Gela,continua l’inchiesta sulle acque inquinate
L’inchiesta, avviata dalla procura di Gela insieme ai militari della guardia costiera e agli uomini del nucleo speciale d’intervento di Roma, che ha fatto luce su almeno 55 giorni consecutivi di sversamenti in mare di reflui non depurati, ha quale principale baricentro l’operato della società, a capitale italo spagnolo, Caltaqua spa. Dopo le prime segnalazioni giunte agli inquirenti e inoltrate da semplici cittadini e comitati di quartiere che denunciavano la presenza nelle acque del mare di Gela di reflui maleodoranti: i responsabili della società idrica, che si occupa di gestire l’impianto di depurazione di Macchitella, diramarono un comunicato pubblico. Il testo venne diffuso lo scorso 22 luglio.
I dirigenti di Caltaqua escludevano, categoricamente, “che la contaminazione del litorale del fiume Gattano possa dipendere da un malfunzionamento dell’impianto di depurazione di Macchitella, come del resto certificato dalle analisi di laboratorio periodicamente svolte dallo stesso gestore”. Una comunicazione breve che cercava di allontanare qualsiasi dubbio sulla condotta dell’azienda nella gestione di un depuratore essenziale per la città di Gela. Peccato, però, che l’indagine, ancora in corso, condotta dalla magistratura disveli particolari totalmente difformi dalle indicazioni fornite, solo un mese fa, dai vertici di Caltaqua. Stando all’accusa, infatti, per almeno 55 giorni dal depuratore posto sotto sequestro sarebbero fuoriusciti liquami mai trattati, direttamente scaricati in mare per il tramite delle acque del torrente Gattano. I tecnici a disposizione della procura hanno calcolato che, ogni notte, sarebbero stati sversati nelle acque del mare di Gela almeno 18 metri cubi all’ora di sostanze non depurate ammontanti ad oltre 180 mila litri ogni dieci ore. I dati, insomma, parlano chiaro: delineando la responsabilità del gruppo dirigente di una società, Caltaqua, controllata a maggioranza dalla multinazionale spagnola Aqualia. Nel comunicato sotto accusa, inoltre, si legge che “l’impianto di Macchitella risulta in grado di adempiere alle esigenze di depurazione del comprensorio collegato”. Stando alla comunicazione diffusa il 22 luglio, “la società ha disposto un progetto, che sarà presentato a breve, per il rifacimento ed il potenziamento dell’impianto.
Il nuovo impianto garantirà il trattamento dei reflui di circa 24.000 abitanti e sarà costruito con i più moderni standard tecnici e tecnologici”. Peraltro, come confermato dal primo cittadino di Gela Angelo Fasulo e dall’assessore all’ecologia Giuseppe Ventura, nel corso di una recente conferenza di servizi, l’amministratore delegato di Caltaqua Josè Gozo aveva, a sua volta, escluso che gli sversamenti potessero derivare da problemi all’impianto di depurazione. Nonostante ciò, i magistrati che hanno in mano l’indagine sono convinti che le procedure di scarico in mare dei reflui non depurati derivassero direttamente da un ordine impartito, agli operatori del depuratore, dai vertici della società. Attività di depurazione che, occorre ricordalo, viene direttamente finanziata dai cittadini: tra le voci delle bollette recapitate agli utenti gelesi, infatti, appare anche quella per la “depurazione”.
Il contributo, variabile, indipendentemente dal tipo di allaccio, è pari a 34 centesimi. Intanto, il sindaco Angelo Fasulo ha disposto l’avvio di qualsiasi tipo di azione giudiziaria contro la società di gestione del servizio idrico integrato, per conto dell’Ato Cl6, allo scopo di ottenere il risarcimento per i danni patiti dall’ecosistema marino della città.
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