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Una fiaccolata nel nome di Nino e Ida

A cura di Libera Valle Camonica il . Lombardia, Sicilia

Il 5 agosto del 1989 Antonino, sua moglie Ida di soli venti anni e la creatura minuscola che avrebbe dovuto dare alla luce alcuni mesi dopo, vengono trucidati davanti ai loro parenti, in una giornata che avrebbe dovuto essere di festa e che, invece, segna atrocemente, assurdamente, la fine di due vite scomode. Chi erano gli esecutori e chi i mandanti dell’agguato? E soprattutto per quale timore, per quale motivo, qualcuno aveva bisogno di eliminare l’agente Agostino e la sua sposa? Quale scoperta, quale segreto, custodivano questi due giovani? Queste domande non hanno ancora trovato risposta e continuano a tuonare, ad ammonire nelle parole tese, feroci, addolorate dei genitori di Nino, che da ventidue anni chiedono giustizia, chiedono indagini e condanne.
Quelle stesse parole risuonano la sera del 5 agosto, nella bella conca naturale del Lago Moro: il cielo ha avuto pietà, la pioggia ha smesso di cadere e il corteo, spente le fiaccole, si raccoglie in un piccolo capannello ad ascoltare le lettere dei familiari di Ida e Nino e dei tanti giovani che sono stati strappati ingiustamente alla vita e all’impegno contro la mafia, nel nostro Bel Paese. La commozione e il raccoglimento si dissolvono piano piano soltanto quando sui tavoli montati per l’occasione nel prato bagnato, compaiono un po’ di manicaretti, accompagnati dall’immancabile e apprezzatissimo vino “Centopassi”, prodotto sui terreni confiscati alla mafia in Sicilia; si parla, si chiacchiera, si sorride di nuovo, mentre si assaporano vini e  dolci che raccontano la storia di una terra tanto vicina e tanto dimenticata… Molti dei partecipanti hanno i volti tesi e un sorriso triste nell’ascoltare  le lettere e il filmato che raccontano la vita e la triste fine di Nino ed Ida, perché loro stessi hanno avuto l’occasione di sentire questa storia raccontata di persona dai genitori del giovane agente, durante i viaggi che abitualmente vengono organizzati grazie al locale presidio di Libera: uno scambio autentico di culture, di esperienze, di modi diversi di vivere e subire l’ingiustizia e di combatterla; un grande insegnamento, da parte dei tanti giovani e  meno giovani, che in una terra meravigliosa, ricca e martoriata hanno scelto di restare e cambiare le cose provando, semplicemente, a vivere nella legalità e nella giustizia.
A loro è  rivolto il pensiero che rimane dopo l’anniversario del 5 agosto, a loro va il nostro pensiero ogni volta che, di fronte ad un dubbio, di fronte a più possibilità, scegliamo consapevolmente di agire secondo giustizia.

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