concorrenza viene distorta, le imprese pagano più caro il credito“.

La stessa Banca d’Italia, per voce della vice direttrice generale Tarantola, ha affermato che in Italia il riciclaggio del denaro sporco incide sul 10% del PIL.  In una situazione di emergenza come quella che l’Italia sta attraversando, è chiaro che incidere su questi flussi di denaro è determinante per riequilibrare i conti a favore dell’intera società; ma poiché non siamo ingenui, poiché sappiamo che ci vogliono tempi anche lunghi per ridurre questi affari illeciti, possiamo dire che eliminare e tassare subito quel 10% del PIL costituito dal riciclaggio di denaro sporco, potrebbe da solo costituire una manovra economica che non intaccherebbe le tasche dei cittadini onesti.  E’ possibile? Crediamo di sì. Se ad esempio la tracciabilità del denaro per una cifra superiore a 2500 Euro, introdotta da Vincenzo Visco e dal governo Prodi, ma subito cancellata da Tremonti, fosse stata invece mantenuta negli anni scorsi, oggi non avremmo un carico di economia illegale così alto. E se poi si fosse fatto veramente qualcosa per evitare le evasioni fiscali e l’accumulo di capitali illeciti, ad esempio se non si fosse smantellato l’apposito team ed ufficio all’Agenzia delle Entrate ed alla Guardia di Finanza che con il ministero del Tesoro davano la caccia ai soldi evasi ed ai capitali illecitamente accumulati, forse ora non saremmo in queste condizioni. Perché secondo i dati dello stesso Ministero dell’Economia, l’evasione fiscale è pari a 120 miliardi di euro all’anno, il doppio di quello che si registra in Francia, Germania e Regno Unito.  Ancora Avviso Pubblico ricordava al governo Berlusconi che “uno studio effettuato da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, rileva come l’Italia si conferma primatista europeo con il 51,1% del reddito imponibile non dichiarato. Nel 2009, l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 11,4% rispetto al 2008, sottraendo all’erario circa 143 miliardi di imposte”.

Secondo un recente studio presentato dal Presidente dell’Istat, l’economia sommersa, ovvero l’imponibile sconosciuto al fisco, ha un valore compreso tra un minimo di 255 miliardi di euro ed un massimo di 275 miliardi di euro, con un’incidenza sul PIL compresa tra il 16,3 ed il 17,5 per cento.  Oggi più che mai è quindi giunto il tempo di mettere mano a questo pacchetto di miliardi di Euro illegali ma ben noti: vogliamo cominciare da quelli rientrati dall’estero con lo scudo fiscale di Tremonti, per il quale i signori evasori hanno pagato a suo tempo solo il 5% di tassa? Per fortuna ci ha pensato il PD a ricordare che basterebbe tassarli ad un minimo del 20-30% come avvenuto in altri paese europei,per recuperare svariati miliardi di soldi certi, su tracciati conosciuti alle Agenzie delle Entrate. E per di più su soldi che nella quasi totalità erano soldi frutti di illegalità,come l’evasione fiscale in Italia, o sottratti alla collettività dalla criminalità.  Ma, purtroppo non c’è solo questo: se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l’illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro, vale a dire 5.500 euro pro capite, qualcosa come 15 euro al giorno al portafoglio di ciascuno di noi. E’ quello che Avviso Pubblico ha chiamato “un vero e proprio ticket dell’illegalità.” 

Cosa vuol fare il governo per eliminare questo fardello che pesa su tutti noi, ma soprattutto su chi abita i territori oppressi dalle illegalità? La risposta che arriva da questa manovra è disarmante,in alcuni punti sconcertante,in altri di totale insensibilità e mancanza di visione della legalità. Come si può altrimenti bollare l’abolizione, decisa per decreto della tracciabilità dei rifiuti, in particolare quelli speciali? E’ un vero regalo alle ecomafie. Ma che c’entra con il recupero di soldi? Nulla, è un regalo alla malavita fatto con la scusa di rendere più snella e veloce l’economia. E’ questo per Tremonti il senso della modifica costituzionale dell’articolo 41, secondo il quale (nella testa del governo) tutto è lecito tranne ciò che è vietato per legge? Temo di sì: perché questo governo crede che aumentare i percorsi poco conosciuti nei quali far passare traffici illeciti serva a rilanciare l’economia. Con i risultati che si vedono e che quelle cifre citate prima fanno emergere. Questo non è dilettantismo: è peggio, molto peggio… E poi ci vengono a dire che Gomorra offre un’immagine negativa dell’Italia all’Estero!

E che dire del taglio dei fondi FAS destinati alle zone a rischio idrogeologico, soprattutto al Sud? Alla prossima frana, davanti ai prossimi morti bisognerà ricordare a Tremonti e Berlusconi che quelle vittime sono causate dai mancati interventi di prevenzione nel territorio. Pochi lo faranno: e che almeno non vadano poi a piangere ai funerali ! SI potrebbe continuare con altri tagli, quelli alla sicurezza ad esempio: è vero che non se ne parla nella stangata d’agosto, ma visto che erano stati fatti in precedenza e che ora si chiedeva di tornare a dare almeno la benzina alle volanti della Polizia e di riaprire le caserme dei Carabinieri nelle zone a rischio, il fatto che non se ne parli più in nome di un risparmio, significa aver nuovamente tagliato la sicurezza dei cittadini. Con il rischio che le nostre città siano sempre meno sicure. Anche perché taglia il personale di Polizia, taglia i servizi sociali sul territorio e la somma , con relativi effetti, si può vedere dalle immagini che sono arrivate nei giorni scorsi dall’Inghilterra…  Ma in sostanza quel che sconcerta è che questo governo dimostra di non voler affrontare la crisi,usando gli interventi necessari a colpire illegalità e criminalità: quelle stesse che sottraggono ai cittadini i veri cap
itali, i veri servizi sociali, la vera ricchezza di questo paese. Perché questo è un governo ideologico che vede nemici nella parte migliore della società e che finisce sempre per proteggere chi affronta la legalità invece di accettarla come bene comune. Altrimenti avrebbe almeno tenuto conto di quanto ,pochi giorni fa gli ricordava, di nuovo, Avviso Pubblico. 

Testualmente: “Qui il problema non è solo di far tornare i conti. La vera questione è di carattere culturale e politico, prima di tutto. Noi italiani dobbiamo comprendere – e far comprendere – che la legalità non è un intralcio ma, al contrario, è un fattore indispensabile per lo sviluppo di un paese (in tutti i sensi). In un momento così difficile e delicato per l’Italia, la politica e le parti sociali devono dimostrarsi responsabilmente all’altezza della situazione ed essere coscienti che è necessario approvare provvedimenti che, da una parte, incentivino al rispetto delle regole e, dall’altra, rafforzino l’azione di controllo e di recupero delle risorse illegalmente sottratte alla collettività da parte degli organi giudiziari ed amministrativi già esistenti e a ciò preposti. Solo in questo modo, crediamo, si garantisce e si dimostra la convenienza del principio della legalità. Un principio indispensabile per tutelare e sviluppare il nostro sistema economico e chi vi opera, per garantire i diritti fondamentali delle persone, per dare qualità alla nostra vita quotidiana e alla nostra democrazia, per garantire il primato della meritocrazia e della capacità di innovazione sul clientelismo e la logica dei favori e dei privilegi.” 

Parole, per ora, cadute nel vuoto, senza risposta.

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