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L’affare

Di Giorgio Ruta e Francesco Ruta il . Sicilia

Ci sono tutti i nomi, le società, le compravendite, le date, i brogliacci giudiziari a far pensare che dietro la costruzione del centro commerciale La Fortezza ci sia un grande affare. Soprattutto ci sono una montagna di soldi e una piccola banca modicana: la Banca di Credito Cooperativo della Contea. Tutto si svolge tra contrada Michelica, alle porte di Modica, in Via S. Cuore, cuore commerciale della città della contea e Piazzale degli Oleandri, sede della Banca della Contea.
A distanza di pochi chilometri si svolge una storia che si compone, come un complicato puzzle, in cui i tasselli sono date, indirizzi, e nomi. Tutto combacia perfettamente delineando un grande affare  in cui i protagonisti sono i condottieri della Modica bene. Questa storia inizia molti anni addietro. È il luglio 2004 e una società modicana, la Gag srl, con sede in Via Sacro Cuore 14 acquista in contrada Michelica, proprio dove sorgerà l’imponente centro commerciale, degli appezzamenti di terreno per 420 mila euro. Tra i venditori risulta Giuseppe Cappello. Un nome da tenere in mente. Nel gennaio 2006, la storia prosegue, Giovanni Vindigni per la Polis distribuzione Srl e per l’albergo del Polo srl, entrambi con sede in Via Sacro Cuore 14,  firma un contratto preliminare di compravendita per alcuni terreni, sempre situati nell’area interessata dal centro commerciale, per un valore di 1.850.000 mila euro. L’esito del contratto preliminare non è a nostra conoscenza.
Ma le compravendite proseguono e l’ultima viene effettuata nel febbraio del 2007. La Gag acquista terreni per un valore di 33 mila euro da alcuni soggetti, tra cui c’è un’altra volta Giuseppe Cappello. Ritornerà questo nome. Fin qui niente di strano. Comincia a far sorgere i primi dubbi un fatto accaduto nell’ottobre del 2007. A Palazzo S. Domenico, l’8 ottobre, è riunito il consiglio comunale, siamo ancora nella giunta Torchi. La pubblica assise delibera una variante al Prg che interessa la zona in cui Gag, Polis distribuzione e Albergo del Polo hanno acquistato i terreni. Ormai, dopo la decisione del consiglio, quei terreni non sono più agricoli ma edificabili. Un affare per chi sapientemente ha fiutato dove girava il vento.
Pochi mesi dopo, nel giugno del 2008, Gag, Polis e Albergo del Polo vendono i terreni acquistati per 3.150.000 mila euro. Un surplus milionario. Ma ora per ricomporre il puzzle bisogna svelare chi ci sta dietro le anonime sigle societarie. La vendita milionaria delle tre ditte aventi sede in Via Sacro Cuore 14 è stata fatta al Consorzio centro commerciale di Modica. Dove è la sede legale del consorzio? A Modica, presso Via Sacro Cuore 14. Chi fa parte del Consorzio? Il consorzio nasce nel 2004 ed è composto, dopo l’uscita di due aziende nel 2007, dalla Polis distribuzione amministrata da Xiumè Giuseppe e con un capitale suddiviso tra  Lucifora Antonip per il 67,5%, Vindigni Giovanni per il 22,50% e Verona Maurizio per il restante 10%.  Fanno parte del consorzio anche la Albergo del Polo, la Gag e la Mida consulting, tutte e tre amministrate da Antonino Lucifora.
Insomma, hanno venduto i loro terreni a loro stessi per un prezzo maggiore di quello con cui l’hanno acquistati. Perché? Antonino Lucifora, leader del consorzio, è il presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di credito cooperativo della Contea e Giuseppe Xiumè è  il vicepresidente. I nomi ritornano. Il Cda della banca di Via dell’Oleandri ha cognomi pesanti. Seduti a decidere c’è la Modica che conta: R.M., figlio del petroliere; Alessandro Spadola, Moak; Giorgio Alescio, Ag distribuzione; Riccardo Radenza, della catena di supermercati; Giorgio Cicero, dell’omonimo mangimificio. In Via dell’Oleandri c’è la Modica che ha saputo sfruttare al meglio il proprio lavoro. Curioso anche il presidente onorario: Michele D’Urso, consigliere comunale Pdl e giovane avvocato.
C’è la banca dietro l’affare del centro commerciale? In attesa di altri approfondimenti, gli intrecci per la costruzione del centro commerciale continuano e si spostano fino in Calabria. Il Consorzio centro commerciale di Modica vende le pratiche e i terreni per la costruzione del mega impianto alla Sercom del Gruppo Russo di Catanzaro. La stessa azienda che ha costruito le Masserie a Ragusa. La ditta calabrese, in passato ebbe un imprevisto sgradevole: la Sercom si occupò dei lavori di costruzione del centro commerciale La Vigna, a Castrofilippo nell’agrigentino. La società del Gruppo Russo acquistò per 4 milioni di euro le autorizzazioni e i terreni da una società di Canicattì riconducibile a persone “vicine” a Cosa Nostra. Ma c’è di più.
Ai lavori, realizzando ingenti guadagni, avrebbero partecipato alcune imprese di soggetti vicini al boss mafioso di Campobello di Licata, ritenuto il numero uno di Cosa Nostra nell’agrigentino e – prima del recente arresto – fra i 30 ricercati più pericolosi d’Italia, Giuseppe Falsone. Per tutto questo fu disposto il sequestro dell’impianto, poi revocato a fine 2008 per “l’estraneità della Sercom alle indagini dell’inchiesta Agorà e del legale rappresentante Rosario Russo, ascoltato solo come “persona informata sui fatti”.
Ma veniamo ad oggi: i nomi continuano a ripetersi. La Sercom affida i lavori ad una ditta individuale: la Cappello Giuseppe. Proprio quel Cappello che vendette i terreni alla Gag di Lucifora. Una strana coincidenza. A dirigere i lavori è invece una coppia già testata nella costruzione delle Masserie: Marco Giampà di Catanzaro e Carmelo Piccitto di Ragusa. Quest’ultimo finì in carcere assieme all’ex presidente della provincia Giovanni Mauro, oggi in Forza del Sud. Gli inquirenti misero agli arresti Mauro, Piccito e altri per un giro di tangenti denunciato da un ex collaboratore del rampante politico ragusano.
Molti tasselli di questo immenso puzzle sono stati messi al loro posto ma ancora molti rimangono da piazzare: Modica ha bisogno di un altro centro commerciale? Cosa significano quelle strane operazioni di compravendita? Che ruolo ha la Banca della Contea? Piccitto è un semplice ingegnere? E ancora: ci possiamo fidare della Sercom?

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Arnaldo Capezzuto

Sono solo un cronista. Pongo domande per capire. Se non mi rispondono, ripeto la stessa domanda. Racconto le cose che vedo. Rifletto sui fatti e li collego. La mia è la generazione del 1970. Vivo e lavoro a Napoli. Non mi sento a fortapàsc ma a volte ne vivo la sensazione. Sostengo il progetto di rete di Libera Informazione perché credo nelle parole di Paolo Borsellino :"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene"

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