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Operazione antiusura: tassi sino al 120%

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Tassi che potevano raggiungere anche il 120%, quelli applicati dai fratelli Caroppo. Si partiva dal 10% su scala mensile, ma considerato che il rapporto di dipendenza economica non si esauriva nell’arco di trenta giorni, le percentuali erano destinate, inevitabilmente, a salire vorticosamente. Le vittime dell’usura, sinora accertate, sono sei. Ma gli inquirenti nutrono la convinzione che siano molte di più. I tre germani amavano definirsi “venditori di soldi”. Il loro primo “cliente” è stato un imprenditore attivo nel settore delle costruzioni di strade, in difficoltà economiche.

Non riuscendo a pagare i fornitori di materie prime e gli stipendi degli operai, con le banche che non gli facevano più credito, l’uomo aveva deciso di rivolgersi ai fratelli Caroppo. Le parti avevano pattuito un prestito di 40mila euro, mentre la somma da restituire alla scadenza di un mese doveva essere di 44mila euro, comprendente quindi un tasso d’interesse del 10%. Ma, alla scadenza, come spesso succede, l’imprenditore non era nelle condizioni di mantenere fede all’impegno preso, e dopo aver incassato la percentuale, gli usurai hanno avanzato ulteriori richieste che la vittima ha potuto soddisfare solo parzialmente prima di prendere la decisione di denunciare tutto ai carabinieri.

Gli usurai avrebbero detto all’imprenditore e a sua figlia che «se non avessero aderito alle loro richieste, avrebbero potuto avere dei problemi». Ma la molla che avrebbe spinto l’usurato a denunciare tutto, sarebbe stata la richiesta di cedere i propri automezzi, considerato che non poteva restituire il denaro preso in prestito. Nella morsa dei Caroppo sono finiti anche il titolare di un supermercato, altri due imprenditori edili delle strade e due titolari di saloni per la vendita di auto nuove ed usate. Per loro i tre fratelli avrebbero riservato lo stesso trattamento: prestiti a tassi capestro, e nel caso di inadempienza alla scadenza, minacce e richieste estorsive al fine di impossessarsi dei mezzi e persino delle attività commerciali. Uno degli usurati, in particolare, aveva subito delle minacce «perché sta parlando troppo», in quanto era stato visto uscire dai palazzi della Questura e della Prefettura. Le indagini effettuate dagli uomini dell’Arma hanno provato che in un paio di circostanze i Caroppo avrebbero persino visionato e annotato i mezzi di cui si volevano impossessare, nel caso in cui non avessero più percepito le somme prestate.

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